Volontariato

Le Buone Prassi al centro della scuola del volontariato Ail

Ha preso il via in tutta Italia la nuova iniziativa dedicata ai volontari dell’Associazione italiana contro leucemie linfomi e mieloma. «Abbiamo realizzato un modello con linee guida uniche da Bolzano a Ragusa» racconta Giuseppe Toro, presidente di Ail Palermo-Trapani e responsabile della scuola di formazione che definisce uno strumento utile per «andare oltre lo spontaneismo»

di Antonietta Nembri

Un progetto accarezzato per un anno, pensato e studiato non in modo accademico, ma sul campo. Il risultato è la Scuola nazionale per il Volontariato Ail che ha preso il via in questi giorni. Una formazione diffusa sul territorio che, racconta Giuseppe Toro, presidente di Ail Palermo-Trapani e responsabile di questa nuova scuola che «non nasce dal nulla. Diverse sezioni facevano formazione, ognuna con il suo psicologo, ma la novità sta nel fatto che facendo tesoro dell'esperienza abbiamo realizzato delle linee guida applicabili da Bolzano a Ragusa. Non abbiamo prodotto un modello accademico ma abbiamo lavorato con le psicologhe, all’inizio 20 che ben presto sono diventate 40». Questo lavoro è ora a disposizione delle 81 sezioni provinciali di Ail e dei quasi 20mila volontari che possono contare su una formazione omogenea su tutto il territorio nazionale: un programma e un modello originale, ma soprattutto delle buone prassi comuni. «Abbiamo formato sulla base delle linee guida i 40 psicologi che, tornando sul territorio faranno formazione nelle singole sezioni».


Avere a disposizione dei volontari formati per Toro (nella foto) è indispensabile in quanto «non basta la buona volontà anche alla luce degli ultimi avvenimenti e degli studi di psicologia. Il ruolo del volontariato nell’assistenza ai pazienti è così importante che l’entusiasmo, necessario certo, non è sufficiente. Lo avevamo detto un anno fa, in una situazione diversa che oggi il Covid ha enfatizzato mostrandoci come sia stata importante in questi mesi la presenza dei volontari. Senza di loro i problemi sarebbero stati molto più difficili da affrontare e, soprattutto, non si sarebbe riusciti ad arrivare a molti invisibili». Ma assistere un paziente e i suoi familiari chiede anche una preparazione psicologica «senza di essa si rischia di fare più danno ed è su questo punto che noi interveniamo e credo che saremo un esempio anche per altre realtà».

Per il responsabile della scuola di formazione Ail, infatti i volontari dell’associazione hanno una grossa responsabilità: «Dare risposte al nostro interlocutore, il paziente ematologico, che si aspetta molto dal volontario che lo accompagna in tutte le fasi di malattia. Sappiamo come, oltre alle terapie, sia fondamentale sostenere il paziente ad affrontare la diagnosi, le cure, il follow-up e la vita di tutti i giorni una volta tornato a casa. Quando il paziente viene dimesso dall’ospedale a volte rientra in una realtà famigliare positiva che dispone di possibilità, molte altre cade nel disagio sociale ed economico. Anche in questo passaggio il volontario è la figura di riferimento, pronto ad aiutare concretamente il paziente e i suoi famigliari con le competenze e le capacità di cui dispone».

Grazie a questa nuova iniziativa i volontari fin dal loro ingresso in associazione saranno accolti e orientati prima di seguire il corso di formazione base, una volta terminata la formazione saranno inseriti nelle diverse attività e seguiti con un tutoraggio. L’obiettivo è quello poi di un sostegno e una formazione permanenti. Si tratta di una costruzione che si basa sull’esperienza maturata negli anni, come ricorda ancora Toro «a Palermo facciamo corsi da 20 anni, a volte iniziavano in 50 e poi ne restavano 3. Questo ci ha fatto capire che anche il reclutamento è una fase importante per poter suggerire a una persona un’attività piuttosto che un’altra (dalla raccolta fondi al contatto diretto con i malati e i familiari). Abbiamo sperimentato che occorre andare oltre lo spontaneismo», continua. «Al corso di base seguirà un percorso che prevede anche una volta al mese un incontro con lo psicologo per dare al nuovo volontario il massimo supporto. È un po’ come dire che la formazione non deve finire mai perché il volontario sta svolgendo un compito importante».

Giuseppe Toro, infatti, ricorda che «lo stato psicologico del malato è importante per l’esito delle cure, la qualità della vita e il suo percorso post terapeutico. In particolare, i pazienti fragili e soli vivono male questo periodo e il volontario ha un ruolo importantissimo, per così dire profetico». Servizi come Casa Ail e il servizio navetta (casa – ospedale), l’assistenza domiciliare oncologica sono attività importanti soprattutto oggi in periodo Covid e hanno bisogno sempre più di volontari non solo motivati, ma anche formati.

In apertura foto da Unsplash

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