Formazione

Le Arci e le slot, ci scrive la presidente

Francesca Chiavacci ci scrive a proposito dell'intervista sulla presenza di slot nei circoli Arci. Riccardo Bonacina le risponde

di Redazione

Caro Direttore, Le scrivo per chiedere una rettifica a proposito dell’articolo pubblicato su Vita.it il giorno 3 aprile a firma del giornalista Lorenzo Maria Alvaro. Il titolo recita, Chiavacci: “Non è compito dell'Arci combattere le slot” (qui l'intervista)

Penso che quell’affermazione contenuta nel titolo non corrisponda a verità. Sinceramente non ricordo di aver pronunciato mai quelle parole. Credo che l' estrapolazione giornalistica che ha portato alla costruzione del titolo sia ardita. Avrei affermato un principio contrario alla lettera a) dell’articolo 3 dello Statuto nazionale dell'Arci che individua tra i campi prioritari di iniziativa dell'associazione “la promozione del benessere delle persone e il riconoscimento del diritto alla felicità”. 

Sono consapevole che la scelta editoriale è indubbiamente libera (che vedo continuate a perseguire con l’intervista a Luigino Bruni);  mi permetta però di esprimere la mia opinione su alcuni punti:  

1) Lo spunto da cui sembrava partire la richiesta di chiarimenti (divenuta poi intervista) da parte del giornalista era la notizia della presenza di slot machine in un circolo di Firenze che aveva celebrato alcuni mesi prima la dismissione dei contratti di noleggio di quegli  apparecchi alla presenza della Presidente della Camera Laura Boldrini, nell'ambito di un evento della campagna contro i rischi del gioco d'azzardo “Mettiamoci in gioco”. Credo sia doveroso precisare che quel Circolo ha fatto una precisa scelta contro la presenza del gioco d'azzardo al proprio interno e che non ha assolutamente smentito quella scelta. Una scelta, precisiamo ulteriormente, assunta con delibera del Consiglio (il cui verbale era affisso nel corso dell'evento) dopo una lunga discussione partita proprio dalla conoscenza di alcuni drammi personali di soci (a cui poi non è stata rinnovata la tessera proprio per impedire che quei drammi si acuissero, perlomeno all'interno dei locali del circolo stesso…) e dalla consapevolezza di un faticoso quanto coraggioso maggiore impegno per la gestione del proprio bilancio. Una scelta a cui è seguita una lettera di disdetta dei contratti ai noleggiatori degli apparecchi e alla Sisal, società concessionaria.

A impedire la cessazione è stata la tipologia dei contratti stessi, che, lei concorderà, possiamo definire veri e propri contratti-capestro, a cominciare dai termini necessari per la disdetta e dall’elevatissima penale prevista in caso di recessione anticipata. Una cessazione solo rimandata, perchè alla fine del 2016 quel circolo NON avrà più slot al proprio interno. E qui sta il punto. Ci si può rimproverare che un contratto va letto meglio (più volte il giornalista mi ha fatto notare che bisognava leggerlo meglio, e io ho concordato, usando la parola “leggerezza”). Ci si potrà rimproverare di aver voluto ospitare un evento di “rilievo”. Ma ce ne passa per arrivare, come è sembrato dalle ricostruzioni apparse su Il Corriere Fiorentino e Vita, a rendere “colpevole” e “non coerente” proprio il soggetto che ha fatto una scelta di coerenza.

2) Coerenza: è la parola che la sottoscritta ha usato con il giornalista riguardo al confronto e alla dialettica con i circoli. Siamo una rete di oltre 5mila circoli in tutto il territorio nazionale. Il fenomeno della presenza del gioco d'azzardo è una questione che ci riguarda. Ne siamo consapevoli. E la discussione di questi anni sono andati in un'unica direzione. Tutti i nostri atti e dichiarazioni di impegno nel contrasto ai rischi del gioco d'azzardo e alle ludopatie sono stati approvati all'unanimità negli ultimi Congressi e dagli organismi dirigenti. Siamo impegnati nella campagna 'Mettiamoci in gioco'.

Così come è giusto ricordare che il fenomeno della presenza del gioco d'azzardo riguarda una parte ristretta del nostro associazionismo diffuso e che nel corso degli ultimi anni i numeri della presenza nei Circoli hanno conosciuto una progressiva riduzione. Come ho spiegato nella richiesta di chiarimenti, il nostro associazionismo è un sistema di autonomie, di gruppi dirigenti diffusi, di bilanci, di rappresentanti legali che ogni giorno decidono come proseguire la loro esperienza associativa. Il lavoro dell'Arci è stato ed è senz'altro quello di mettere in campo strumenti di “dissuasione” e di “supporto” nei confronti delle strutture che hanno dovuto far ricorso all’utilizzo di slot.

3) Siamo anche consapevoli del fatto che la diffusione del gioco d'azzardo e del dramma sociale delle ludopatie trova ragione e fondamento nella solitudine, nelle fragilità sociali con la complicità di media e Stato italiano (il maggior esattore di questo fenomeno…ma qui la coerenza non è così importante). La nostra attività quotidiana di accoglienza, socialità, creazione di relazioni sociali sane e ricostruzione di legami di comunità che svolgiamo in tanti modi su tutto il territorio nazionale rappresenta, che si voglia vedere o no, uno degli agenti diffusi di prevenzione delle dipendenze e quindi anche della ludopatia. In molte delle nostre basi associative vengono ospitati, inoltre, gruppi di autoaiuto contro le dipendenze, collaborazioni con le zone sociosanitarie locali proprio su questo tema, come nella battaglia contro l’alcolismo o le tossicodipendenze. Per noi combattere la solitudine è, da quando siamo nati, ragione di essere.

