Sono entrato da poco, qualche settimana appena, nel mondo di facebook, prima per curiosità, poi con più attenzione e con qualche esercizio di ricerca, non solo delle persone che potrei conoscere, ma anche delle potenzialità del giocattolo.
Butto lì qualche considerazione a caldo, vedendo che Vita sta debuttando nella grande tribù del social network più famoso del mondo.
Prima di tutto mi sono reso conto che, passate le prime “amicizie” che sono quelle di “prossimità” (lavori attuali o recenti, amici personali, conoscenze di primo cerchio), succede che di giorno in giorno si entra in contatto con una rete più larga, una seconda fascia, che è composta di persone che condividono almeno qualcosa con te.
Se controllo l’orientamento dei circa duecento “amici” che al momento figurano nel mio profilo in rete, mi accorgo che la gran parte si definisce “liberal” e “cattolica”. Molti sono di sinistra più radicale, molti di centrodestra moderata, insomma un mondo trasversale ma anche fortemente impegnato sul terreno poitico e sociale.
La seconda notazione è che ci sono moltissime “cause” da condividere, alcune sono eccellenti, altre estemporanee, si rischia un affollamento di messaggi, una gran perdita di tempo, ma con un po’ di attenzione è possibile cogliere alcune tendenze, avvicinarsi a gruppi che ragionano davvero, o cominciano a farlo.
Sta nascendo dunque anche in Italia un fenomeno importante, che per il mondo del sociale potrebbe essere molto interessante, perché consente di uscire dal guscio dell’autoreferenzialità quando si affrontano temi che spesso sono letti e commentati solo dagli addetti ai lavori.
Terza riflessione: il rischio di facebook è l’effetto droga, ossia il bisogno di vedere sempre se c’è qualcuno che ti sta cercando, che ti scrive, che si ricorda di te. Il social network può essere un antidoto alla solitudine ma non deve mai sostituire il contatto verbale, l’incontro fisico, l’uscire di casa spegnendo il computer.
Quarto spunto: è un luogo di grande possibilità di incontro fra generazioni diverse, giovani (tantissimi) e meno giovani (assai numerosi) a riprova che la semplicità dello strumento favorisce l’alfabetizzazione su internet, e la messa in rete di risorse altrimenti destinate a diventare marginali.
Quinta meditazione: la potenzialità è enorme, il giocattolo si presta a un uso eccellente, ma al momento lo utilizziamo quasi tutti per un pizzico di narcisismo e per il gusto di giocare. Il che, di per sé, non è male.
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