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Le associazioni entrino nella stanza dei bottoni
Il presidente del Csi lancia un appello
di Redazione
Rappresentano la spina dorsale dello sport di base e consentono a circa 7 milioni di italiani di tutte le età di praticare sport a prezzi contenuti. Quando si tratta di legittimare il loro ruolo, però, non esistono. Le associazioni sportive ai tavoli istituzionali non contano, perché nessuno finora ha provveduto a legittimarle sul piano giuridico ed economico. Così anche nella riforma del Credito Sportivo: Regioni ed Enti locali entrano nel consiglio di amministrazione, gli enti di promozione sportiva no.
«Conosciamo molto bene le esigenze dello sport di base, siamo il termometro dello sport sul territorio. Nelle situazioni pubbliche e istituzionali si parla poco del nostro impegno; nei corridoi, invece, i riconoscimenti sono notevoli», denuncia Donato Mosella, presidente del Centro sportivo italiano (Csi) uno dei principali enti di promozione sportiva del nostro Paese. «Il risultato lampante è che nelle sedi istituzionali manca la voce dell?associazionismo sportivo e in quest?ottica non fa eccezione il Credito Sportivo. È evidente la volontà politica di vedere questo istituto solo al servizio degli Enti locali, da una parte, mentre dall?altro permane una visione di vertice dell?impiantistica sportiva, solo al servizio del Coni».
Al Credito Sportivo manca dunque la voce di chi promuove lo sport di base e conosce più di tutti i problemi del territorio, per la mancanza di un serio interlocutore istituzionale. «Il governo ha fatto passi avanti in materia di sport», prosegue Donato Mosella, «ma le scelte sono state frammentate, perciò occorre una legge quadro sullo sport di base e le associazioni che lo promuovono, quale filo comune di vari settori frammentati. In Italia lo sport sociale è ancora sotto il controllo del Coni,che decide chi e quali attività sostenere. La Conferenza nazionale dello sport sarà il primo banco di prova del governo».
Una legge quadro che legittima sul piano legislativo le associazioni sportive, in Francia e in Germania è già operativa. In Italia, invece, se ne parla solo nei corridoi.
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