Welfare
Lavoro, sorrisi a bocca cucita
Apertura dei sindacati dopo il nuovo incontro con Fornero
Accordo sul lavoro più vicino, almeno così pare, dopo la giornata di ieri. I giornali registrano il nuovo clima fra parti sociali e Elsa Fornero, e si affaccia una via di uscita sul tormentone dell’articolo 18.
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“Così cambierà l’articolo 18” è il titolo a centro pagina sulla prima del CORRIERE DELLA SERA. E in sommario: “Trattativa sul lavoro, governo e sindacati ottimisti”. Fulminante Giannelli, sotto il titolo, con la sua vignetta, si vedono Bonanni, Camusso e Angeletti insieme e perplessi: “Resta da capire se è la riforma del lavoro o la disciplina della disoccupazione”. I servizi a partire da pagina 6. La cronaca della giornata apre pagina 6: “Lavoro, intesa vicina. Fornero: si può già fare la prossima settimana”. “La partita si è sbloccata e la riforma si può fare – scrive Roberto Bagnoli -. Tutti hanno fatto un passo indietro e il grande accordo sul nuovo mercato del lavoro va avanti. In particolare l’andata a regime del nuovo sistema di ammortizzatori sociali torna al 2017, si allungano i tempi per la mobilità degli «esodati» anziani e sull’articolo 18 nessuna abolizione ma «ristrutturazione» in salsa tedesca. Oggi il premier Mario Monti vedrà i tre segretari dei partiti di maggioranza per un’ultima verifica, poi weekend a Milano con intervento al convegno di Confindustria e martedì gran finale a Palazzo Chigi con tutte le forze sociali”. Ma in concreto su che cosa si sta lavorando? Lo racconta Enrico Marro a pagina 8: “Ieri, in un vertice con i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, il ministro Elsa Fornero ha illustrato la sua proposta sui licenziamenti. Il diritto al reintegro nel posto di lavoro previsto dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori resterebbe solo nel caso dei licenziamenti discriminatori. Per quelli per motivi economici ci sarebbe invece solo un indennizzo, mentre per quelli disciplinari sarebbe il giudice a decidere se il lavoratore debba essere reintegrato oppure indennizzato, sul modello tedesco. Si prevede inoltre un tetto al risarcimento in caso di reintegro, che dovrebbe essere di 24 mesi. Significa che se anche la sentenza arriva, per esempio, dopo 4 anni, il lavoratore ha diritto a non più di 2 anni di stipendio arretrato, ma i contributi per la pensione devono essere pagati dall’azienda per tutto il periodo. Si sta infine valutando come instaurare una procedura d’urgenza per i processi in materia di licenziamento”. E a pagina 9, Francesca Basso spiega: “La nuova Assicurazione sociale per l’impiego andrà a sostituire l’indennità di mobilità, di disoccupazione ordinaria, con requisiti ridotti e quella speciale edile. L’obiettivo del governo è separare più nettamente la tutela sul posto di lavoro da quella sul mercato, limitando la prima ai casi in cui la ripresa dell’attività lavorativa appaia probabile. Con gli attuali strumenti, secondo l’esecutivo prevale invece la tutela nel posto di lavoro anche nei casi in cui la ripresa dell’attività lavorativa è altamente improbabile se non del tutto impossibile. E dunque la tutela si configura soprattutto come uno scivolo estremamente lungo. L’Aspi vuole essere, nelle intenzioni del governo, uno strumento universale di assicurazione del rischio di disoccupazione involontaria, che possa coprire in proporzione anche i lavoratori con minore esperienza lavorativa. Uno dei punti deboli degli attuali ammortizzatori è che non includono i lavoratori che hanno contrati atipici e dunque gran parte dei giovani”.
