Mondo

Le cause della crisi: odio, schiavi e oro nero

Per il professor Marc Lavergne, uno dei massimi esperti di Sudan, "Il Darfur fa gola a Khartum perché è fertile".

di Joshua Massarenti

Marc Lavergne, geografo presso il Cnr francese e autore di Le Soudan contemporain (edizioni Khartala), è tra i massimi esperti delle questioni geopolitiche in Sudan. Con lui, Vita ha tentato di capire le origini della vicenda del Darfur. Vita: Professor Lavergne, da dove iniziamo? Lavergne: Di sicuro non si tratta di un conflitto nato all?improvviso nel febbraio 2003 con l?insurrezione dei ribelli del Darfur. Il conflitto risale almeno al 1986. Forse, approfittando dell?attenzione che i massmedia riservavano agli scontri attivi dal 1983 contro i ribelli cristiani e animisti del Sud Sudan, Khartum ha cominciato ad armare milizie tribali per conquistare il Darfur. Vita: Per quali motivi? Lavergne: Perché assieme al Sud Sudan, stracolmo di petrolio, il Darfur è una fra le regioni potenzialmente più fertili del Paese. Da anni, l?acqua e le terre di queste regioni fanno gola alla borghesia musulmana di Khartum. Tornando ai legami con il Sud Sudan, non è un caso che la ribellione darfuriana sia iniziata quando il regime islamista di El-Bechir ha intensificato le trattative di pace con lo Spla, il movimento armato per liberare il Sud Sudan. Lo scopo dei ribelli era di destabilizzare il processo di pace mandando un messaggio a Khartum: o da questa pace vi sono ricadute per la provincia o iniziamo una guerra civile. E così è stato. Vita: Cosa lega il Darfur al Sud Sudan? Lavergne: I futuri proventi del petrolio in Sud Sudan. Il Darfur ne vuole una fetta consistente. Inoltre, la gente non dimentica che la quasi totalità degli investimenti pubblici e privati sono stati destinati negli ultimi cinquant?anni al Nord. Gli atti di genocidio perpetrati nel Darfur dal regime di El-Bechir dimostrano che gli scontri degli ultimi decenni nel Sud Sudan hanno poco a che fare con una guerra di religione. Vita: Ma come, nel Sudan meridionale c?è un regime islamico che perseguita civili cristiani, oltre che animisti? Lavergne: Io non ho detto che questi scontri non hanno nulla a che fare con la sfera religiosa, ma che la religione non ne è l?elemento scatenante. Se no, come spiegare che il regime islamico massacra nel Darfur civili musulmani? Dietro questi conflitti vi sono interessi economici surrogati dalla volontà politica di re-islamizzare l?area, nel quadro di un progetto di civilizzazione che tende a fare del Sudan il leader di un nuovo ordine islamico mondiale. Vita: Allora la religione c?entra? Lavergne: Sì e no. Nel Sudan meridionale abbiamo popolazioni schiavizzate nel XIX secolo dalla gente del Nord. Poi sono giunti i colonialisti e i missionari che le hanno cristianizzate, ma per i sudanesi del Nord si è trattato di un tradimento di cui, oggi, i civili del Sud pagano le conseguenze. Si parla tanto di religione, ma dopo anni di ricerche sul terreno mi sono reso conto che la religione qui è praticata superficialmente. Ho conosciuto persone che la mattina vanno in moschea, poi quando incontrano un missionario mettono in bella mostra la fede cattolica e magari, a fine giornata, a una festa, s?improvvisano animisti. Purtroppo, razzie, villaggi incendiati, stupri e omicidi non sono nuovi nel Darfur, ma hanno assunto dal 2003 proporzioni spaventose. Vita: Con ripercussioni a livello regionale? Lavergne: Sì, e penso al Ciad. Il suo presidente Idriss Déby è preoccupato. Da un lato è in debito con il regime di Khartum, che lo ha aiutato a prendere il potere nel 1990. Ma anche gli Zaghawa, una tribù tra il Darfur e il Ciad cui Déby appartiene, gli hanno dato una mano per conquistare N?Djamena. Oggi entrambi le fazioni lo accusano di fare il doppio gioco. Con conseguenze gravissime, visto il fallito colpo di Stato orchestrato il 18 maggio scorso, da membri della sua guardia presidenziale a maggioranza Zaghawa. Inoltre, deve stare attento agli interessi del Sudan per il petrolio in Ciad. Senza contare la Libia di Gheddafi, pronto a vendicarsi del torto subito sulla banda di Aouzou, un lembo di terra nel nord del Ciad occupato dalla Libia nel 1973 e poi restituito da Tripoli in seguito a una sentenza della Corte internazionale dell?Aja. Vita: E la comunità internazionale? Lavergne: È preoccupata perché la crisi del Darfur mette in pericolo gli accordi di pace tra Khartum e i ribelli del Sud Sudan. Bush è imbarazzato. Da un lato deve fare i conti con i fondamentalisti cristiani americani, potentissimi alla Casa Bianca e decisivi per le prossime elezioni, e che non sopportano più di assistere ai massacri di cristiani. Sempre in chiave elettorale, il pantano iracheno spinge Bush a voler chiudere la vicenda sudanese per dimostrare che la sua amministrazione è in grado di risolvere i conflitti nel mondo arabo. Nonostante ciò, gli accordi di pace non porranno rimedio a un problema fondamentale: costringere davvero Khartum a dividere il potere e avviare un processo di democratizzazione. No, il regime manterrà questo sistema fondato sul partito unico di tipo comunista e su un modello carbonaro, dove il potere è controllato da società segrete. Cosicché tutti, dai militari ai politici ultraconservatori passando per gli uomini d?affari e i notabili, potranno conservare il potere e nutrire ambizioni pansudanesi.


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