Non profit

Le bombe chimiche sotto casa

I giornali raccontano l'esplosione a Paderno Dugnano

di Franco Bomprezzi

La cronaca irrompe sulle prime pagine dei giornali di oggi con l’esplosione di un’azienda di stoccaggio di rifiuti speciali, collocata a pochi metri dalla superstrada Milano-Meda. Sette feriti, tre operai in fin di vita, e la sensazione che si tratti, ancora una volta, di un disastro annunciato, con molte responsabilità da accertare, come sempre in Italia, a cose fatte.

“Esplode azienda chimica, allarmi inascoltati” è il titolo di taglio in prima sul CORRIERE DELLA SERA con due grandi foto che rendono l’idea del pericolo corso ieri alle porte di Milano. Due pagine dedicate a raccontare i fatti e gli antefatti. Andrea Galli e Cesare Giuzzi scrivono “Rogo nell’impianto dei rifiuti. Operai avvolti dalle fiamme”. E dalle prime righe si comprende subito l’assurdità della collocazione dell’azienda: “Siamo in via Mazzini a Paderno Dugnano, nord di Milano. La fabbrica, di proprietà di Giovanni Merlino, tipo noto nel settore e agli investigatori, ha su un lato una strada con un’abitazione, su due lati un parco, su un ultimo lato una superstrada, ieri finita intasata causa deviazioni e blocchi perfino nella corsia di emergenza. Il 59enne Merlino è stato nel tempo arrestato e indagato, per mancato rispetto delle procedure e infrazioni, sempre in tema di rifiuti tossici. Cosa non è andato stavolta? Forse non ci sono colpe. Forse il rogo, che ha provocato sette feriti (due italiani e cinque albanesi, tre operai sono in fin di vita, ustioni dell’80 e 90%), forse il rogo, dicevamo, è nato da una manovra errata”. Casualità, dunque. Ma in un contesto deplorevole di amnesie e mancati controlli, oltre che di allarmi inascoltati. A pagina 3 infatti Simona Ravizza e Armando Stella raccontano: “Ispezioni, incidenti e rischi per la salute. Gli allarmi ignorati”. I capannoni ovviamente ora sono sotto sequestro e la Procura conferma: all’Eureco problemi di sicurezza. Si scopre che in quell’azienda i sindacati non esistono, e uno dei feriti, il “capo piazzale” (italiano) è un pensionato. Lorenzo Salvia, da Roma, fa il punto su “I pericoli (e i trucchi) di 2.600 siti” destinati agli scarti industriali. “In un anno i rifiuti speciali prodotti in Italia superano i 134 milioni di tonnellate. Quelli portati negli impianti previsti dalla legge sono 103. Troppo pochi. Mancano all’appello 31 milioni di tonnellate che probabilmente sono andati a finire non solo sotto quella superstrada in mezzo ai noccioli, ma anche nelle discariche abusive, nelle discariche normali come se fossero semplici sacchetti di spazzatura, oppure all’estero”. Intanto ieri la Milano-Meda, superstrada da 80 mila veicoli al giorno, è stata bloccata fino alle 21, traffico impazzito e paralizzato in tutta l’area nord-ovest di Milano.

Come al solito LA REPUBBLICA sceglie un’apertura politica (“Berlusconi a Fini: con me o si vota”) e riserva il taglio centrale all’ennesima sciagura sul lavoro: “Esplode azienda chimica, gravissimi 6 operai”. Due le pagine interne (12 e 13). riferisce da Paderno Gabriele Cereda: le fiamme investono dieci bidoni di vernice e succede l’inferno. Sono 7 gli operai ustionati, 6 gravissimi (due in particolare hanno ustioni di terzo grado sul 90% del corpo). L’incidente è avvenuto alle 14.57 di ieri: gli operai stavano ammassando oli esausti e solventi all’interno di un container. Alle loro spalle una bombola salta in aria. Forse urtata da un muletto. Causa una esplosione fortissima seguita da altre due che coinvolgono i fusti di vernice che a loro volta esplodono. Immediati i soccorsi. Dalle prime ricostruzioni sembra che la Eureco fosse in regola con le norme di sicurezza sul lavoro (una responsabilità che, ricorda un box, secondo la Cassazione riguarda tutto il consiglio d’amministrazione: in caso di morti sul lavoro è responsabile tutto il Cda). “Dovevamo sposarci fra pochi giorni ora non me lo fanno neanche vedere”: il titolo è un virgolettato di Antonella Riunno, compagna di Salvatore Catalano uno degli operai ustionati ed esprime l’angoscia di una donna che è anche madre di una bimba di 9 anni, avuta dall’attuale compagno (con cui doveva sposarsi tra due settimane). «Avevamo mangiato insieme», racconta Antonella, «e avevamo parlato ancora del nostro matrimonio. Era felice. Poi era tornato al lavoro, io ero ancora a casa e ho sentito il botto. Pregate per noi». A luglio scorso si era già verificato un incendio; i carabinieri erano intervenuti. Per Michele Crapuzzo, ex assessore di Paderno «non doveva stare lì quella fabbrica. La Regione non ci ha ascoltati».

