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Le bombe del racket scuotono il foggiano

«Quattro bombe dall’inizio dell’anno rappresentano una vile dichiarazione di guerra contro tutta la città di San Severo, contro un tessuto imprenditoriale, commerciale ed artigianale già alle corde, contro il futuro di una intera comunità che merita il dovuto rispetto e non può soggiacere al sopruso di pochi vili dediti al crimine», dice Francesco Miglio, sindaco di San Severo. Un grido di rabbia che riguarda la provincia di Foggia, tutti i 61 comuni sparsi in un territorio tanto esteso quanto schiacciato dalla presenza della criminalità organizzata

di Emiliano Moccia

«Quattro bombe dall’inizio dell’anno, in dieci giorni, rappresentano una vile dichiarazione di guerra contro tutta la città di San Severo, contro un tessuto imprenditoriale, commerciale ed artigianale già alle corde, contro il futuro di una intera comunità che merita il dovuto rispetto e non può soggiacere al sopruso di pochi vili dediti al crimine. Lancio un appello al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese di essere qui, su questo territorio di Capitanata, nei prossimi giorni, non solo per dare vicinanza e solidarietà alla nostra popolazione, che in questo momento si sente lasciata sola, ma anche per annunciare delle misure concrete, da attuare nelle prossime settimane per sventare quella che è una vera e propria strategia complessiva messa in atto dalla associazione mafiosa per tenere sotto scacco la città e l’intero nostro territorio». Il grido lanciato dal sindaco di San Severo Francesco Miglio è un grido di rabbia, dolore e disperazione che riguarda tutta la provincia di Foggia, tutti i 61 comuni sparsi in un territorio tanto esteso quanto schiacciato dalla presenza della criminalità organizzata. Perché il 2022 è iniziato nel solco degli anni passati, con le città scosse di notte dagli ordigni fatti esplodere contro gli esercizi commerciali per dare un chiaro segnale di avvertimento a chi si rifiuta di pagare il pizzo o immagina di non piegarsi. Ben sei nel giro di dieci giorni, tra il capoluogo Dauno e la città di San Severo. Un allarme che non può passare inosservato, che si va ad aggiungere alle 173 denunce per estorsioni del 2020.

Non è un caso, se l’ex procuratore nazionale della Direzione Nazionale Antimafia, Franco Roberti, utilizzò il termine di “Quarta Mafia” per definire la seconda provincia per estensione d’Italia. Perché dopo cosa nostra in Sicilia, la ‘ndrangheta calabrese, e la camorra in Campania, in Italia si fa sempre più spazio la cosiddetta “Quarta Mafia” che racchiude nel foggiano organizzazioni criminali spesso in affari, ma con strutture e capi ben distinti. E tra i reati che imperversano di più, rientrano le estorsioni a danno di commercianti, imprenditori, costruttori. Per questo, dopo aver effettuato l’ennesimo sopralluogo ai locali che hanno subito gli attentati, il sindaco Miglio si è rivolto direttamente al ministro Lamorgese, che non ha fatto attendere la sua risposta: «La magistratura e le Forze di polizia stanno assicurando il massimo impegno contro le organizzazioni criminali che operano a Foggia e in provincia», annunciando che il lunedì 17 gennaio presiederà, in Prefettura, il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica a cui parteciperanno anche il capo della Polizia – direttore generale della Pubblica Sicurezza, i comandanti generali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, i vertici della locale Procura della Repubblica e della Direzione distrettuale antimafia di Bari.


«Sarà l’occasione – ha detto il ministro dell’Interno – per valutare insieme le misure da assumere per intensificare l’attività di prevenzione e di controllo del territorio, potenziando la strategia di contrasto già attivata». Anche per questo, la titolare del Viminale, si recherà a San Severo per dare un segnale di attenzione da parte dello Stato all’Amministrazione cittadina, alla comunità e agli imprenditori locali colpiti dalle azioni violente dei sodalizi criminali. Del resto, il racket delle estorsioni è un drammatico fenomeno che continua a scuotere le città del foggiano con il rumore violento delle deflagrazioni. Bombe che esplodono nel cuore della notte, intimidazioni al sistema produttivo e sano della Capitanata. Proprio per questo, gli imprenditori hanno deciso di unirsi e di dare vita alla nuova associazione antiracket FAI intitolata ai fratelli Luigi e Aurelio Luciani, due agricoltori vittime innocenti di mafia. Il presidio antiracket sarà presentato al territorio sempre il 17 gennaio, presso il salone della Prefettura di Foggia. L’obiettivo è quello di non far sentire soli gli imprenditori che ricevono minacce, di spingerli a denunciare, di fare rete.

La spinta, probabilmente, è incoraggiata anche dal rumore che continuano a fare i passi delle 20mila persone che il 10 gennaio 2020 parteciparono a Foggia alla mobilitazione promossa da Libera contro mafia e criminalità. Ma anche dalla data del 21 marzo 2018, quando l’associazione fondata e presieduta da don Luigi Ciotti scelse proprio la piazza di Foggia per vivere la “Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie” con l’obiettivo di tenere alta l’attenzione sugli eventi criminali che stavano funestando la Capitanata, a partire proprio dalla morte dei due fratelli Luciani di cui adesso l’associazione antiracket porterà il nome.

E non va dimenticato in questo quadro desolante, lo scioglimento per infiltrazioni mafiose dei consigli comunali di Monte Sant’Angelo (2015), Mattinata (2018), Cerignola e Manfredonia (2019), Foggia (2021). Per non parlare del tasso di disoccupazione, che in questa parte di Puglia secondo l’Istat tocca il 22%, spingendo così la manovalanza più giovane nelle file dei clan per trovare un’occasione di reddito e di presunto riscatto sociale. «E’ necessario non arretrare di un centimetro. Dobbiamo andare avanti ancora con più forza per disinnescare la miccia della paura e della rassegnazione. È il momento di dire basta alla rassegnazione, al silenzio complice, al vano parlare, riscoprendo il senso di comunità, una comunità chiamata Italia – ha evidenziato il Presidio di Libera Foggia “Nicola Ciuffreda e Francesco Marcone” – Alla luce delle ultime bombe gridiamo forte: non sono ammesse diserzioni ma bisogna esserci, essere presenti per riappropriarci dei nostri spazi e dei nostri territori, mostrare fisicamente da quale parte si sta».

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