Sostenibilità
Le buone pratichedell’ambientalismoche sa dire di sì
onlus sotto la lente Amici della Terra di Varese
di Redazione
Un’associazione ambientalista decisamente sui generis. Niente picchetti contro la superstrada, lettere di proteste solo se necessario, invece c’è una stretta collaborazione con le autorità comunali. È la strategia di Amici della Terra Varese, la onlus nata dieci anni fa per «difendere le bellezze paesaggistiche di Varese e dintorni», spiega Arturo Bortoluzzi, il presidente.
Territorio sensibile quello del Varesotto: tra superstrade, aeroporto e industrie, i siti naturalistici da difendere non mancano. «Quella di Varese è una provincia ricca di bellezze e piena di furbi», sintetizza Bortoluzzi: «C’è chi specula sull’ambiente per avere risultati economici favorevoli e chi non ha una cultura ambientale d’azienda». La vigilanza è d’obbligo. Ma i dieci volontari e i 115 soci di Amici della Terra Varese la concepiscono in modo tutt’altro che tradizionale. La ricetta è semplice e, al contempo, innovativa.
Primo, verifica costante sulle iniziative dei governi locali: «Monitoriamo un centinaio di temi di tutela ambientale», spiega il presidente. Secondo, coordinamento con le associazioni ecologiste che operano sul territorio. Terzo, tavoli di lavoro con gli enti locali per discutere di grandi opere, potenzialmente dannose per l’ambiente. E infine, l’ultima spiaggia: lettere di protesta e petizioni contro le decisioni insostenibili dal punto di vista ecologico (nel 2006 ne hanno presentate sei).
Bortoluzzi la definisce «ecologia politica»: una forma di collaborazione strettissima tra pubblico e privato che consiste nel pensare al territorio in modo sistemico. Ad esempio? «Per definire il piano strategico dell’area varesina abbiamo convocato attorno allo stesso tavolo oltre cento tra enti locali e associazioni per programmare uno sviluppo responsabile del territorio». Questo significa, concretizza il presidente di Amici della Terra Varese, «che gli interventi di straordinaria amministrazione (strade, trafori, ferrovie) non cadono dall’alto, ma si decidono insieme». In una logica, appunto, di sistema, che permette di condividere i pesi ecologici, ma anche i vantaggi. E questo permette di limitare i danni dell’ormai diffusa sindrome di “nimby” (not in my back yard), cioè «fate quel che vi pare ma non nel cortile di casa mia».
L’ecologia politica, secondo Bortoluzzi, è la passione per l’ambiente declinata attraverso la categoria del bene comune: passione che, puntualizza, «non ha nulla a che vedere con lo schieramento politico: le associazioni ambientaliste sono sempre trattate come referenti dei Verdi. Basta! Noi non facciamo politica. Come tutto il mondo del non profit, cerchiamo di risolvere problemi concreti».
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