Non profit

Le attività hanno limite spaziale?

Esse rappresentano le modalità attraverso la quale un ente persegue uno scopo per il quale più persone si sono riunite.

di Carlo Mazzini

Sono un socio fondatore di un?associazione di volontariato, la cui finalità attuale è esclusivamente rivolta a un ambito cittadino. Avrei bisogno di alcuni chiarimenti in merito alla possibilità di trasformare in futuro questa associazione in una realtà a più ampio raggio, magari operando in collaborazione con altre organizzazioni. Vorrei sapere se fosse possibile partecipare a progetti di ong o di associazioni onlus. Mi piacerebbe sapere se un giorno la mia piccola associazione potrebbe portare un piccolo aiuto anche lontano.

A Z. (email)

Finalità e attività sono gli attori di questo quesito. Verosimilmente. non è la «finalità attuale» della sua associazione ad essere «esclusivamente rivolta ad un ambito cittadino»; è più corretto (e probabile) che le limitazioni territoriali siano state da voi applicate, in sede di scrittura dello statuto, nelle «attività svolte».
Facciamo un passo indietro. La differenza tra finalità e attività è che la prima configura lo scopo per il quale più persone si sono riunite, mentre la seconda rappresenta la modalità attraverso la quale l?ente persegue lo scopo. Il più delle volte, la finalità è ideale, magari difficile da raggiungere comunque perseguibile (e non impossibile), l?attività è concreta. Un esempio: «la pace nel mondo» è una finalità condivisibile, non impossibile, ma perseguibile quantomeno a gradi. Rappresenta di certo una idealità. Di per sé, non ci dice nulla su come sia raggiungibile. Le attività saranno rappresentate da azioni di sensibilizzazione, educazione alla non violenza, finanziamento di progetti nel terzo mondo, incontri, dibattiti, pubblicazioni.
Fermo restando il diritto di perseguire una finalità «monstre» pur partendo da una piccola associazione di provincia, sarà l?attività a qualificare la territorialità; ma come? Tutte le attività devono svolgersi all?interno della regione? La risposta è affermativa, e in più qualifichiamo come «attività» solo quelle che ci vedono protagonisti in prima persona, a contatto diretto con gli «utenti» finali. Non oltrepasso la mia linea di confine se organizzo a livello locale una raccolta di fondi per sostenere un progetto di educazione al multiculturalismo in Palestina, e se tale progetto è realizzato e portato avanti da una Ong riconosciuta idonea dal ministero degli Esteri. La mia attività -che comunque deve essere funzionale al perseguimento della finalità – ricade nel mio territorio di competenza, in quanto le persone alle quali chiedo aiuto e sostegno morale e finanziario, sono quelle del mio ambito locale.
Le faccio notare come la legge sul riconoscimento della personalità giuridica (Dpr 361/00) incredibilmente (all?art 7, c 1) faccia riferimento alle «finalità statutarie» che «si esauriscono nell?ambito di una sola regione» per delimitarne il raggio d?azione e la tipologia di riconoscimento (appunto regionale).
Così come ha dell?assurdo – a mio parere – la richiesta (art 1, c 3) che «il patrimonio risulti adeguato alla realizzazione dello scopo»; ma pensiamoci bene. Se così fosse, nessun ente potrebbe perseguire alti ideali (pace nel mondo), e neppure quelli medio – alti (reinserimento sociale dei detenuti), data l?incalcolabilità (nel vero senso del termine) dello sforzo patrimoniale necessario al loro raggiungimento.
Pertanto, con la sua organizzazione cerchi di capire se l?attività di collaborazione con altre Ong può svilupparsi entro i confini territoriali che vi siete prefissati nello statuto; nel caso in cui vogliate essere protagonisti di attività di cooperazione internazionale, siete obbligati a modificare lo statuto e, se avete personalità giuridica, chiedere di essere riconosciuti a livello nazionale.

Il punto
Finalità e attività sono i confini ideali di un?associazione. Ed è importante avere ben chiare le differenze che esistono.
Le finalità enunciate possono essere molto difficili come la pace nel mondo. Le attività invece sono quelle che vedono i soci e aderenti protagonisti in prima persona. E sono le attività a porte avere dei limiti spaziali.

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