Formazione

Le altre Protezioni civili

Dalla Francia alla Grecia, ecco come sono organizzate

di Lorenzo Alvaro

Dopo la bufera giudiziaria che ha investito la protezione civile italiana e il suo comandante in capo Guido Bertolaso, è naufragato il progetto di Protezione civile  Spa. A questo punto dovrà essere pensata e varata una nuova organizzazione. Ma come?
Il meccanismo, i compiti e le funzioni della protezione civile, così come il suo stesso nome, non sono uguali in tutta Europa, ma variano a seconda della struttura dell’organizzazione statale propria ad ogni paese. Resta però identica la missione di fondo: garantire la sicurezza dei cittadini durante le emergenze, siano esse naturali o accidentali, e nella loro prevenzione attraverso un sistema coordinato di misure volte a contenere o a evitare i danni provocati dalla calamità.

Ecco come è organizzata nei principali paesi europei:

FRANCIA. La “Direction de la sècuritè civile” (Dss, ovvero ‘Direzione della sicurezza civilè) è la struttura centrale responsabile della gestione dei rischi sia naturali che provocati da mano umana in Francia, e fa parte del ministero dell’interno. Diretta da un prefetto, la Dss ha al suo servizio circa 2.500 persone tra civili e militari ripartiti su 60 siti sparsi su tutto il territorio nazionale, che lavorano in collaborazione con i pompieri, le prefetture, i comuni, i volontari e le associazioni. Nelle situazioni di emergenza la Dss lavora insieme ai ministeri della difesa, della sanità, dell’ambiente e dei trasporti per la mobilitazione degli esperti e delle risorse. In particolare, il ministero dell’ambiente si occupa della prevenzione dei rischi con un delegato specifico che deve assicurare il coordinamento. Tre gli obiettivi della Dss: la protezione delle persone, la difesa dell’ambiente e dei beni materiali.

GERMANIA. La protezione civile, come stabilito dalla Costituzione, è solo di competenza dei Laender, le regioni tedesche. A gestire le emergenze è il responsabile dell’amministrazione locale del distretto, con l’aiuto dell’amministrazione regionale, dell’assistenza tecnica federale, dei vigili del fuoco e delle diverse organizzazioni che si occupano di fornire soccorso come la Croce rossa. In caso di disastri maggiori, possono intervenire su richiesta anche i ministeri dell’Interno e della Difesa federali, e la gestione della crisi può essere trasferita dal livello distrettuale a quello regionale (Laender). Spetta ugualmente all’amministrazione distrettuale predisporre piani di prevenzione e di gestione dei diversi tipi di emergenze che si possono presentare.

SPAGNA. Con la riforma avvenuta nel 2008, la protezione civile rientra a tutti gli effetti tra le competenze del ministero dell’Interno spagnolo, di cui si occupa un dipartimento specifico, la
Direccion general de protecciòn civil y emergencias” (‘Direzione generale della protezione civile e delle emergenzè). Da questa dipendono il Centro di coordinamento operativo, la Rete di allarme per la radiottività e tutte le altre reti e infrstrrutture nazionali sia operative che di comunicazione che si occupano di facilitare la gestione operativa delle emergenze. La Direzione generale spagnola coordina anche le relazioni con le unità della protezione civile delle delegazioni governative, con gli organi competenti in materia delle Comunità autonome, delle amministrazioni locali ma anche con le strutture omologhe a livello europeo ed internazionale. Su sua iniziativa può essere richiesto l’intervento dell’Unità militare di emergenza. Oltre  all’intervento nelle situazioni di crisi, la Direzione generale si occupa anche della prevenzione dei rischi sotto tutti gli aspetti, della formazione del personale e della comunicazione con i cittadini.

REGNO UNITO. È il “Civil Contingencies Secretariat” (CCS), che dipende dall’Ufficio di Gabinetto del governo britannico, ad occuparsi della protezione civile. Il lavoro viene svolto in partenariato con diversi dipartimenti governativi, le amministrazioni locali e gli altri attori chiave per migliorare la capacità della Gran Bretagna a prepararsi, reagire e riprendersi dalle situazioni di  emergenza.

PORTOGALLO. È il primo ministro ad essere responsabile della protezione civile, ma questo può delegare il da farsi al ministero dell’interno, presso cui è attivo un Centro di emergenza (Ceopc) che rappresenta l’organo del Servizio nazionale della protezione civile (Snpc). È quest’ultimo ad occuparsi della prevenzione, della predisposizione dei piani di emergenza e dell’organizzazione dei
soccorsi. Quando si verifica una calamità, viene istituito un apposito Centro di coordinamento della protezione civile (Ccdpc), che mette insieme le risorse e l’operato dei diversi responsabili dei servizi pubblici che si occupano di assistenza socio-sanitaria, ordine pubblico e così via. Ad occuparsi sul campo dei soccorsi sono i pompieri, la polizia, la Guardia nazionale, l’esercito e le associazioni di volontariato che si occupano di emergenze.

GRECIA. Spetta al Consiglio di governo per gli Affari esteri e la difesa (Kisea) definire la politica di governo per quanto riguarda la gestione delle emergenze. I diversi ministeri che si occupano di protezione civile, tra cui il ministero per l’ordine pubblico, sanità, ambiente e agricoltura, sono riuniti a loro volta in una Commissione di coordinamento (Sdo). Il prefetto, che è il rappresentante del governo a livello locale, informa la Sdo e, se l’emergenza è di dimensioni limitate, assume lui stesso la responsabilità delle operazioni.
 


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