Economia
Le coop nel mirino
Il governo torna all'attacco e pensa una misura per ridurne gli sgravi fiscali
Nel mirino del governo potrebbero esserci dunque gli sgravi fiscali delle coop. E’ quanto sostiene per lo meno il Corriere della Sera. Così, mentre si cerca la quadra a una manovra salva-paese e nel bel mezzo della polemica se riformare il sistema pensionistico o no, dal cilindro di qualche funzionario (sic) sembra sia venuta fuori l’ennesima velina. Come a dire: noi lo diciamo a qualcuno, che lo pubblica e poi vediamo cosa succede.
Che tra il governo Berlusconi e il mondo della cooperazione non corra buon sangue si sa, anzi, a dire il vero se proprio di sangue dobbiamo parlare, si potrebbe dire che ne è stato versato (o sputato, dipende dai punti vista) da entrambe le parti. Tremonti ne sa qualcosa. Nel 2001 era arrivato perfino a far infuriare Giorgio Vittadini della Compagnia delle Opere per quel tentativo mal riuscito di fare «politica di piccolo cabottaggio» ai danni del mondo cooperativo. Ciononostante dal 2002 l’esenzione sugli utili delle coop accantonati a riserva indivisibile, divennero per mano sua soggetti a imposti dirette. L’esenzione rimase solo per quelle sociali. Poi, ancora nel 2004, con la riforma del diritto societario, le coop «a mutualità prevalente» si videro limitata al 70% del reddito l’esenzione Ires, per quelle «a mutualità non prevalente» l’esenzione scese verticalmente al 30%.
Ora “allo studio” ci sarebbe una nuova misura per ridurre il vantaggio fiscale che hanno le organizzazioni mutualistiche rispetto alle aziende for profit. Che dietro a questa ennesimo inasprimento nei rapporti fra governo e mondo cooperativo ci sia o non ci sia la Caprotti & Co, al secolo Esselunga, e finanziatrice a suo tempo di Forza Italia, poco importa. La situazione non cambia, né si tratta di una caso isolato imputabile a questa o a quella azione di lobby parlamentare. E’ certo, però, che potrebbe colpire le 43mila imprese iscritte alla Alleanza delle cooperative, il milione e centomila occupati e i 12 milioni di soci. Una delle poche realtà in Italia ad aver segnato un +5,5% nell’occupazione negli ultimi due anni.
Il problema in realtà è più ampio e più serio. Si tratta di modelli di sviluppo concorrenziali, quello mutualistico e quello aziendalistico, in eterna ricerca di un equilibrio. Una battaglia che passa attraverso storie personali, quelle dei protagonisti, che attraversa quella italiana, passando per vecchie ruggini, ideologie, e nuove sfide. Sullo sfondo, però, di una crisi a cui nessuno ha ancora purtroppo offerto una soluzione complessiva. Oltre la quale ben pochi sono stati capaci di gettare lo sguardo. Una crisi che si allunga negli anni, a cui si risponde con una continua erosione dello stato sociale, senza parallelamente un rafforzamento di quel welfare mix come ci si attendeva. Insomma, un pezzo alla volta, senza sapere come, dove e quando. Si naviga a vista, qualche intuizione, qua e là il rimbrotto di agenzie internazionali e di Bruxelles.
Che questa volta, sia toccato agli sgravi fiscali per le coop non è un caso, ma nemmeno – non illudiamoci – parte di un piano più grande su cui si può essere d’accordo o no. Tanto meno di un’idea di società che si prospetta, su cui eventualmente discutere. No, nulla di tutto questo. E’ approssimazione, forse dettata dal panico (speriamo di no) o dalla fine di un’epoca.
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