IL GIORNALE nel fare la cronaca dell’incendio della Eureco di Paderno Dugnano mette in evidenza che «a luglio si era verificato un incidente simile ma non c’erano state conseguenze» e che grazie ai vigili del fuoco «il pericolo nube tossica pare scongiurato». Nel pezzo si dice che «ieri nel magazzino di un migliaio di mq, una quindicina di operai di una cooperativa esterna, molti stranieri, stavano stoccando solventi e olii esausti a fianco di alcune bombole di gpl». Un box ricorda il precedente “Nel 2007 il rogo alla Thyssenkrupp di Torino rubò la vita a sette lavoratori” nel pezzo si ricorda che «morirono sette operai e che i sindacati accusarono l’azienda di sapere e di risparmiare sulla sicurezza» e che la vicenda, come sappiamo, è ancora in corso nelle aule giudiziarie, «poichè  sei dirigenti sono stati rinviati a giudizio».

«Lavoro bruciato»: l’incidente di Paderno Dugnano all’Eureco, è la notizia che apre le pagine del MANIFESTO. A dominare la prima pagina l’immagine -tratta da Youreporter.it – dell’incendio alle porte di Milano. «Un’esplosione enorme, poi una nuvola di fumo nero. A Paderno Dugnano, nell’hinterland milanese, ieri si è materializzato il fantasma della Thyssen Krupp. A bruciare, la Eureco, che smaltisce rifiuti pericolosi. Sette gli operai feriti, cinque di loro sono stranieri, tre in gravissime condizioni. Lavoravano in subappalto» sintetizza il richiamo agli articoli di pagina 7. In un articolo «La lista degli orrori contenuti nel deposito» si cerca di raccontare «Storie di veleni e smaltimenti illeciti», come sottolinea l’occhiello. «Ci vorranno forse mesi per capire cosa sia realmente accaduto nel deposito di Paderno Dugnano, di proprietà della Eureco. Infinito è l’elenco dei veleni presenti nel sito andato a fuoco: basta leggere l’ultima autorizzazione concessa dalla Regione Lombardia alla società per avere davanti agli occhi un elenco micidiale. Una lista degli orrori, sostanze pericolose e cancerogene che potrebbero essere state diffuse nell’ambiente durante l’incendio. (…)» e si continua descrivendo l’ad della Eureco: «Di rifiuti se ne intende certamente Giovanni Merlino, amministratore delegato della Eureco. È originario della Puglia, ma da qualche decennio è conosciuto tra gli industriali della pianura padana. Con qualche incidente di percorso. Nel 2003 venne arrestato nel corso di una maxioperazione dei Carabinieri di Cuneo, contro un gruppo di imprenditori, mediatori di rifiuti e amministratori comunali. L’accusa per Merlino era di utilizzare le sue ditte per raccogliere rifiuti di diverso tipo, diretti in Toscana ma deviati verso alcune discariche di Sant’Albano Stura. (…) Solo una settimana fa è iniziato l’ultimo processo che coinvolge Giovanni Merlino, sempre con l’accusa di gestione allegra di rifiuti pericolosi. In questo caso si tratta di olii contaminati con diossine, che – secondo l’accusa – sarebbero stati mescolati con altre sostanze per risparmiare sullo smaltimento (…)».
  
“Incendio in fabbrica:sette feriti”: su IL SOLE 24 ORE un pezzo a pag 29 con la cronaca dell’evento, le potenziali cause di quanto accaduto, le condizioni dei feriti e qualche dichiarazione come quella del segretario nazionale della Cgil Vincenzo Scudiere «l’incidente ripropone il problema della sicurezza degli impianti che non può essere scoperta sempre solo ad incidente avvenuto», e quella del sindaco di Paderno Dugnano, Marco Alparone «la preoccupazione principale è quella per la salute dei feriti, mentre dal punto di vista ambientale l’Arpa e i vigili del fuoco non rilevano il pericolo immediato e stanno conducendo tutti gli accertamenti necessario».

