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Le cooperative italiane aperte a partenariati pubblico-privati

Per il Presidente dell'Alleanza delle Cooperative Italiane, Rosario Altieri, il potenziale della nuova cooperazione allo sviluppo va ben oltre l'aiuto pubblico allo sviluppo e va messo a sistema. Una delle strade maestre è la promozione di partenariati pubblico-privati innovativi.

di Rosario Alfieri

La cooperazione internazionale allo sviluppo è una realtà complessa: in essa coesistono risorse di varia provenienza ed è apprezzabile la volontà del Governo italiano di coinvolgervi tutti i soggetti che, a vario titolo, concorrono a proiettare l’intero “sistema Paese” all’estero garantendo un contributo allo sviluppo dei Paesi partner. Ciò è ancor più importante se si pensa alle sfide globali di fronte alle quali ci troviamo: migrazioni e cambiamento climatico, ma anche il crescere delle disuguaglianze, gli innumerevoli focolai di guerra, il rischio terroristico, la lotta alla fame e alla povertà estrema, le pandemie, l’affermazione dei diritti delle donne e la governance democratica. Sono tutte sfide, queste, che richiedono interventi sistemici che devono coinvolgere tutti i soggetti delle cooperazione italiana. Siamo, quindi, chiamati a un impegno condiviso, che si trasformi in un “patto” da costruire nello spazio più naturale, il CNCS.

La Direttrice dell’Agenzia, nella propria intervista a Vita.it, ha espresso due tipi di preoccupazioni legate all’operatività: le condividiamo, ma ci sembra che, anche grazie al contributo che stanno portando le strutture politiche esistenti all’interno del Ministero e con i decreti attuativi in preparazione, possa essere rispettato il timing previsto.

Ci sentiamo chiamati a garantire un maggiore impegno nella definizione di innovativi partenariati pubblico-privato anche attraverso il coinvolgimento diretto delle imprese aderenti all’Alleanza delle Cooperative Italiane nei futuri progetti

Esprimiamo un’altra preoccupazione, relativa al tempo che l’Agenzia impiegherà per ottenere l’accreditamento UE per la gestione di risorse in cooperazione delegata. Si tratta di un passaggio strategico, anche se in questo momento storico potremo continuare a contare sul riconoscimento della DGCS. A questo proposito, l’attribuzione in delegata del progetto SINCE sul Trust Fund Africa è un segnale importante, ma auspichiamo il ricorso a tale modalità per molti altri progetti sia perché ciò consentirebbe di creare le condizioni per cominciare a declinare la nuova, moderna cooperazione italiana, attivando blending di risorse e soggetti diversi, sia perché le disponibilità attuali dell’APS sono insufficienti: siamo, infatti, ancora molto distanti dagli Obiettivi dello 0,25% entro il 2017 indicati dal Premier Renzi.

Ci sentiamo chiamati a garantire un maggiore impegno nella definizione di innovativi partenariati pubblico-privato anche attraverso il coinvolgimento diretto delle imprese aderenti all’Alleanza delle Cooperative Italiane nei futuri progetti e con riferimento a ciascuno dei tre “pilastri” della cooperazione allo sviluppo (DGCS, Agenzia, Cassa Depositi e Prestiti), a cominciare dal contributo che saprà assicurare il gruppo di lavoro tematico del CNCS dedicato al settore privato.

Ha ragione la Direttrice Frigenti quando dice che esiste un’enorme quantità di risorse che si muovono. Se si pensa, per esempio, che le cooperative hanno realizzato, nel periodo 2008-2012, oltre 100 progetti investendo oltre 60 milioni di euro e che altrettanto si potrà mettere in rete attraverso le molteplici iniziative di associazioni, Enti locali, sindacati, imprese profit e società civile, si può ben comprendere quanto sia rilevante il potenziale della nuova cooperazione allo sviluppo: esso va ben oltre l’APS e va messo a sistema. L’Agenzia, la DGCS e CdP devono cominciare a valorizzare questo enorme potenziale, favorendo la costituzione di nuovi partenariati.

Siamo pronti ad assicurare il nostro pieno e fattivo contributo nei confronti di queste tre strutture in coerenza con le indicazioni fornite dal Consiglio Affari Esteri dell’Unione Europea nelle Conclusioni sul ruolo del settore privato assunte il 12 dicembre 2014, secondo le quali ogni Stato membro deve trovare il proprio approccio differenziato per coinvolgere, appunto, il settore privato. La particolare caratteristica del sistema imprenditoriale italiano, costituito da numerose piccole e medie imprese, e soprattutto l’altrettanto peculiare capacità delle società cooperative di riferirsi al territorio e di relazionarsi proficuamente con esso, dove interagiscono con Ong, Enti locali, Fondazioni, Centri di Ricerca, etc., rappresentano senza dubbio specificità importanti per raggiungere risultati certamente positivi.

Credito foto: Operaia in una piantagione di fiori coltivati in serra a Naivasha, Kenya. Getty Images/Simon Maina.

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