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L’azzardo legale è una tossicomania di massa. Intervista con Luigi Cancrini

In pochi anni, l'offerta di "gioco pubblico" ha cambiato i connotati economici e sociali del nostro Paese. Sono riaffiorati antichi disagi ed emerse nuove dipendenze. Su tutte la dipendenza da azzardo. Ne parliamo con il professor Luigi Cancrini

di Marco Dotti

Accade che nel gran teatro delle dipendenze, ad un certo punto affiora l'azzardo. Non l'azzardo dei casinò, delle vecchie bische, l'azzardo della mala vita. Immorale, certo. Devastante, non c'è dubbio. Ma senza il bollino dei Monopoli. L'azzardo contro, non dentro lo Stato. Oggi tutto è cambiato, anche l'azzardo che è di massa, a bassa frequenza, ma a bassissima soglia di accesso. Se per entrare in un casinò – quattro, in Italia, posti tutti in zone di confine – un tempo di dovevi mettere giacca e cravatta, cambiare i soldi in fiches e, soprattutto, spostarti anche di centinaia di chilometri (ai residenti era fatto divieto di gicoare), oggi l'azzardo è sotto casa. Lo chiamano convenience gambling, l'azzardo di prossimità. Non devi andare a cercare il mostro. È il mostro che viene a cercare te.
Abbiamo incontrato il professor Luigi Cancrini, psichiatra e psicoterapeuta, fondatore e direttore del Centro Studi di Terapia Familiare e Relazionale, ha insegnato all'Università “La Sapienza” di Roma e ha seguito e partecipato alle principali battaglie sociali del nostro Paese – da quelle sui manicomi a quella sul Garante per l'infanzia. Nel famoso "governo ombra" del PCI ricoprì la carica di Ministro per la Lotta agli stupefacenti.

Professore, nel 2003 le pubblicò un libro "Schiavo delle mie brame" (Frassinelli). Nel libro si affrontava anche il tema delle dipendenze da gioco, allora poco "frequentate". Proprio in quell'anno, però, con un emendamento "trabocchetto" che modificava il vecchio Testo Unico di Leggi di Sicurezza vennero introdotte in Italia le slot machine. Sono passati alcuni anni e oggi ci ritroviamo con 380mila macchinette diffuse per ogni dove, per non parlare di Gratta&vinci, lotterie istantanee, videolotteries e simili. Che cosa è successo in questi anni?
È successo che oggi c'è una facilità nell'accesso al gioco che solo 15 anni fa era sconosciuta. Ogni giorno questa facilità aumenta, la soglia di abbassa, si tolgono gli argini. E il fiume esonda. Ogni ragazzino ha il proprio tablet e con quello – diciamo così – può "giocare". Oltre al fatto che oramai non c'è un luogo in cui non vi siano macchinette. Anziani e anziane che il tablet non l'hanno ma erano abituati a ritrovarsi in qualche circolo o al caffè, si ritrovano nella rete di questo casinò diffuso. Questa enorme diffusione della possibilità di giocare d'azzardo ha cambiato molto le cose. L'enorme facilità di accesso al gioco determina un rischio per queste persone. Questo è un dato di fatto.

L'aumento delle persone dipendenti è in relazione diretta con la facilità con cui il loro bisogno incontra una sostanza e/o un'esperienza in grado di determinare la dipendenza

Luigi Cancrini, “Schiavo delle mie brame”, Frassinelli 2003, p. 14

C'è chi afferma che "prima" la percentuale di chi stava male in situazioni di azzardo era più alta. In realtà, anche questo è un indice di mutamento dell'azzardo in azzardo di massa…
Chiaramente esiste un numero di persone che gioca anche senza avere dei danni. Mentre prima – ai tempi dei casinò, giusto per capirci – la percentuale di coloro che sentivano il bisogno di giocare d'azzardo, andavano a cercarsi le situazioni e cadevano nella rete delle patologie era più alta.