“Articolo 18, accordo più vicino”: LA REPUBBLICA registra il cambio di passo come si direbbe in bel politichese e l’ottimismo della leader Cgil. «La svolta potrebbe arrivare prima del previsto», annota Luisa Grion a pagina 2, «la partita del lavoro potrebbe chiudersi già martedì prossimo». Con quali risultati? Ammortizzatori: l’assicurazione garantirà oltre 12 mesi di copertura, ma l’Aspi partirà nel 2017; sarà creato un fondo ad hoc per i lavoratori anziani che perdono l’impiego; i contratti saranno ridotti da 46 a 8 con una stretta sulle finte partite Iva che saranno convertite in contratti a tempo indeterminato (ma non per i professionisti iscritti agli albi); l’impiego a tempo costerà di più. Bersani soddisfatto: «buttate la chiave e firmate questo accordo», dice convinto che la Fornero potrà far saltar fuori i due miliardi mancanti per sostenere chi perde il posto. “L’illusione della flessibilità” è il commento di Chiara Saraceno: sono diverse le cose apprezzabili, scrive la sociologa, in primis l’introduzione di una indennità di disoccupazione unica, benché sia dubbio che riguardi cocopro e partite Iva. Anche il rafforzamento dell’apprendistato va bene, il modello danese cui la Fornero guarda spesso, funziona perché le aziende sono dinamiche e se perdi lavoro non è un’impresa trovarne un altro. Da noi non è così. «La scarsa competitività italiana, da cui deriva anche l’alto tasso di disoccupazione, ha a che fare non con la mancanza di flessibilità in uscita, ma con la scarsa capacità di innovazione delle aziende, il basso investimento in capitale umano e in ricerca e innovazione».
IL GIORNALE torna sulle misure anticrisi con due pagine degli interni. Antonio Signorini firma “La paccata della Fornero alle imprese” « Dopo il tavolo sugli ammortizzatori di lunedì, che non aveva accontentato nessuno, la gaffe del ministro Elsa Fornero sulla «paccata» di soldi per i nuovi sussidi condizionata al sì dei sindacati, ieri c’è stata la prima vera schiarita governo-sindacati sulla riforma del lavoro da quando il confronto è iniziato, mentre resta complesso il confronto con le aziende. In mattinata i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil e Ugl hanno incontrato il ministro del Lavoro per discutere di quello che non è piaciuto (in particolare la scomparsa della mobilità) e di quello che tutti sanno che non piacerà soprattutto alla Cgil, cioè le modifiche all’articolo 18 dello Statuto. Al termine bocche cucite per non compromettere un equilibrio che è molto precario, ma c’è. Il governo è andato incontro alle richieste dei sindacati in particolare sugli ammortizzatori sociali. L’indennità di mobilità, che nella bozza del governo è cancellata e assorbita dalla nuova “assicurazione sociale per l’impiego” resterà in vigore in alcuni casi, in particolare per accompagnare i lavoratori prossimi alla pensione». Invece è «decisamente più complicata la trattativa con le aziende. La presidente di Confindustria Emma Marcegaglia ha liquidato la frase pronunciata martedì da Fornero con una battuta: “Una paccata di soldi? Non mi pare. Una paccata e basta”». Più divertente l’articolo di Alessandro Gnocchi “Se adesso sono i professori a cambiare il lessico politico”. «Dalla “paccata” della Fornero ai “mariuoli” di Pizzetti: i tecnici ricorrono spesso a termini fin troppo coloriti».
