Cultura

Le campionesse del mondo pagate 40 volte meno dei colleghi uomini

La vittoria della nazionale femminile americana porta nuova gloria al calcio negli Stati Uniti, registrando un nuovo record di ascolti, eppure le giocatrici vengono pagate 40 volte meno dei colleghi uomini

di Ottavia Spaggiari

Se la nazionale di calcio maschile americana non ha ancora fatto la storia dello sport, quella femminile è, di fatto, parecchio forte e lo ha dimostrato l’ennesima volta, domenica scorsa, con la vittoria 5 a 2 contro il Giappone, con la quale si è portata a casa la Coppa del mondo e ha stabilito un nuovo record per il calcio americano, facendone crescere il gradimento in un Paese che ha sempre preferito football e baseball. Secondo Time, la diretta della finale dei mondiali femminili è stata seguita infatti da 25,4 milioni di spettatori, 7,2 milioni di persone in più rispetto ai 18,2 milioni che avevano guardato la partita Stati Uniti – Portogallo ai Mondiale del Brasile 2015.

Eppure i conti sembrano non tornare, come sottolinea molto bene Mary Pilon, su Politico. Perché, se i risultati del calcio femminile americano sono superiori a quelli della controparte maschile, le remunerazioni delle due squadre di calcio sono a dir poco sproporzionate. Le giocatrici professionali che giocano a livello nazionale, infatti hanno stipendi annui che variano dai 6mila ai 30mila dollari e le squadre hanno un tetto massimo di spesa per le proprie giocatrici che si aggira intorno ai 200mila dollari all’anno, briciole rispetto al budget giocatori per le squadre di calcio maschile, che, pur rimanendo di molto inferiore agli standard europei e italiani, si aggira intorno ai 3,1 milioni di dollari (nel 2014). Un divario di retribuzione rispecchiato anche dal montepremi messo in palio dalla Fifa. Se quello per il mondiale femminile 2015 infatti ammonta a 15 milioni di dollari, quello dei Mondiali maschili del 2014 raggiungeva i 576 milioni di dollari, circa 40 volte tanto.

Foto di FRANCK FIFE/AFP/Getty Images

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.