Volontariato

Le Acli di Napoli: “La denatalità? Frutto della povertà”

Pasquale Orlando, segretario provinciale delal Acli di Napoli, commenta i dati dello storico sorpasso nelle nascite del Nord Italia

di Antonietta Nembri

?La precarietà del lavoro, il costo degli alloggi, la carenza dei servizi sociali rappresentano un combinato disposto contro la famiglia che c?è e quella che vorrebbe nascere”, commenta Pasquale Orlando, presidente provinciale delle Acli di Napoli osservando i dati diffusi negli ultimi giorni.

Il Nord batte il Sud per la prima volta nell’ipotetica graduatoria sulle nuove nascite in Italia. I dati riportati dalla stampa nei giorni scorsi mostrano che nell?ultimo anno è aumentata la percentuale di poveri in Italia, passata dal 12 per cento al 13,2 e che questo ha influito profondamente sul calo delle nascita. ?In particolare ? afferma Pasquale Orlando – la situazione è assolutamente drammatica in particolare nel Mezzogiorno, perché siamo passati dal 2002 al 2005 dal 22 al 25 per cento di persone povere. Il dato è tanto più eclatante perché è facile calcolare che nel meridione d?Italia risiede un terzo della popolazione nazionale e due terzi dei poveri. In Campania risiede, grosso modo, lo stesso numero di persone povere che sono in tutto il nord Italia, praticamente, circa 1.300.000 persone. Una famiglia su quattro, a Napoli, è sotto la linea standard di povertà?.

Le Acli di Napoli, quindi non si sono meravigliate dal recente studio dell?Università Cattolica di Milano e che dimostra che il sud, perdendo il primato della natalità perde parte della sua forza in risorse umane. ?Le Acli di Napoli ? conferma Orlando- lo avevano scoperto studiando i dati dei modelli Isee presentati di recente ai nostri servizi per ottenere le prestazioni sociali. Le elaborazioni del nostro osservatorio sociale ci dicono che la precarietà del lavoro, il costo degli alloggi, la carenza dei servizi sociali rappresentano un combinato disposto contro la famiglia che c?è e quella che vorrebbe nascere. In questo senso, non va ridicolizzata e resa utopistica la misura del reddito di cittadinanza, che, insieme a politiche attive del lavoro e agli investimenti per lo sviluppo, può determinare una inversione di tendenza. Le politiche familiari devono partire dal sostegno al reddito, dalla formazione e dalla creazione di nuovi posti di lavoro, altrimenti, insieme alla natalità salterà anche la coesione sociale?.

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