“Lavoro ai fianchi” è questo il titolo sui temi del lavoro che apre la prima pagina de IL MANIFESTO che nel sommario racchiude gli argomenti sul tappeto cui sono dedicate poi le pagine 4 e 5 “«Confronto utile», «si potrebbe chiudere entro la settimana». Sono positivi i commenti sull’incontro tra governo e sindacati. Ma bocche cucite sulla sostanza del compromesso tra le parti su ammortizzatori sociali e art. 18. Le durissime condizioni contenute nel documento ministeriale fanno immaginare un accordo al ribasso. Non si ferma l’escalation del prezzo della benzina e da palazzo Chigi nessun segnale sull’abbassamento delle accise”. Al lavoro è dedicata anche la vignetta di Vauro che disegna due operai e nelle nuvolette del loro dialogo si legge: «La Fornero dice che se diciamo sì all’accordo ci dà una paccata di miliardi» e la risposta «Dalle mazzate alle mazzette». L’apertura di pagina 4 “Il silenziatore sul confronto” è sovrastata dalla banda grigia in cui si legge “Il periodo di copertura degli ammortizzatori verrà ridotto a un anno (18 mesi per gli «over 55»). E il ministro pretende lo «scalpo» dell’art. 18. Svuotandolo”. L’avvio dell’articolo – riassunto nel sommario : “Consegna del silenzio per tutte le parti sociali, all’uscita dell’incontro con Fornero. Ma il documento del governo disegna un mondo senza diritti e (quasi) senza tutele per i lavoratori” – è: «Una giornata particolare. Ma Ettore Scola c’entra solo per quel sottile profumo di regime che emana dai piani alti dei palazzi (….)» e più avanti «Tutti – ed è un aspetto quasi preoccupante, avendo presente il testo – hanno detto che ora c’è un “clima positivo”, “sono stati fatti fatti avanti”, ecc. Susanna Camusso, segretario generale della Cgil e fin qui – malgré soi – dipinta come la “signora No” della trattativa, usciva dicendo: “Diciamo che è ricominciato un confronto utile e costruttivo (…)».
«Lavoro, più graduale la riforma dei sussidi» è il titolo de IL SOLE 24 ORE. Scrive Davide Colombo: «Cinque ore di confronto “operativo” al ministero con Susanna Camuso, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti e Giovanni Centrella, intervallato solo da una pausa, quando Elsa Foriero vede per un’altra “bilaterale” i rappresentanti di Reti imprese Italia. E al termine le dichiarazioni classiche della trattativa che è entrata nel vivo: no comment sui contenuti e rassicurazioni sull’utilità dell’incontro. I segretari di Cgil, Cisl, Uil e Ugl dicono poco ma fanno capire tanto: che hanno presentato nuove proposte “innovative” e che vogliono andare avanti fino in fondo. “Le trattative non si fanno sui giornali. Stiamo facendo una trattativa che deve proseguire, non è terminata” dicono insieme Camusso e Angeletti. E Bonanni: “Se il governo dovesse essere flessibile come ci è parso stamattina l’accordo è a portata di mano”. A far cambiare il clima, sarebbero state le nuove rassicurazioni sull’entità delle risorse per gli ammortizzatori sociali e i tempi di uscita dall’attuale assetto delle indennità di mobilità, allungati di nuovo al 2017 (e non più al 2015) per garantire i lavoratori colpiti dalla crisi». Claudio Tucci invece descrive come sarà il «premio di stabilizzazione». Per le aziende che assumono a tempo indeterminato un collaboratore precario: «L’apprendistato punta a diventare il contratto “dominante” per l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Mentre partite Iva e collaborazioni a progetto verranno, pian piano, disincentivate (anche dal punto di vista normativo). E sui voucher (i cosiddetti buoni lavoro che nel 2010, secondo gli ultimi dati Inps, ne sono stati venduti 3,5 milioni per un importo di 91,8 milioni di euro) si torna alla loro vocazione originaria. Quella cioè prevista dalla legge Biagi. Vale a dire: si collega il valore del buono al valore orario».
Un editoriale di Pierluigi Magnaschi a pag. 2 di ITALIA OGGI: “La pantomima pubblica sugli ammortizzatori sociali” spiega perché pur con la presenza dell’articolo 18, oggi e più facile licenziare mille o due mila persone. Magnaschi sostiene anche che la Cisl e la Uil sono ragionevoli sull’articolo 18 ma non vogliono cedere «per non apparire come gli amici del padrone». A pag 3 il pezzo “Fornero, l’intesa dopo la paccata” fa il punto della situazione sulle posizione dei sindacati e dei partiti e anticipa che nell’incontro di questa sera tra Monti e partiti, Alfano, Bersani e Casini mostreranno i muscoli al premier. Sempre a pag 3, nell’articolo “Il peggio arriverà quando Monti andrà via”, Francesco Arcucci afferma che il governo tecnico dispone di poco tempo per realizzare in profondità le riforme utili e che con il ritorno dei partiti si rischia di fare un passo indietro.
