Famiglia

Lavoro minorile: oltre 40mila in Italia

Napoli, Roma e Milano sono le città in cui si concentra il maggior numero di ragazzi under 14 costretti al lavoro, secondo uno scenario disegnato da Ires Cgil

di Carmen Morrone

Napoli, Roma e Milano sono le aree metropolitane nelle quali si concentra il maggior numero di bambini e ragazzi under 14 costretti al lavoro per contribuire alle necessita’ familiari: secondo uno scenario disegnato da Ires Cgil si tratta di 40.181 giovanissimi – tra i 7 e i 14 anni – obbligati a guadagnarsi il pane (4,7% della popolazione in erba). Un dato superiore a quello rilevato dall’Istat che indica in 25.773 (3% del totale residente) il numero dei minori sfruttati nelle tre aree metropolitane. La ricerca dell’istituto della Cgil, gia’ presentata nelle scorse settimane per quanto riguarda il fenomeno dei minori in attivita’ di lavoro precoce in Italia (400 mila la dimensione nazionale), illustrata oggi nel dettaglio delle tre aree metropolitane, nell’ambito delle iniziative in favore della Global March, organizzate da Comune e Provincia di Roma, fotografa una realta’ di disagio sociale che, a Roma, riguarda in particolare i bambini immigrati impegnati nel lavoro di strada; a Napoli i giovanissimi che devono sostenere il peso del lavoro domestico o entrare in produzione in piccole aziende quando non costretti a servire la malavita e, a Milano, invece, assorbiti da un mercato di lavoro in nero non solo per necessita’ economiche della famiglia. A ROMA LAVORO DI STRADA – Nell’area metropolitana l’indagine rileva un fenomeno consistente (12.817 per Ires-Cgil, 8.219 per l’Istat), che riguarda soprattutto le attivita’ di strada di minori provenienti dall’Europa dell’Est e spesso appartenenti a comunita’ Rom. Il fenomeno riguarda tutto il territorio romano, con delle punte nelle zone centrali: accattonaggio, attivita’ piu’ a carattere para-lavorativo, come la pulizia dei vetri delle automobili ai semafori, gli impieghi piu’ frequenti. Significativa la diffusione di forme di lavoro minorile all’ interno della comunita’ cinese romana, le cui attivita’ economiche sono legate al commercio e alla vendita. I minori cinesi sfruttati sono sia maschi sia femmine, tra i 10 ed 14 anni. Ma tra i minori impiegati anche molti di origine nordafricana ed albanese. Nelle zone periferiche della Capitale, il lavoro minorile, talvolta anche ai limiti dello sfruttamento, colpisce i pre-adolescenti le cui famiglie vivono condizioni di esclusione, devianza e marginalita’ sociale. A NAPOLI SFRUTTATI IN CASA E DALLA MALAVITA – Nell’area metropolitana partenopea (15.860 minori al lavoro, dato Ires; 10.179 Istat) gli obblighi di bambini e bambine tra i 9-10 anni, sono all’interno delle mura domestiche, nei cicli produttivi di aziende del terziario, nelle attivita’ commerciali e piccole aziende per la produzione di borse materiale in pelle o del settore tessile. Ma non solo: molti ragazzini, tra i 15-16 anni, sono arruolati della criminalita’ organizzata che li considera adulti da coinvolgere in attivita’ sempre piu’ gravi. In questo contesto la spinta che anima i giovanissimi non e’ la condizione sociale bensi’ la propria affermazione e la possibilita’ di ottenere beni come vestiti alla moda, telefonini e scooter. A MILANO FUORI DALLE AULE PER AFFERMARSI – Marginalita’ ed esclusione sociale sono i tratti che caratterizzano il lavoro minorile nell’area metropolitana lombarda. Il minore-adolescente (13-18 anni) lascia la scuola precocemente ed inizia a lavorare. Dopo un rodaggio di lavoro al nero, viene assorbito dal mercato del lavoro senza pero’ acquisire alcuna qualifica professionale. Colpisce la quasi generale assenza di situazioni familiari economicamente deprivate: nelle loro case, infatti, entrano uno o piu’ redditi, sia medio sia medio-alti. La scelta del lavoro precoce e’ dunque il risultato di valori di valori familiari condivisi. Cinque i profili dei minori tratteggiati dalla ricerca: il saltuario (qualche lavoretto in famiglia o presso terzi); il familiare (sostiene la micro impresa di famiglia), il lavoratore-lavoratore (impiegato al nero); il rinunciatario (tra aspirazioni personali e mancanza di incentivi) e il nullafacente (la categoria piu’ a rischio). La ricerca ha riguardato anche l’analisi del fenomeno in altre sette grandi citta’: Torino, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Reggio Calabria e Palermo. In totale, secondo l’Ires-Cgil i minori in attivita’ di lavoro precoce nelle dieci citta’ riguarda 70.502 giovanissimi. Un dato quasi doppio rispetto alle rilevazioni Istat che per le stesse aree indica in 45.226 gli under 14 sfruttati

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