ITALIA OGGI si occupa della sicurezza sul posto di lavoro riportando in prima pagina, taglio basso, la notizia di una sentenza della Corte di cassazione «in materia di morti bianche causate dall’amianto». Il titolo è «Sicurezza lavoro, risponde il cda». Spiega il quotidiano: «Nei cai di grave inadempiente sulla sicurezza risponde l’intero consiglio di amministrazione della società. E anche in presenza di una delega a un consigliere, la posizione di garanzia di tutti i vertici aziendali non viene meno». Nella decisione della Cassazione «si sostiene anche che possono chiedere direttamente i danni morali tutte le associazioni di fatto che rappresentano i lavoratori, pure quelle nate successivamente ai fatti incriminati». La sentenza è la numero 38991 del 4 novembre 2010, a pagina 22 Debora Alberaci ricorda che «il caso è scoppiato negli anni 70, quasi dieci anni prima delle campagne di sensibilizzazione sulla pericolosità per la salute delle polveri contenenti amianto».

AVVENIRE propone “Il lavoro brucia. Sette ustionati in azienda”, titolo della fotonotizia in prima sull’esplosione nell’azienda di Paderno Dugnano specializza nel trattamento e nello stoccaggio di rifiuti industriali speciali e pericolosi. A pagina 14 l’inviato Pierfranco Redaelli ricostruisce l’incidente all’Eureco Holding.  Un bidone di etilene è stato raggiunto dalle fiamme scaturite vicino a un container e sette operai, cinque albanesi e due italiani, sono rimasti ustionati. Due in fin di vita sono stati trasportati al centro grandi ustionati di Torino. All’interno della fabbrica vi erano bombole di gas propano e di acetilene che potevano scoppiare. Pur non essendo in prossimità di quartieri residenziali i pochi vicino ricordano che già a luglio all’interno dell’azienda si era sviluppato un incendio e in tanti oggi ricordano le “battaglie” contro questa fabbrica. «Per anni – dicono alcuni residenti del rione di Palazzolo – ci siamo battuti per far chiudere questa fabbrica. Le nostre paure. Oggi, purtroppo si sono rivelate in tutta la loro drammaticità». La Eureco si sarebbe autocertificata come impresa non a rischio rilevante. Non è la prima volta che la zona di Paderno Dugnano viene colpita da disastri ambientali. L’incidente di ieri ha fatto temere per la nube di fumo che si è sprigionata e che ogni volta da queste parti rinnova il doloroso ricordo del disastro diossina nel 1976 a Seveso. L’area era stata anche contaminata in febbraio dallo sversamento di idrocarburi nel fiume Lambro. 

LA STAMPA dedica in prima pagina taglio alto spazio al caso Eureco. “Paderno, esplode azienda chimica. Gravi sette operai”. Due le pagine all’interno (22-23). Il primo articolo di Fabio Poletti “Una bomba di fuoco tra i rifiuti tossici” ricostruisce l’accaduto. Immediato il paragone «feriti gravissimi, codice di emergenza rosso, cinque intubati sul posto come era successo alla Thyssen di Torino e invece questa è la Eureco di Paderno Dugnano, poco a nord di Milano. Ma la storia è quella di sempre». Non si sa come sia successo, cosa abbia scatenato l’esplosione. «Se è stata proprio una fatalità l’esplosione di una bombola di acetilene che per un effetto a valanga ha fatto esplodere altre bombole prima di attaccare un serbatoio di infiammabili vernici stoccate nell’azienda». I numeri sono pesanti «su quindici dipendenti sette sono i feriti, tre italiani  e quattro stranieri, cinque sono in pericolo di vita». Il secondo pezzo a cura di Francesco Moscatelli titola “Ho visto quei corpi dilaniati dalle fiamme”. Il giornalista riporta il racconto di Marco Alparone, sindaco di Paderno, che appena appresa la notizia si è subito recato allo stabilimento. «Mi ha avvisato la Polizia municipale e mi sono precipitato lì. Quindici minuti dopo lo scoppio sono arrivate le ambulanze, ho visto con i miei occhi quello che era successo: una scena indescrivibile. Mi sono subito reso conto di quanto fossero gravi gli ustionati. Ho visto i corpi, dilaniati dalle fiamme. Non lo nego: sono molto preoccupato». Online il quotidiano torinese riporta anche la voce di alcuni testimoni. «“Ho visto i miei colleghi che venivano portati via dall’ambulanza, erano completamente ustionati, è stato un disastro”, ha detto un dipendente della Eureco, che al momento dell’esplosione si trovava all’esterno dello stabilimento, costruito nei primi anni ’90 a pochi metri dalla superstrada Milano-Meda, chiusa all’altezza dell’azienda durante l’intervento per motivi precauzionali. Davanti ai cancelli della fabbrica si sono radunati anche alcuni parenti degli operai feriti, preoccupati per le condizioni dei loro familiari, e i residenti della zona. “Ho sentito da casa mia un’esplosione fortissima che ha fatto tremare i muri, seguita da diverse altre esplosioni meno intense”, ha raccontato Angela Bonsanti, una donna che abita di fronte all’azienda. “Sono scesa in cantina perché pensavo fosse entrato qualcuno in casa”, ha continuato, “poi quando ho avvertito la puzza di bruciato e ho sentito le sirene delle ambulanze mi sono precipitata qui, perché non è la prima volta che qui succedono incidenti”. Nella stessa azienda infatti a luglio erano bruciati alcuni cassonetti, ma l’incendio non aveva provocato feriti».