Transizione morbida sugli ammortizzatori (che sarebbero a regime nel 2017, non più nel 2015) e il mantenimento, per i lavoratori over58, di un sussidio pari all’attuale mobilità (cioè un’Aspi allungata a 36 mesi). Secondo AVVENIRE sono questi due gli elementi che hanno fatto tornare l’ottimismo per un’intesa a breve: «Lavoro, adesso si fa sul serio», titola infatti in prima pagina. Previsto anche uno scivolo per chi perde il lavoro a meno di 4 anni dalla pensione. Successo in vista per il ministro «a tutto campo» che, secondo AVVENIRE, è «la vera icona di questo esecutivo». Sempre sul tema lavoro, intervista a Pieferdinando Casini: «Sto vedendo sindacati maturi, affidabili stanno tutti dando prova di senso di responsabilità: Fornero eviti strappi», dice. E continua: «il Governo deve avere il coraggio di rinunciare a un risultato magari in apparenza più significativo, ma che lacera il paese». Nelle pagine dedicate al lavoro c’è anche il confronto con il resto d’Europa: per chi resta senza lavoro spendiamo meno di tutti, l’1,7% del Pil, 28,4 miliardi di euro l’anno, 13.500 euro per ogni disoccupato, ma lo 0,2-0,3% in meno della media europea. Per Carlo Dell’Aringa dovremmo stanziare «7 o 8 miliardi in più». Buone notizie invece dalla Nestlè, che ha deciso di integrare fino al 100% per 15 giorni lo stipendio dei neopapà che chiederanno il congedo parentale.
«Riforma lavoro, vicina l’intesa sull’articolo 18», scrive LA STAMPA in prima pagina. La situazione è descritta all’interno da Alessandro Barbera: «Mai stata poco fiduciosa, l’accordo è realizzabile entro la prossima settimana». Per far cambiare direzione alla trattativa sulla riforma del mercato del lavoro sono bastate 24 ore e un incontro a quattr’occhi. Attorno al tavolo della sala riunioni del ministero del Welfare si sono incontrati Elsa Fornero e i leader dei principali sindacati. La battuta di martedì del ministro – “non metteremo a disposizione una paccata di miliardi senza il sì delle sigle” – aveva creato tensioni, ma rendeva bene lo stato delle cose. Per garantire una riforma graduale (e più onerosa del previsto) della riforma degli ammortizzatori, il ministro chiedeva ai sindacati altrettante garanzie sul punto più controverso: il sì ad una modifica dell’articolo 18 e delle norme sui licenziamenti. Ci sono ancora tasselli da sistemare, ma in buona sostanza lo scambio è pronto: il governo allunga l’entrata in vigore della riforma, i sindacati dicono sì ai licenziamenti per motivi economici e disciplinari e alla fine del reintegro obbligatorio».
E inoltre sui giornali di oggi:
NAPOLITANO
LA REPUBBLICA – Il presidente della Repubblica interviene su “Monti la politica e l’interesse comune”. «Nei primi anni Novanta dovemmo uscire – sotto la spinta di un forte movimento di opinione, espressosi anche per via referendaria – da una peculiare condizione di “democrazia bloccata”, sfociata in una crisi, per taluni aspetti traumatica, del sistema dei partiti». «Prese corpo anche nel nostro Paese una democrazia dell’alternanza… Il logoramento della maggioranza di governo e l’emergenza di un rischio di vero e proprio collasso finanziario pubblico hanno determinato la necessità di ricorrere anche in Italia a soluzioni non rinvenibili entro gli schemi ordinari, evitando un improvvido, precipitoso scioglimento del Parlamento e avviando politiche ormai urgenti di risanamento finanziario e di riforma di non più sostenibili assetti economici e sociali». Ovviamente la soluzione Monti. «L’apporto della politica resta dunque decisivo… È a questi che spetta creare le condizioni per il rilancio di una competizione non lacerante – quando al termine della legislatura gli elettori saranno chiamati alle urne – e per il nuovo avvio di una dialettica di alternanza non più inficiata da una conflittualità paralizzante e non chiusa alle convergenze politiche che le esigenze e l’interesse del Paese potranno richiedere».
