Cultura

Le colpe di Stankovic

Va punito il capitano serbo che sotto la curva ha replicato gesti di chiara matrice nazionalista?

di Marco Dotti

E ora, dopo la vergognosa serata di Genova, è incominciata la caccia al responsabile. Sul banco degli imputati naturalmente per primo è finito l’ultrà incappucciato (al secolo Ivan Bogdanovic) vecchia conoscenza della curva della Stella Rossa di Belgrado, poi le forze di polizia serbe che avrebbero consentito la trasferta a migliaia di hoolingans, quindi i colleghi italiani risposabili del controllo ai tornelli del Ferraris dove è entrato un po’ di tutto: dai fumogeni alle tenaglie, dalle bombe carte alle spranghe (con buona pace della tessera dei tifosi).

Insomma gli unici ad aver schivato la gogna mediatica sono stati i giocatori. Eppure c’è qualcosa che non torna, se uscendo da Marassi (ieri come non mai popolato da giovani delle scuole di Genova e da molti bambini e famiglie) in troppi si sono chiesti il significato della goffa corsa dell’undici slavo, capitanato dall’interista Dejan Stankovic, verso la loro curva indemoniata (in allegato il filmato).

E soprattutto il senso di quel gesto, il numero 3 mimato con la mano. A spiegarlo a VITA.IT è lo scrittore Gian Ruggero Manzoni, profondo conoscitore dei Balcani (autore di “Tango Croato”, uno dei migliori libri sul post guerra nella ex Jugoslavia). «Le tre dita, pollice, indice, anulare, e le restanti due chiuse? Quello è il gesto che sta per le tre C (nella trascrizione latina S) dell’alfabeto cirillico, ovvero Sloga Srbina Spasava, l’unità salva la Serbia». Continua Manzoni: «In parole povere “io sono con te in tale unità”, quindi i calciatori serbi non sono  andati verso i loro tifosi per ‘calmarli’ ma per dire che erano con loro… che le tre C vinceranno… era come il gesto della V di Churchill durante la Seconda Guerra Mondiale». Altro che tentativo di calmare i tifosi, come dichiarato a caldo dallo stesso Stankovic.

Secondo voi per una volta non conviene punire anche gli dei del rettangolo verde?

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