Tornando all'oggi…
Oggi quelle situazioni non bisogna andarsele a cercare, le troviamo sotto casa, anche si questo azzardo che lei ha definito di massa prevede giocate basse, si gioca con pochi euro. Questo in parte diminuisce il rischio.

Dall'altro lo accresce, perché si tratta pur sempre di una soglia di accesso molto bassa. E oltretutto "legale"…
Anche qui c'è un problema di accesso. E c'è un problema legato ai minori: se le macchine sono in una sala non separata, ma in un bar, in una tabaccheria, in una sala d'aspetto è chiaro che il ragazzino entrando si troverà dinanzi una possibilità. E a poco valgono i divieti, se dall'altro lato non c'è una coscienza e forse nemmeno la volontà di farli rispettare. Forse sarebbe ragionevole introdurre un divieto di accesso ai minori nei luoghi dove si vende azzardo.

Le politiche pubbliche di questi anni hanno sempre puntato a allargare la domanda, per preparare terreno all'offerta. Oggi si capisce che, per tornare indietro, non si può far altro che intervenire su quest'offerta, limitandola, contenendola, fermandola là dove possibile…
Forse, quello a cui stiamo assistendo è che c'è un po' meno dipendenza dalle sostanze e un po' più dipendenza dal gioco. Negli anni Settanta, Ottanta e ancora Novanta le dipendenze importanti sul piano numerico erano da eroina, poi c'è stato l'avvento della cocaina…


E l'alcol?
Ha una sua presenza abbastanza stabile, ma in varie forme: una cosa è l'alcolismo da super aloolici, un'altra il bere abituale. Adesso fra i consumi "voluttuari" c'è quello del gioco, con questa grande diffusione e facilità di accesso che certamente intercetta su di sé una parte che sarebbe forse andata verso altre sostanze. Ma è difficile dirlo con certezza. Oggi, però, nei Servizi per le dipendenze patologiche – che si chiamano così, per fortuna, e non più solo per le tossicodipendenze – le dipendenze da gioco stanno diventando una parte importante delle richieste di aiuto. Dipendenze spesso associate all'abuso di droghe stimolanti. Nei profili patologici, abbastanza frequentemente, si vede che le persone passano dall'eroina al gioco, cercando qualcosa di abbastanza simile… Una sorta di eccitamento gradevole, se così lo possiamo chiamare…

Noi vediamo il "terminale", la persona malata. Ma questa persona vive in relazione, ha legami e il disastro di questa nuova schiavitù ricade su quei legami. Li tocca, li intacca, li travolge…
Nei centri in cui si lavora davvero su queste cose, il modo di impostare la terapia spesso coinvolge la famiglia. È importante capire che la famiglia non è solo parte lesa, diciamo così, ma anche una grande risorsa rispetto a queste situazioni. La cura è basata più sull'intervento sulla rete e della rete familiare che non sul rapporto diretto della persona col terapeuta. La famiglia secondo me va vista sia come luogo di sofferenze attorno al giocatore patologico, sia come grande risorsa per la sua cura.

Vietare la pubblicità del gioco d'azzardo potrebbe essere un provvedimento davvero molto importante.

Luigi Cancrini

In Parlamento è ferma una proposta di legge contro la pubblicità del gioco d'azzardo. Che cosa pensa dell'ipotesi di vietare totalmente ogni sponsorizzazione e ogni forma di promozione, diretta o indiretta che sia, dell'azzardo?
Vietare la pubblicità del gioco d'azzardo potrebbe essere un provvedimento davvero molto importante. Per alcuni anni, sono stato anche io parlamentare. Ho tentato, dentro e fuori il Parlamento, di fare delle battaglie politiche per proibire la pubblicità degli alcolici e dei superalcolici. Battaglie sempre perse. Se io oggi dovessi avere una priorità direi che dovremmo vietare la pubblicità dell'azzardo e subito vietare anche la pubblicità dell'alcol. Non si possono sottovalutare gli effetti che la pubblicità comporta sulla vita di tutti. E sulla sofferenza di molti.

Immagine in copertina: Getty

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