Politica
Le cinque battaglie sociali che al M5S non interessano, né interesseranno mai più
Mentre si consuma una guerra interna senza esclusione di colpi, il M5S si lascia definitivamente alle spalle ogni velleità di rappresentanza su grandi questioni che interessano la società civile e il non profit: dalla lotta all'azzardo alla riforma del Terzo settore
di Marco Dotti
Sono cinque, come le stelle che avevano messo nel loro firmamento ideale e, ora, a malapena stanno nel simbolo, nel nome e nello statuto che sta accendendo gli animi di Beppe Grillo e Giuseppe Conte. Quelle stelle agitano le chat di deputati e senatori che ancora sono rimasti fedeli. A che cosa fedeli non si sa, visto l'alto tasso di defezione, dubbio, sfiducia: oramai 1 parlamentare su 3 tra quelli eletti nel 2018 ha lasciato il MoVimento.
Cinque Stelle, come cinque sono le battaglie sociali su cui il M5S ha mollato su tutta la linea. Singolare che un gruppo che nacque assumendo come suo riferimento il Manifesto contro i partiti di Simone Weil si ritrovi, oggi, a incarnare il peggio di quanto proprio la Weil denunciava: la cecità dinanzi al sociale. Lo scambiare le parti per il tutto (pars pro toto: il destino di ogni partito).
- A volte si tratta di battaglie sociali interrotte, usate a mero scopo di riposizionamento sui media o che il movimento si è intestato senza merito alcuno: l'azzardo.
- Altre volte di battaglie mancate: la lotta alla povertà e alle disuguaglianze che... i 5S volevano addirittura abolire!
- Altre ancora di veri e propri salti di paradigma ostacolati: pensiamo alle frenate, alle titubanze, agli improvvisi cambi di rotta sull impresa sociale. Singolare: l'avvocato del popolo, professor Conte arrivò al Governo dopo aver pubblicato un lungo trattato proprio sull'impresa sociale…
- Altre volte i tentennamenti e i buchi sull'attuazione sono stati tappati – per fortuna – per tempo: leggasi Riforma del Terzo settore.
- Altre ancora si è trattato di sviste talmente macroscopiche da non poter essere involontarie e da far temere che siano spie di una precisa miopia sul sociale: i mancati ristori al non profit durante il lockdown.
Senza contare la vicenda della tassazione sul tabacco riscaldato, la cui destinazione a fini sociali (assistenza domiciliare) è stata prima promessa, poi disattesa, infine "scippata" proprio da una manina che i bene informati riconducono a pentastellati ministeriali (qui abbiamo riscostruito la vicenda).
Dettagli, cose minime, inezie? Non proprio.
«Abbiamo perso l'anima», ci racconta un senatore. «No, l'abbiamo svenduta a saldo», commenta un altro senatore. Entrambi ci chiedono di restare anonimi, «che non si sa mai». E il "Patto per la Terza economia", titolo del webinar organizzato proprio in Senato, qualche giorno fa, dalla viceministra pentastellata Laura Castelli? «Un buco nell'acqua, totale, solo rumore di fondo».
Infine, a cancellare anche quel rumore di fondo, arriva la voce di Grillo, come sempre tonante e come sempre capace di coprire tutto. Non proprio tutto, stavolta. Come titolava il libro che otto anni fa il Garante scrisse con Casaleggio senior e Dario Fo? «Il grillo canta sempre al tramonto». Proprio così.
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