Volontariato
Le banche europee dicono no alla Tobin tax
Eppure secondo l'Onu se la Tobin tax venisse applicata procurerebbe un gettito compreso tra i 180 e i 220 miliardi di dollari l'anno, da utilizzare per alleviare la povert
I banchieri europei dicono no alla Tobin tax. La Federazione bancaria dell’ Unione europea ha reso noto uno studio in cui si dice contraria all’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie internazionali. La Tobin tax prende il nome dall’economista James Tobin, premio Nobel nel 1981, che la ideò nel 1972. L’idea di fondo è quella di garantire attraverso l’introduzione di una tassa sulle transazioni internazionali in valuta, una sostanziale stabilità dei cambi, scoraggiando gli attacchi speculativi di natura valutaria causa delle brusche fluttuazioni dei corsi valutari. Negli ultimi anni l’incremento delle transazioni finanziarie ha subito una vera e propria impennata: nel 1998 su 240 giorni lavorativi i movimenti di capitale ammontavano a circa 360 mila miliardi di dollari, contro una stima di 6 mila miliardi per il commercio internazionale dei beni e servizi un rapporto di 1 a 60 rispetto all’ 1 a 3,5 del 1977.
Secondo stime fornite da funzionari dell’Onu, se la Tobin tax venisse diffusamente applicata procurerebbe un gettito compreso tra i 180 e i 220 miliardi di dollari ogni anno. Dati della Banca Mondiale e dalle Nazioni Unite indicano che ne servirebbero 225 mila miliardi per eliminare le forme peggiori di povertà e per garantire un’adeguata protezione ambientale. Secondo la Fbe l’introduzione della Tobin tax non sarebbe in grado di garantire la stabilità dei mercati finanziari perché dovrebbe essere introdotta contemporaneamente da tutti i paesi del mondo e anche in questa ipotesi, comunque, produrrebbe solo effetti secondari. In Italia, Mani Tese sta raccogliendo le firme per presentare una petizione che chiede l’applicazione di una tassa pari allo 0,1% delle transazioni valutarie da destinare ad azioni contro la povertà e la tutela dell’ambiente.
Info: www.tobintax.org
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