BELGIO
AVVENIRE – Editoriale di Davide Rondoni sulla tragedia dei 22 bambini morti nell’incidente stradale in Svizzera. «Girare gli occhi non è umano. Ficcare gli occhi in dettagli morbosi non è umano. Si tratta di questo: ricapitolare in sé le ragioni del vivere e del morire. Sono tuoi, Signore, tienili. Nessun altro atteggiamento è umano. Senza questa ferita apertura al mistero consegneremmo quei piccoli solo a un’altra morte o alla nostra misura di emozioni, cieca e febbrile. Sono tuoi. È l’unica cosa giusta, in questa ingiustizia».
NON PROFIT
AVVENIRE – La città diventa più abitabile quando i sindaci danno spazio alle iniziative dal basso, realizzate da volontariato, no profit e corpi intermedi. Lo dimostra l’edizione 2012 del Rapporto sulla Sussidiarietà, intitolato “Sussidiarietà e città abitabile”, realizzato dall’omonima Fondazione con il Politecnico di Milano, che verrà presentato oggi al Senato.
ACQUA
MANIFESTO – Taglio centrale della prima pagina con una grande fotografia è dedicata al controvertice sull’acqua di Marsiglia “A Marsiglia via al raduno dei «guastafeste» dell’acqua” con nell’occhiello “Liscia, gassata o pubblica”. Al tema sono dedicate due pagine, la 2 e la 3 che si aprono con il titolo “Una diga contro le lobby” e nel sommario “Un flash mob colorato e musicale a forma di fiume “vivente” nel centro della città francese. La protesta degli attivisti contro le grandi dighe che distruggono l’ecosistema e le economie locali” un ampio box di taglio centrale è dedicato all’esperienza referendaria italiana e il titolo è una frase estrapolata dal discorso iniziale al Forum alternativo mondiale sull’acqua fatto da tre ragazze «Noi abbiamo reagito in modo coeso… e abbiamo vinto». In un box a pagina 3, invece, si ricorda che “L’acqua non potabile uccide sette persone ogni minuto”.
AL JAZEERA
CORRIERE DELLA SERA – Anticipazione succosa a pagina 19: “Il cardinale Tauran su Al Jazeera. Va in onda l’«incontro di civiltà»”. Scrive Marco Ventura: “Le persecuzioni religiose e l’esodo dei cristiani dal Medio Oriente, le prospettive della Primavera araba e l’intolleranza delle destre europee verso i musulmani immigrati, i Luoghi Santi in Palestina, la necessità di tornare a insegnare il cristianesimo in Europa, lo «scontro di civiltà» che si trasforma in un deprimente «scontro di ignoranze». Parla con coraggio e a tutto campo il cardinale Jean-Louis Tauran, 68 anni, francese, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, ad Al Jazeera, il network tv più diffuso nel mondo islamico (una platea di 260 milioni di famiglie in 130 Paesi e cinque continenti). L’intervista andrà in onda da sabato per tre giorni, quattro volte al giorno, nel programma «Talk to Al Jazeera». Il Corriere della Sera è in grado di anticipare l’evento (perché di evento si tratta) e i contenuti. Tauran, già ministro degli Esteri della Santa Sede, bibliotecario e custode degli archivi segreti vaticani, diplomatico a Beirut e Damasco, fustigatore degli Stati Uniti dopo l’attacco all’Iraq, affronta la pubblica opinione araba dalla Tv con base a Doha, Qatar, in un colloquio «seduto» col giornalista saudita di nazionalità britannica Sami Zeidan, musulmano. Ed è la prima volta che un ministro della Curia si rivolge all’universo arabo-musulmano in un faccia a faccia televisivo. Una svolta comunicativa. Al Jazeera lo ha «tampinato» per settimane. L’incontro è avvenuto il 24 febbraio a Roma”.
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