Per questo quel titolo, indipendentemente dal contesto dal quale è stato estrapolato, o dalla correttezza giornalistica o meno, lo consideriamo una bugia.

Proprio perchè sono convinta che quel titolo abbia lasciato di stucco anche Lei e tante persone impegnate e non nel movimento noslot, credo sia molto comprensibile che abbia fatto tanto arrabbiare anche noi. 

La saluto, permettendomi di citare Italo Calvino: Se alzi un muro, pensa a cosa lasci fuori. Nella battaglia no-slot può tornare utile.

Cordialmente Francesca Chiavacci

 

Risponde Riccardo Bonacina

Cara presidente, ho voluto ascoltare la registrazione dell’intervista prima di risponderle perchè, è vero, anch'io sono rimasto di stucco leggendo l'articolo, ma devo dire che il titolo, pur in una necessaria sintesi, non tradisce affatto il pensiero da lei espresso nel dialogo con Lorenzo Maria Alvaro. Lei ha più volte ribadito che l’obiettivo del contrasto dell’azzardo legale deve essere in capo allo Stato e non alle organizzazioni di base come l’Arci.

In ogni caso pubblichiamo volentieri le sue precisazioni. Mi permetta però qualche considerazione su quanto scrive. Se alzi un muro – ha scritto Italo Calvino – stai attento a che cosa lasci fuori. Qui, tra dentro e fuori , non c'è un muro,  ma un fatto: il circolo Arci San Nicolò di Firenze che, il 24 gennaio 2014, con tanto di Patrocinio della Camera dei Deputati e alla presenza di deputati e della presidente Laura Boldrini, servì da set fotografico-mediatico ( per una partita a bigliardino "contro le slot machine",  quelle slot non le ha mai tolte, né le toglierà fino alla naturale e crediamo economicamente fruttuosa scadenza del contratto, nel 2016. Due anni dopo un "evento" che evidentemente non ha prodotto frutti, se non i frutti amari dello scoprire che forse, sotto lo slogan, non c'è niente. Dentro e fuori: dentro quel circolo, coperte da un mare di "vorrei ma non posso" restano le slot. Fuori? Fuori, come lei ci scrive nero su bianco restano alcuni oramai ex soci ai quali "non è stata rinnovata la tessera". La loro colpa? Aver creato problemi a sé e alla proprie famiglie (e magari anche al circolo) a causa di quelle slot machine. Fuori gli uomini due volte vittime, quindi, dentro le macchine. E questo è un altro fatto. Anzi è un muro, cara presidente, un muro di calce e mattoni. Il fatto che questo mix quasi comico di fatti accada in quella che un tempo era una storica Casa del Popolo non aggiunge nulla, ma nulla nemmeno toglie alla domanda di fondo che, dalla sua lettera, comprendo lei non ha colto a pieno: che cosa è diventata la vocazione associativa, comunitaria, culturale, ricreativa di Arci?

Arci è molto di più di questi alibi, di questi muri, di queste chiacchiere – ne sono certo e i tanti articoli che dedichiamo alle centinaia di iniziative ne sono la prova. Ma i fatti, nello specifico, dicono altro, e allora ognuno ne tragga le debite conseguenze:  o qui siamo in presenza di una enorme farsa o siamo in presenza di un'enorme tragedia. Tutto il potere alle macchine – cantava Franco Battiato – "e gli uomini a pane e acqua". Le piace così? Non ci sono scelte indolori, ci sono scelte che dicono chi siamo e come siamo. La vostra scelta è dunque quella di tenere le slot machine in quel circolo che  si voleva accreditare come simbolo a beneficio di qualche politico e delle telecamere? Anche qui: fatti, non convegno, adesivi, chiacchiere e muri parole. Ci sono dei semplici bar che neppure godono delle agevolazioni fiscali di cui i circoli godono che sono riusciti a vincere la loro battaglia, così come altri circoli Arci (qui una delle tante storia che raccontiamo)

Sono convinto che l’Arci nazionale potrebbe fare molto di più per bonificare i suoi circoli dai terminali dell’unica industria che invece di produrre ricchezza e valore lo consuma e lo brucia, promuovendo invece del buon vivere, lo strappo dei legami sociali e familiari, l’incremento dell’usura, il malessere sociale e psicologico. Non basta mettere la sigla della propria organizzazione insieme alle altre per iniziative a beneficio di stmpa e di politica, occorrono scelte più coraggiose e minimamente più radicali.

Un grande presidente dell’Arci che ci onorò della sua amicizia e collaborazione, Tom Benetollo, scriveva: «In questa notte oscura, qualcuno di noi, nel suo piccolo è come quei "lampadieri" che, camminando innanzi, tengono la pertica rivolta all'indietro, appoggiata alla spalla, con il lume in cima. Così il "lampadiere" vede poco davanti a sé ma consente ai viaggiatori di camminare più sicuri. Qualcuno ci prova. Non per eroismo, non per narcisismo ma per sentirsi dalla parte buona della vita. Per quello che si è». Ecco anche oggi abbiamo bisogno di “lampadieri” capaci di generare fatti reali più che parole e fotografie.

Con amicizia leale, Riccardo Bonacina

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