E inoltre sui giornali di oggi:

FINANZIARIA 
IL MANIFESTO – La votazione di ieri in commissione bilancio ha un richiamo in prima pagina «Manovra tutta da rifare Tremonti battuto sui fondi per il Sud» è il titolo che rinvia all’articolo (a pagina 5) intitolato «La rivolta “sudista” ha battuto Tremonti”. ”Prove generali di crisi di governo”. Non è solo Pierpaolo Baretta del Pd a commentare così la batosta subita in commissione Bilancio da Giulio Tremonti sulla finanziaria (da quest’anno legge di stabilità). Finiani e Mpa hanno eseguito le minacce della vigilia e votato compatti contro il governo insieme a Udc, Pd e Idv a difesa dei fondi Fas, quelli destinati soprattutto al Sud. (…)» l’articolo prosegue poi sottolineando: «Il tonfo del governo in commissione sulla finanziaria non è un infortunio e ha un’origine tutta politica (…) Tra gli emendamenti in discussione ce ne sono di molto rilevanti. Uno, a prima firma Levi del Pd, ripristina il fondo editoria e oltre al manifesto “salverebbe” altri 90 giornali di partito, di idee e in cooperativa. Non mancano nemmeno i regolamenti di vecchi conti. Per esempio a preoccupare gli ex An c’è un emendamento firmato da Bocchino che di fatto azzera i fondi del ministero di Giorgia Meloni e li destina tutti all’università. Il governo prova a far finta di nulla. Si annunciano votazioni in seduta notturna perché la finanziaria deve sbarcare in aula lunedì. (…)». 

ISTAT
AVVENIRE – “Ottimismo più forte dei guai” titola AVVENIRE per illustrare i dati dell’indagine Istat sui risultati dei primi mesi del 2010. Nonostante la crisi, due italiani su tre si dichiarano soddisfatti della propria situazione. Ma resta ampio il divario tra Nord e Sud. In salute la famiglia: il 90% è soddisfatto delle relazioni parentali. Permane però la percezione di insicurezza. A pagina 14, tutta dedicata all’analisi dei dati, il sociologo Mauro Magatti spiega in una intervista perché “L’uomo della strada è più saggio di tanti economisti”. «E la prova che c’è una sorta di ossessione nel nostro mondo rispetto ai valori economici. Invece le persone che vivono una vita normale alla fine si dimostrano più sensate di tanti commentatori e della classe dirigente in particolare. Uno non è contento se le cose vanno meno bene, è evidente; però capisce che la vita non ha solo una dimensione economica… Più che guardare ai valori assoluti vanno viste le tendenze. Alcuni dati di percezione soggettiva sono all’apposto dei dati oggettivi. Ad esempio, aumenta la soddisfazione sul lavoro e su altre cose che vanno peggiorando. Vuol dire che le percezioni sono molto relative. Si può essere contenti di quello che si ha perché, guardando avanti e percependo la crisi, ognuno si tiene stretto quello che possiede e ne è contento».

