Economia
Le 6 scuole di pensiero sull’impresa sociale
Dagli "Aziendalisti" ai "Cooperativisti" panoramica sui Think Tank che in Italia stanno scrivendo il futuro dell'impresa sociale in vista del maxi finanziamento europeo. Mentre anche in Parlamento qualcosa sembra muoversi
di Redazione
In Europa l’anno prossimo entrerà in vigore un nuovo programma di finanziamento a sostegno del microcredito, dell’impresa sociale e dell’innovazione sociale con un budget di quasi un miliardo di euro.
Naturale quindi che in Italia – in Parlamento e fuori – si sia riacceso il dibattito sull’impresa sociale a cui il numero del mensile in edicola dedica un approfondimento di quattro pagine che prova a mettere a fuoco le parti in causa. In questa ottica il servizio individua sei scuole di pensiero che stanno animando con sensibilità talvolta differenti, talvolta meno – la discussione. Eccole:
Legenda: i due cerchi, rosso e azzurro, segnalo rispettivamente un maggior orientamento verso la capitalizzazzione o verso il mutualismo nella concezione di "impresa sociale"
AZIENDALISTI.
Si ritrovano nella scuola della Bocconi. Concepiscono, con sfumature diverse, l’impresa sociale come un’impresa low profit, prevedono l’allentamento del vincolo di non distribuzione degli utili e degli schematismi delle forme
giuridiche.
CHI sono: Elio Borgonovi, Giorgio Fiorentini, Alessandro Mazzullo, Roberto Randazzo, Francesco Perrini
DOVE sono: Università Bocconi; Comitato i3S – per l’innovazione del Terzo settore.
INNOVATORI SOCIALI.
Fanno riferimento al circuito degli hub e al network europeo di Euclid. Più che alla legge sull’impresa sociale, guardano alla normativa sulle start-up e in particolare a quelle sociali. Cercano strumenti innovativi anche sul piano dei finanziamenti: dalla remunerazione degli utili al capital gain
CHI sono: Marco Crescenzi, Dario Carrera, Davide Dal Maso, Marco Traversi
DOVE sono: Avanzi, Asvi, Hub Roma, I-Sin
IMPRENDITORI DEL VOLONTARIATO.
L’impresa sociale persegue il bene pubblico e spesso lo fa coniugandosi ad esperienze di volontariato. Fanno riferimento ai modell del volontariato produttivo. Vedono l’impresa sociale come volano di sviluppo di capitale umano, ma anche occupazionale ed economico sopratutto per il Mezzogiorno.
CHI sono: Carlo Borgomeo, Luigi Ciotti, Marco Musella,
Leonardo Sacco
DOVE sono: Università di Napoli, Fondazione con il Sud-associazione, Libera, Confraternita delle
Misericordie
YUNUSIANI.
È la scuola di Firenze. Il loro pensiero si rifà ai principi del padre del microcredito Muhammad Yunus. Per loro l’impresa sociale è la realizzazione di un capitalismo lento, non interessato ai dividendi, ma piuttosto a investimenti di lungo periodo con forti ricadute sociali. In Italia hanno come punto di riferimento la normativa sulla cooperazione sociale.
CHI sono Marco Tognetti, Enrico Testi
DOVE sono: Yunus social Business centre; Agenzia Lama; Arco Lab
ECONOMISTI DEL CIVILE.
È la scuola emiliano-romagnola. Non sono tanto interessati a una normazione speciale sull’impresa sociale, quanto allo sviluppo di un’economia civile. Una forma terza rispetto all’economia puramente di mercato e a quella statalista. Per loro la chiave di volta è la riforma del codice civile.
CHI sono: Leonardo Becchetti, Luigino Bruni, Giulo Ecchia, Paolo Venturi, Stefano Zamagni
DOVE sono: Università di Bologna-Forlì, associazione Aiccon
COOPERATIVISTI.
È la scuola trentina, punto di riferimento del movimento cooperativistico, in particolare di Federsolidarietà e Cgm. Sono i custodi dell’ortodossia non profit dell’impresa sociale sostanzialmente contraria all’ingresso di capitali for profit e alla distribuzione degli utili.
CHI sono: Carlo Borzaga, Claudia Fiaschi, Giuseppe Guerini, Felice Scalvini
DOVE sono: Università di Trento; Istituto di ricerca Euricse
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