Welfare
Lavoro: un’ epidemia di mal d’ufficio
A riverarlo una indagine europea di Monster
Ad essere insoddisfatti del proprio posto di lavoro sono soprattutto gli irlandesi, con l’83%, decisamente meno gli olandesi con il 32%. Gli italiani si collocano al 45%, alla pari con i tedeschi che sono al 44%. Questi i dati che emergono da un’indagine europea di Monster, network mondiale leader sul mercato della ricerca di lavoro online, pubblicata da ”Il Sole 24 ore”. Alla domanda ”Che cosa vi piace del vostro lavoro?”, nel 35% dei casi la risposta è stata ”Niente”. In Italia, in 13 settimane, da ottobre a gennaio, sono stati persi 830 mila giorni di lavoro, con un costo di 50 milioni di euro stimato dalla Camera di Commercio di Milano. Secondo il vicepresidente e responsabile in Italia delle risorse umane della multinazionale farmaceutica Astra Zeneca, Giovanni Fregonese, ”non deve stupire che il popolo dei malcontenti sia particolarmente numeroso proprio tra coloro che frequentano un sito di ricerca di lavoro”
Del resto uno degli aspetti che gli europei apprezzano sono soprattutto le sfide quotidiane, in media per il 26,6%. Mentre, gli italiani sono ultimi in classifica con un modesto 20,6%. I finlandesi dichiarano di adorare del loro lavoro per lo stipendio, con oltre il 34%, rispetto a un dato europeo del 20% e al 16,9% degli italiani. I meno venali risultano i tedeschi con il 14% e gli irlandesi, che non arrivano nemmeno al 3%. L’ultima preferenza riguarda i rapporti umani e interpersonali. Gli ambienti di lavoro più armoniosi risultano essere quelli della Svezia, dove il 30% dei rispondenti mette al primo posto i colleghi tra le ragioni che rendono piacevole il lavoro. Mentre, gli italiani si collocano solo al 18%, inglesi e lussemburghesi al 12% e gli irlandesi al 10%. ”La permanenza nella stessa azienda dagli anni 60 ad oggi è sensibilmente calata – spiega il manager alla guida di Monster.it, Corrado Tirassa – da una durata media di 22 anni si è arrivati a meno di cinque. Per un radicale cambiamento del mercato del lavoro, ma anche perchè i lavoratori inseguono il sogno del ‘lavoro perfetto’ ”
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