FAMIGLIA
ITALIA OGGI – «Piano famiglia, una deduzione per ogni figlio» è il titolo dell’articolo a pagina 25. Si annuncia «Un fisco più equo a misura di famiglia con le Dfc (Deduzioni familiari corrette) e il Qfp (Quoziente familiare pesato). Le due nuove misure sono una novità per il sistema fiscale italiano e sono ipotizzate dal Piano nazionale di politiche per la famiglia del Governo che sarà discusso alla conferenza nazionale della famiglia in programma a Milano dall’8 al 10 novembre».

TARIFFE
AVVENIRE – A pagina 11 si parla di ”Nuove risorse per l’editoria non profit” e dell’accordo tra Uspi e Banca Prossima per garantire servizi dedicati del quale beneficeranno 800 soci editori di oltre mille testate non profit. L’intesa prevede che Banca Prossima supporti queste realtà con intervent ad hoc per limitare il più possibile l’impatto sui bilanci degli aumenti delle tariffe postali. L’istituto bancario offrirà servizi su misura – dal conto corrente ai servizi on line e ai finanziamenti – per rispondere alle esigenze dell’editoria del terzo settore. 

AMBIENTE
LA REPUBBLICA – Il ministero della Prestigiacomo subisce tagli impressionanti. Secondo un rapporto Wwf i fondi ridotti del 60% in tre anni. Una decurtazione secca di un miliardo che condanna il ministero all’agonia (l’unico dicastero a non subire tagli è la Difesa). In pratica, scrive Giovanni Valentini, l’Italia «continua ad armarsi per guerre straniere… Ma resta disarmata per combattere le calamità naturali, le alluvioni, le frane e tutti i disastri che minacciano direttamente il territorio nazionale».

VENETO-TERZIGNO
IL GIORNALE – Un pezzo paragona quelli che chiama “diversamente italiani”. Dalla prima pagina Matteo Mion, avvocato di Padova, scrive: «Sono un polentone bagnato, appena uscito dalla fanghiglia che ha sommerso gli abitanti di Vicenza, Padova e dintorni a causa dell’esondazione del Bacchiglione. Migliaia di sfollati e centinaia le famiglie trasferite nei palazzetti dello sport e arrangiate. Una silenziosa mobilitazione. Non una vedova in lacrime, non una rampogna contro gli amministratori locali e nazionali. Non un Matrix, un Porta a Porta. Eppure Bertolaso ha constatato dall’alto  dell’elicottero la gravità della situazione con interi paesi come Caldogno sott’acqua e i conseguenti danni incalcolabili alle attività produttive. Nonostante ciò nessun  rappresentante del Governo e dell’opposizione sono venuti in Veneto impegnati come sono a disquisire sui temi d’eccellenza come Ruby &C». E Infine: «Sul Veneto è calato il silenzio della politica a corto di moneta. Hanno ragione allora i napoletani a scatenare l’inferno a Terzigno: con il ricatto ottengono denari e promesse. Il Premier corre a Napoli per rassicurarla e la mondezza arriva a Padova».

ANGELO VASSALLO
IL MANIFESTO – Un richiamo in prima e una lunga intervista a Dario Vassallo, fratello di Paolo (pagina 6) a due mesi dall’uccisione del sindaco di Pollica. «A due mesi dall’uccisione siamo soli» è il titolo del richiamo «Angelo Vassallo viene assassinato la sera del 5 settembre. Le indagini sulla sua morte non hanno portato ancora a nessun risultato mentre, spenti i riflettori, la politica ha smesso di interessarsi alla vicenda». Il fratello dice, tra le altre cose: «Non ci aspettavamo di dover affrontare tutto questo, ma a noi familiari le passerelle non ci interessano, soprattutto quelle dei politici, di sinistra come di destra, che hanno fatto un clamoroso autogol cercando di appropriarsi della sua memoria. Angelo era al di fuori dei partiti, il Pd poi l’ha trattato male, ho le carte che lo provano. Due giorni prima di morire mi disse “in politica più sei scemo più fai carriera” (…)».

QUOTE ROSA
IL SOLE 24 ORE –  Interessante pezzo in prima pagina sulle donne ai vertici delle aziende. In base all’articolo “La governance migliora con quote rosa di qualità”, il parlamento italiano sta discutendo una proposta di legge che imporrebbe una quota minima del 30% di donne nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa. L’economista Luigi Zingales, che è l’autore del pezzo, spiega i pro e contro di questa misura. 

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