Formazione

Le adozioni a distanza alla svolta. Qualità & regole

Il 29 novembre a Genova gli enti si dotano di una carta della qualità e si riconoscono in norme comuni di trasparenza. A garanzia dei sostenitori.

di Benedetta Verrini

E’ indiscutibilmente il boom di questi ultimi anni. Mentre tutte le altre forme di solidarietà hanno dovuto fare i conti con la crisi economica o fisiologici “cali d?attenzione”, l?adozione (o sostegno) a distanza è lentamente, silenziosamente, cresciuta. Forte di un sistema che prevede contributi regolari, che legano il donatore all??adottato? (un bambino, un progetto, un?intera comunità), nel 1999 coinvolgeva 600mila italiani e oggi, secondo la Doxa, tocca quota 2 milioni (con un impatto economico di difficile valutazione, ma certamente notevole, nell?ordine di qualche centinaio di milione di euro). Cifre di tutto rispetto su cui varie organizzazioni, da Avsi a Coopi, fino a Intervita e Azione Aiuto si confrontano, sabato 29 novembre, nell?ambito del quinto Forum nazionale del Sostegno a distanza. “Un appuntamento che segna un passaggio cruciale”, annuncia Vincenzo Curatola, presidente del coordinamento La Gabbianella e membro del comitato promotore del Forum. “In esso viene costituito il Forum permanente del sostegno a distanza e presentata la Carta dei criteri di qualità, strumento con cui le associazioni imboccano sempre più decisamente la strada dell?autoregolamentazione”. La nuova Carta “impegna alla realizzazione di obiettivi di qualità nella gestione del denaro”, prosegue Curatola, “nella comunicazione con i sostenitori, nel rapporto con le istituzioni, nel lavoro con i referenti e i beneficiari stessi”. Una parte significativa del mondo delle organizzazioni condivide questo impegno sulla qualità: “La Carta è uno strumento per garantire il migliore svolgimento dei progetti, ma anche per far crescere la consapevolezza della gente sul significato di questi interventi” ,dice Dania Tondini, responsabile Avsi per il sostegno a distanza. è “un traguardo di chiarezza, in modo che chi usa l?espressione ?adozione o sostegno a distanza? possa far riferimento a precisi criteri e standard operativi”, aggiunge padre Vincenzo Barbieri, presidente Coopi. Mentre c?è chi partecipa al debutto del Forum, c?è anche chi a Genova ha deciso di non andare. Nessuno spirito polemico. Piuttosto, una diversità di visioni. Alcuni non si riconoscono nel concetto di “adozione a distanza”, come Save the Children che, con i progetti Child Link, non attua un abbinamento sostenitore-bambino (ma poi, per ragioni di comunicazione, diffonde l?immagine di un singolo bambino che viene universalmente scelto come ?testimone? del progetto). Anche Terre des hommes, che pure ha deciso di non partecipare al Forum, ritiene fondamentale l?aspetto dell?anonimato e dell?assenza di contatti con i beneficiari, valorizzando il sostegno nell?ambito di un più ampio quadro di cooperazione. C?è poi chi non condivide assolutamente il percorso dell?autoregolamentazione e solleva la necessità di un inquadramento legislativo. è il Cisd-Comitato italiano sostegno a distanza, di cui fanno parte AiBi, Ciai, Terre des hommes, Vis e Cefa. “Anche il Consiglio dei ministri ha inserito la necessità di stabilire opportune forme per la regolamentazione del sostegno a distanza nel Piano nazionale di azione sui soggetti in età evolutiva 2002-2004“, ricorda Manlia Nanussi di AiBi che, in funzione di segreteria generale, riferisce la posizione del Cisd. “In Italia ci sono tantissime realtà associative e altrettante modalità di sostegno a distanza: se si giungesse a regole certe, stabilite con legge, come è successo per l?albo degli enti autorizzati alle adozioni internazionali, si otterrebbe il massimo della trasparenza e della rappresentatività verso le istituzioni, senza escludere nessuno”. Eppure, questa grande frammentazione “dovrebbe essere vissuta come una ricchezza”, commenta Marco Di Mauro, direttore generale di Intervita. “Perché limitare questa grande iniziativa solidale che il Forum si è impegnato ad autoregolamentare? Mi pare che la Carta della qualità rappresenti uno sforzo esemplare per tutto il mondo del non profit. Vogliamo davvero ingabbiare uno strumento così multiforme ed efficace, escludendo i piccoli gruppi locali e volontaristici che non riusciranno a entrare in un albo?”. “Dal mio punto di vista, se queste realtà sono in grado di autoregolamentarsi è meglio: l?adozione della Carta di qualità è un passaggio fondamentale per garantire la trasparenza, rinnovare la fiducia dei sostenitori e, di conseguenza, garantire la continuità dei progetti”, commenta Grazia Sestini. Il sottosegretario al Welfare confessa di aver adottato a distanza una bimba palestinese a Gerusalemme: “è una forma di solidarietà in cui credo”, dice, “perché ritengo che ogni bambino abbia diritto a vivere nella propria famiglia e nel Paese dove è nato”.


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