Welfare
Le associazioni milanesi: Il Cpr di via Corelli deve essere chiuso
Una rete di realtà della società civile milanese lancia un appello alle istituzioni e chiede dignità e diritti per le persone trattenute nel Centro di permanenza per il rimpatrio. Per i firmatari si tratta di strutture che "sono funzionali ad un modello emergenziale di gestione delle migrazioni che deve essere superato perché fallimentare"
di Redazione
Chiudere i Cpr (Centri di Permanenza per il Rimpatrio) a partire da quello di via Corelli a Milano.Questo l'appello (il testo integrale in allegato), lanciato da una rete di oltre 20 realtà della società civile milanese, che chiedono la chiusura dei centri di permanenza per il rimpatrio e sollecitano nel contempo le istituzioni, a partire da Prefettura, Questura e Comune di Milano, ad adoperarsi nell’immediato per garantire dignità e diritti alle persone trattenute.
“Negli anni i vari Cpr si sono dimostrati luoghi in cui le condizioni delle persone trattenute sono drammatiche, da un punto di vista del rispetto dei diritti e delle dignità delle persone, oltre che sotto il profilo delle condizioni igienico-sanitario, della salute fisica e mentale e della sicurezza per i trattenuti e i lavoratori. Quanto accaduto in questi primi mesi – si legge nell’appello -, dimostra che il Cpr di via Corelli a Milano non fa eccezione. Le poche informazioni disponibili dimostrano le tantissime criticità che si stanno riscontrando riguardanti le condizioni materiali del trattenimento, il diritto alla difesa, le comunicazioni con l’esterno attraverso l’utilizzo di telefoni, l’assistenza sanitaria, la tutela dei soggetti vulnerabili”.
Nel manifesto-appello per la chiusura dei Cpr si rileva altresì che: “Essi sono funzionali ad un modello emergenziale di gestione delle migrazioni che deve essere superato perché fallimentare. Le migrazioni sono un elemento strutturale della società pertanto, serve un approccio che sappia realizzare un’accoglienza – assolutamente sostenibile per le persone e per la nostra economia – capace di produrre inclusione sociale, stabilità e trasmettere sicurezza non solo ai migranti ma a tutti i cittadini”.
Tra le prime azioni per garantire “il rispetto dei diritti e della dignità delle persone trattenute” si chiede:
- la tutela legale e il rispetto dei diritti di informazione, comunicazione e difesa;
- l’assistenza sanitaria e la salvaguardia delle condizioni di salute, ancora più fondamentale soprattutto durante questa fase di pandemia in cui è centrale il rapporto con Ats e Asst di riferimento;
- condizioni di permanenza e di vita dignitose all’interno della struttura;
- la tutela dei soggetti vulnerabili (le vittime di tratta, persone in condizioni di emarginazione sociale, con problemi di salute fisica e/o mentale, disabili, anziani) che non dovrebbero essere trattenuti nel Cpr ma fruire di percorsi di protezione sociale;
- l’applicazione delle procedure per l’accertamento della minore età.
L'appello è firmato da:
Per Comitato Milanese Io Accolgo: Acli Milano – Arci Milano – Asgi Lombardia – Associazione Arcobaleno – Ass. cult. Villa Pallavicini – Associazione Enzo Tortora Radicali Milano – Avvocati per niente – CGIL Milano – CIAI – Cisl Milano Metropoli – CNCA Lombardia – Comunità di Sant’Egidio Milano – Fondazione Casa della Carità "A. Abriani" – Fondazione Franco Verga – La Cordata – ResQ People Saving People – Samia, insieme per l’uguaglianza – UIL Milano e Lombardia.
Antigone Lombardia – Agenzia stampa Pressenza – Cambio Passo APS Onlus – CGIL Lombardia – Laudato sì, un'alleanza per il clima, la Terra e la giustizia sociale – Naga Odv – Osservatorio Solidarietà – Rete mai più Lager No cpr
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