Volontariato

Le città d’arte a prova d’invasione

Accessi limitati, ticket d’ingresso, visite su prenotazioni. Soluzioni estreme che qualcuno vuole per difendere monumenti, piazze e centri storici. Ma esperti e ambietalisti non ci stanno e....

di Federico Cella

Federico Zeri, noto critico d?arte e polemista, ha recentemente lanciato quella che voleva essere una provocazione – riseppelliamo Pompei, così evitiamo che i turisti ne facciano uno scempio -, ma che alla fine dei conti non si discosta poi molto dai discorsi di turismo elitario che immancabilmente, ogni estate, giungono dalle città italiane mete tradizionali di milioni di turisti. Venezia a numero chiuso? Uffizi solo su ricca prenotazione? Urbino con i metal detector? Un coro di no si alza dagli addetti ai lavori, per questi che, oltre che ingiusti, vengono definiti provvedimenti tampone. La realtà è che in Italia manca una reale cultura turistica, in grado di valorizzare – e tutelare – un patrimonio artistico unico al mondo. Tremila e cinquecento musei, oltre duemila siti archeologici, in più piazze, chiese e scorci che raccontano centinaia di anni di storia. Questo è ciò che viene definito ?il petrolio italiano?, una fonte inesauribile di introiti certamente sfruttata solo in superficie. «I viaggiatori nel mondo stanno crescendo in modo prestigioso, e questo deve portarci a fare una riflessione sullo stato del turismo nel nostro Paese», spiega Giancarlo Lunati, presidente del Touring club italiano. «In Italia ancora troppa gente viene solo per fare una vacanza balneare; oppure, se va in un museo, si tratta sempre dei soliti due o tre». Poca accessibilità all?immenso patrimonio offerto, data la congestione di visitatori, e, dunque, limitazione dell?indotto possibile. «Bisogna stimolare le istituzioni centrali e quelle locali a occuparsi di più dei musei, anche di quelli cosiddetti minori – incalza Lunati -. Investirci più soldi, al fine di renderli più fruibili e più regolamentati; così si riuscirebbe anche a tranquillizzare i terrorizzati dall?invasione di massa, che da anni dicono che sarebbe meglio chiuderli». Contro l?ipotesi di chiusura, dunque, quella di un?apertura intelligente, come ribadisce Armando Peres, direttore generale del Tci: «Il luogo artistico deve essere un momento di vita, non una specie di campo di concentramento per turisti e opere d?arte. Dobbiamo fare in modo che ogni città o museo d?Italia diventi un luogo di gioia e di fruizione culturale». L?atteso, ma temuto, Giubileo è alle porte. Un duplice problema – l?incentivo al turista e la tutela delle opere d?arte – che è al centro della campagna promossa da Legambiente ?Salvalarte?. Una campagna tesa proprio a gettare le basi per un nuovo concetto di turismo in Italia, in vista del grande appuntamento del Duemila. «Dobbiamo puntare al massimo accesso possibile, diffuso per tutto il patrimonio artistico», spiega Beatrice Fabbretti, responsabile della campagna. «Musei sempre aperti vuol dire per il turista la possibilità di visitarli a qualsiasi ora, e in qualsiasi periodo dell?anno. E questa apertura avrebbe anche la conseguenza di un continuo monitoraggio sulle opere d?arte. La manutenzione costante, oltre a essere meno costosa, è anche più efficace di un ritardato restauro». Una strategia di conservazione, che vuole essere anche uno strumento di razionalizzazione del fenomeno turistico. «Valorizzando il cosiddetto patrimonio minore – prosegue la Fabbretti – si avrebbe così la possibilità di dirottare i grandi flussi, fornendo loro delle vie d?arte alternative. È questo il nostro progetto per il Duemila: i turisti che arriveranno in massa a Roma, verranno immediatamente informati della bellezza della città-fortezza di Palmanova, in Friuli, oppure della Sicilia delle ceramiche. L?invasione, e i soldi conseguenti, verrebbero così distributi su tutto il Paese». Niente numero chiuso, dunque, o musei corazzati. Solo un po? di strategia, per sfruttare al meglio, e poter essere così davvero orgogliosi, di quello che ci invidia tutto il mondo. La conferma arriva dalla città turistica per eccellenza, Venezia, che di proposte per evitare l?affondamento da turisti ne ha sentite davvero tante negli anni. «Sono in discussione diverse ipotesi, soprattutto in vista del Giubileo, dalla Carta del Pellegrino ai flussi programmati», spiega Donato Concato, direttore dell?Azienda di promozione turistica della città lagunare. «Personalmente credo poco alla regolamentazione del turista, perché le soluzioni radicali, oltreché discutibili, sono di difficile realizzazione. Dobbiamo mettere mano a una seria politica di gestione dei visitatori, decentrando i flussi e facendo capire al turista, anche con una nuova sengaletica, che Venezia non è solo San Marco o Rialto. E poi incentivando una nuova forma di turismo, che si basi su un sistema di prenotazioni e che si estenda a tutte le stagioni dell?anno». E da Venezia, città-simbolo, così in tutta Italia. Così l’assedio Presenze turistiche (?96)       289.914 Di cui stranieri    117.199 Nelle città d?arte (?95)        53.788 Di cui stranieri    29.878 Nei primi 20 musei (?97)        12.527 Pompei 1.964, Uffizi    1.332 * cifre in migliaia


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