Le 10 piccole differenze tra Profit e Non Profit

di Elena Cranchi

Tempo di lettura previsto: 2 minuti (giuro!)

“Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’eterno dolore, per me si va tra la perduta gente”.
Disse proprio così il dott. Caronte Nonsoloprofit, noto cacciatore di teste (ma con tanta anima) quando ci fermammo davanti alla grande porta Non Profit.
La scritta che campeggiava, di colore oscuro, colpì il mio speranzoso cuore.
Iniziai a leggere a voce alta:

“Le 10 Piccole differenze tra profit e non profit”
1. RESPONSABILITA’
Profit: ognuno sa cosa fare, quando farlo, con chi farlo e lo fa, spesso malvolentieri.
Non Profit: ognuno pensa di sapere cosa fare, decide quando farlo, con chi preferisce farlo, ma sempre “con tanta passione”.

2. RUOLI
Profit: gli impiegati sono impiegati. I quadri sono quadri. I dirigenti sono dirigenti. Ognuno fa quello che il titolo presuppone o impone.
Non Profit: dividere i compiti? Dare responsabilità? No. Meglio una sana e creativa confusione.

3. SELEZIONE DEL PERSONALE
Profit: colloqui su competenze. Una domanda sugli interessi. A volte, raccomandazioni.
Non Profit: colloqui su interessi e vita personale. Poi, e forse, una domanda sulle competenze. Non ci sono “raccomandazioni” ma “segnalazioni su vicinanza alla mission” o a “Grandi Donatori”.

4. RIUNIONI
Profit: una parte del lavoro è preparare riunioni per presentare risultati e discutere strategia. Condividere è fondamentale. Brain Storming sempre.
Non Profit: le riunioni si fanno ma mai tutti insieme. Meglio in coppia. E’ più moderno. Brain Storming è il nome dato ad un’emergenza.

5. ANALISI E STRATEGIA
Profit: senza analisi non c’è strategia.
Non Profit: analisi? Strategia? Perché? Qui si parla di cose serie!

6. COMMERCIALE
Profit: vende ciò che altri creano. Discute di guadagni e redditività.
Non profit: si chiama Fundraiser. Commerciale è una parolaccia. Peace & Love è il suo motto.

7. SCADENZE
Profit: la deadline è una certezza. Se non la si rispetta “si è commesso un grave errore”.
Non Profit: c’è la “sindrome del volontario”. Ognuno ha il “diritto” di dare ciò che viene richiesto, quando può, domandando: “Ma non vi basta la mia motivazione?”.

8. AMBIENTE DI LAVORO
Profit: lavorano spesso insieme contro il mercato e i competitor, ma si pensa “siano cattivi e arrivisti”.
Non profit: lavorano spesso e volentieri contro tutto e tutti ma si pensa “siano tutti tanto buoni”.

9. GESTIONE DEL PERSONALE
Profit: Ufficio del personale, piano di crescita, corsi di preparazione, a volte mobbing, a volte ingiustizie. No volontari.
Non profit: Ufficio CON personale, crescita spesso casuale, DEcorsi di preparazione. Mobbing e ingiustizie si chiamano “Sopravvenuta lontananza dalla Mission” o “Volevate avere un lavoro sicuro? Che vergogna!”. Sono tutti considerati “volontari”, anche quelli pagati.

10. OBIETTIVO
Profit: spesso il “bisogno” è creato, quindi non necessario. Obiettivo di pochi ma se lo ricordano tutti, purtroppo.
Non Profit: spesso il “bisogno” è reale quindi necessario. Obiettivo di tutti ma se lo ricordano in pochi, purtroppo.

Maestro, il senso lor m’è duro” dissi e continuai “Credo che Lei, dott. Caronte, sia di parte. Sbaglio? Me lo dica perché, se fosse vero, io quasi quasi.. “.
Lui mi prese la mano, con lieto voltomi mise dentro a le segrete cose.
Cosa si trova veramente da questa parte?
Ve lo dirò, giuro, ma non ora. Scusate, non posso proprio!!
E’ che sto vedendo tanta gente ignuda scappare da vespe e mosconi.
E c’è pure un’insegna che gira!
Cosa sarà?
Devo andare. A presto.

p.s.
Quando “viaggiate”, non dimenticate l’insetticida! Mai.

 

 

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