Primo maggio

“Lavoro sociale, lavoro da cambiare”: gratis per tutti il magazine sulle professioni della cura

Stipendi miseri e scarsa considerazione sociale. Così il welfare rimane senza professionisti. Come uscire dal vicolo cieco? Nel maggio del 2022 VITA uscì con un numero dedicato ai professionisti del caring che aprì un dibattito ancora attuale. Fu una delle edizioni del magazine maggiormente lette che oggi mettiamo a disposizione di tutti i lettori. Basta un click

di Redazione

«educatori, infermieri, psicologi, operatori socio sanitari, badanti, assistenti sociali… Mai come in questo momento il lavoro sociale è essenziale in ogni sua forma. La pandemia e il conflitto in Ucraina hanno ricordato che l’esperienza della vulnerabilità, temporanea o continuativa, è pervasiva. Come conseguenza, ovunque si registrano richieste di professionisti che si dedichino al lavoro di cura. Richieste che però restano insoddisfatte. Perché? Il numero chiuso di molte facoltà non aiuta, la bassa retribuzione nemmeno, così come lo scarso riconoscimento sociale. E poi questo forse è l’elemento più sottovalutato il lavoro di cura, anche se affascinante, è fatica. Fisica, certo, ma anche psicologica: per dedicarsi ai più fragili, per gestire l’urto del disagio, il malessere, le competenze acquisite sui libri non bastano. E nemmeno le braccia. Servono cuore, coraggio, pazienza, la capacità di rimanere concentrati, in ascolto, di fare bene. «Badare è un verbo particolare, che sta a metà tra lavorare e amare» dice l’antropologo Francesco Vietti. «Prima che operatori bisogna essere uomini e donne, essere umani», osserva lo psicologo Simone Feder». È questo l’incipit dell’inchiesta di Sabina Pignataro che apriva il numero di VITA magazine del maggio del 2022.

Un numero che finalmente squarciava il velo di silenzio sulle condizioni del lavoro sociale del nostro Paese. Un numero a cui VITA ha dato seguito e continua a dare seguito con articoli, approfondimenti giornalistici, attività di lobbying ed eventi. Un numero che oggi tutti i lettori del nostro sito possono scaricare gratuitamente. I contenuti sono nella stragrande maggioranza ancora attuali, malgrado la recente firma del rinnovo del contratto di lavoro della cooperazione sociale, peraltro non ancora recepita compiutamente dalle amministrazioni pubbliche.

Uno dei contributi del terzo capitolo è un dialogo con il professore Carlo Borzaga, uno dei padri della cooperazione sociale italiana recentemente scomparso. Si tratta di un’intervista firmata da Riccardo Bonacina in cui il fondatore di Euricse illustra un suo storico progetto: quello di un’università della cooperazione e del caring.

A proposito di questo articolo

Chiudiamo con quella che gli esperti di comunicazione chiamano Cta, ovvero call to action: l’articolo che avete appena letto (come quasi tutti gli articoli di questo sito) è gratis e – in questo caso – lo è anche il numero arretrato di VITA che potete scaricare. Nessun paywall, nessun pagamento è dovuto dai lettori di queste righe. In realtà non è esattamente così. VITA è un’impresa sociale editoriale che per statuto è posseduta da soggetti di Terzo settore e non distribuisce utili. Però paga il lavoro dei giornalisti e di tutte le altre persone che a vario titolo contribuiscono all’esistenza di un’avventura unica che a ottobre festeggerà i 30 anni. E lo fa grazie ad alcuni lettori e associazioni (in primis quelle del comitato editoriale) che hanno scelto di sostenere VITA abbonandosi. È una buona cosa, che ci aiuterebbe molto. Qui le istruzioni per farlo. Pensaci.

La foto di apertura è tratta dal focus book L’arte dell’educazione – Il modello HabitArt per la generazione post lockdown a cura di Elena De Filippo. La pubblicazione illustra l’approccio educativo del Centro Culturale Officine Gomitoli della cooperativa sociale Dedalus di Napoli. Il book è scaricabile gratuitamente dal nostro store.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.