Famiglia

Le cifre dell’aiuto allo sviluppo. I ricchi danno un dollaro e ne portano via sei

Il bilancio della conferenza di Monterrey. Kofi annan puntava a ottenere un raddoppio del fondo di 50 miliardi dollari per combattere la povertà, ma ne ha ottenuti solo 12.

di Carlotta Jesi

Calcolatrice alla mano, il summit di Monterrey è stato un flop. Kofi Annan lo aveva organizzato per portare i 50 miliardi di dollari che ogni anno i Paesi ricchi donano a quelli in via di sviluppo almeno a 100, la cifra secondo lui necessaria a dimezzare il numero dei poveri entro il 2015. Invece ne ha raccolti meno della metà: 7 miliardi in più dall?Unione europea e 5, ma solo a partire dal 2004, dagli Stati Uniti. Negativo, a fine summit, rimane anche il bilancio delle nazioni industrializzate che destinano al Sud del mondo lo 0,7% del Pil: solo 5 Paesi (Norvegia, Paesi Bassi, Danimarca, Svezia e Lussemburgo) oggi rispettano la percentuale minima d?aiuto allo sviluppo fissata trent?anni fa dalle Nazioni Unite. Il massimo che Annan ha ottenuto dai 15 Stati membri dell?Unione europea è la promessa di stanziare lo 0,39% delle loro ricchezza entro il 2006. Oltre i numeri, le idee Cifre sconsolanti, non c?è dubbio. Ma siamo sicuri che bastino per archiviare il forum di Monterrey, come già quello sul razzismo di Durban, fra i fallimenti dell?Onu e, di conseguenza, della lotta al divario fra Nord e Sud del mondo? «No». Per Sergio Marelli, presidente dell?Associazione delle organizzazioni non governative italiane, «Monterrey non è tutto da buttare». Fra tante proposte a effetto ma poco pratiche (non ultima quella del presidente venezuelano Chavez che ha annunciato di voler sostituire il Fondo monetario internazionale con un Fondo umanitario di cui però non ha specificato budget, gestori e finalità) secondo lui in Messico sono venute fuori idee interessanti per combattere veramente la povertà. «Prima fra tutte quella del premier belga Verhofstadt: propone che i 23 Paesi più ricchi del mondo rinuncino al debito estero dei Paesi poveri fino allo 0,1% del Pil e lo versino in un fondo speciale da destinare alla lotta alla povertà, che non si batte senza battere il debito». Concetto, questo, che non sembra essere ancora chiaro alla Casa Bianca. Non solo, come ha scritto Fabrizio Onida sul Corriere della Sera, «i 5 miliardi di dollari aggiuntivi di aiuti all?estero promessi da Bush entro il 2006 sono poca cosa a confronto dei 48 miliardi di dollari per le spese militari statunitensi del solo 2003», ma diventano ancora meno al netto del debito dei Paesi poveri che, per ogni dollaro di aiuto ricevuto dall?Occidente, gliene ridanno sei in pagamento del debito. Una situazione che l?economista Jaime Atienza, della Caritas spagnola, ha quantificato così: nel 2000 le nazioni in via di sviluppo hanno speso 370 miliardi di dollari per ripagare il debito, ricevendo in aiuto allo sviluppo un settimo di questa cifra. Onu più sociale Dalla cancellazione del debito alla politica delle Nazioni Unite sullo sviluppo economico e sociale. Su questo fronte, a fare un passo decisivo è stata la Francia: in Messico ha annunciato che, alla prossima Assemblea generale dell?Onu, presenterà una risoluzione per la creazione di un Consiglio di sicurezza economica e sociale in senso alle Nazioni Unite. «Un organo», commenta Marelli, «che, al contrario dell?attuale Ecosoc, dotato solo di potere consultivo, abbia lo stesso potere del Consiglio di sicurezza e che garantisca un indirizzo delle scelte economiche alla luce dei deliberati politici e non a esclusivo vantaggio dei Paesi ricchi. La società civile si batte da tempo per la sua creazione e l?iniziativa francese fa ben sperare». Più scettica, su questo punto, è Sabina Siniscalchi dell?ong Mani Tese: «La conferenza di Monterrey è stata un fallimento su tutta la linea: la proposta francese di costituire un Consiglio di sicurezza economica e sociale è buona, come altre sentite in Messico, che però sono state sussurrate nei corridoi e non risultano nel Monterrey Consensus». Il documento finale della conferenza firmato dai capi di Stato il 22 marzo, ma in realtà scritto e approvato il 25 gennaio a New York, che non contiene alcuna indicazione sui tempi e i modi in cui i Paesi industrializzati si impegnano a dimezzare la povertà, a ridurre di due terzi la mortalità infantile e a realizzare gli altri obiettivi di sviluppo che le Nazioni Unite si sono date entro il 2015. Il silenzio dei poveri Di fondo speciale anti debito estero e di Consiglio di sicurezza sociale nel Consensus di Monterrey non si parla. Il documento non cita neppure un importante studio presentato in Messico dall?Università di Francoforte che prova l?applicabilità di una tassa di tipo Tobin sulle transazioni finanziarie anche nella sola regione economica formata da Unione europea e Svizzera. Ma non è tutta colpa dell?Occidente. Qualche responsabilità ce l?ha anche il Club dei 77 Paesi più poveri, che ha ribattezzato il Consensus di Monterrey «Consenso di Washington col sombrero» ma che, come spiega Sabina Siniscalchi, «in Messico si è presentato spaccato sugli obiettivi da raggiungere e poco propositivo». Già, i Paesi in via di sviluppo che al vertice del Wto di Doha, schierandosi tutti insieme, hanno saputo battere le multinazionali, a Monterrey sembravano d?accordo solo sulle bordate che il leader cubano Fidel Castro ha sparato contro i Paesi ricchi accusandoli di genocidio e ricordando loro che «le tre persone più ricche della terra valgono quanto le attività dei 48 Paesi più poveri». Sull?aiuto allo sviluppo, invece, le loro ricette variano da quella liberista del presidente senegalese, Abdoulaye Wade per cui «lo sviluppo dell?Africa lo possono fare solo con le aziende», a quella del ministro dello sviluppo della Sierra Leone, Kadi Sesay per cui «molti conflitti intorno al mondo hanno la stessa causa, la povertà». Ragionamento che sembrano aver capito sia Bush, pronto a giurare che la lotta al terrorismo passa per la lotta alla povertà, sia il direttore della Banca mondiale, James D. Wolfensohn che ha definito la povertà «una bomba a orologeria collocata al cuore della libertà». Speriamo che ora entrambi si diano da fare per disinnescarla. Input I documenti della Conferenza Onu di Monterrey sul finanziamento allo sviluppo sono al sito www.un.org/esa/ffd/


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