Non profit
Le Acli si associano al ricorso presentato dall’Italia
Iniziativa congiunta con i Cattolici tedeschi (Zdk) e le Settimane sociali di Francia
di Redazione
Le Acli, Associazioni cristiane dei lavoratori italiani, si associano al ricorso presentato dal governo italiano contro la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo in merito al divieto di esposizione della croce nelle scuole pubbliche.
In occasione del 60° anniversario della Dichiarazione Schuman, atto fondativo dell’Unione Europea, le Acli, insieme alla ZdK (il Comitato centrale dei cattolici tedeschi) e alle Settimane Sociali di Francia, quali rappresentanti della Rete “Iniziativa di cristiani per l’Europa”, hanno sottoscritto e presentato alla Corte europea di Strasburgo una richiesta formale di ammissione come “parte terza” nel procedimento “Lautsi v. Italy” inerente l’esposizione della croce nelle scuole pubbliche. Se la richiesta sarà accolta, le tre organizzazioni potranno presentare entro giugno una memoria articolata che esposta nel procedimento di ricorso attivato dal governo italiano.
Nel documento di richiesta, che viene depositato formalmente in queste ore alla Corte di Strasburgo, si afferma che è necessario riconsiderare la sentenza per «garantire un equo bilanciamento tra la formulazione degli standard dei diritti umani europei fondamentali e il riconoscimento della ricchezza di diversità esistenti in Europa, tra le quali il patrimonio di valori rappresentato dalla tradizione cristiana». Un patrimonio, sottolineano le Acli, «che informa e alimenta l’intera costruzione europea e in particolare i suoi valori fondanti, siano essi l’inviolabilità della dignità umana, il rispetto dei diritti umani fondamentali, la tolleranza e il mutuo rispetto».
«Il rispetto delle convinzioni degli allievi e dei parenti – prosegue il documento – invocato come condizione di neutralità da parte dello Stato nei processi educativi, senza nessuna esclusione nei confronti di allievi di convinzioni religiose e appartenenze etniche diverse, deve parimenti e in modo eguale considerare le convinzioni dei parenti e degli allievi che professano una precisa appartenenza religiosa e appartengono ad una chiesa, ritenendo, come da consolidata tradizione presente in tutta Europa, che debba essere garantita la possibilità di crescere i propri figli includendo l’aspetto religioso nella educazione pubblica».
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