Welfare

Lavoro. Leggendo gli ultimi dati sull’occupazione. L’Italia ha l’allergia per il part time

Siamo lontanissimi dalla media europea: 8% contro 18. E per di più tra 2003 e 2004 è cresciuto a tasso zero. Intervista a Maurizio Sacconi.

di Ida Cappiello

La società attiva, cioè imperniata sulla valorizzazione del capitale umano. Lanciando questo slogan, Maurizio Sacconi, sottosegretario al Welfare, tra i padri della legge Biagi, cerca di replicare al fatalismo di chi vede l?Italia sulla china del declino. La società attiva, insomma, è un dato di fatto, ma anche una provocazione sociologica. Che interviene anche nel delineare il welfare del futuro, un welfare che non considera più i soggetti deboli come persone da assistere, ma li valorizza in un progetto di inclusione. In questa chiave, le politiche sociali non si devono considerare un freno alle politiche per la competitività, ma invece ne possono far parte. Per spiegare tutto questo Sacconi ha scritto un libro a sei mani, con Paolo Reboani e Michele Tiraboschi. Vita lo ha intervistato. Vita: Cosa non va più nel welfare classico? Maurizio Sacconi: è un modello risarcitorio, che vuole in qualche modo compensare il soggetto debole di quello che il capitalismo produttivistico gli ha tolto. In questo modo però la persona viene esclusa. Forse questo era inevitabile in un?economia fondata sulla produzione fisica, ma nell?economia di oggi, fondata sulla conoscenza, non ha più senso. Vita: Come si costruisce invece una società attiva? Sacconi: Includendo le persone attraverso il lavoro, la forma basilare di partecipazione sociale. Faccio un esempio. Gli ultimi dati economici evidenziano sì un calo della disoccupazione, ma in parte legata al fatto che molte persone hanno smesso di cercare lavoro perché scoraggiate (chi non cerca lavoro esce dal calcolo dei disoccupati, ndr). A questi soggetti dobbiamo prestare più attenzione. Vita: E gli strumenti concreti per promuovere l?inclusione quali sono? Sacconi: Con la modularità e la flessibilità, gli strumenti promossi dalla legge Biagi, che permettono di lavorare a un numero molto più alto di persone. In primo luogo il part time, nel quale l?Italia è lontanissima dalla media europea, 8% contro il 18%. Avvicinarci all?Europa è il nostro obiettivo e l?anno prossimo lanceremo diverse iniziative per promuovere il tempo parziale. Vita: L?impresa socialmente responsabile è un attore chiave della società attiva? Sacconi: Preferisco definirla un?impresa che persegue la qualità totale, nel senso che innova nei modelli organizzativi e contrattuali. Favorisce il part time o il job sharing, stringe accordi con le cooperative sociali del territorio per promuovere l?inclusione dei disabili, o ancora, collabora con gli enti locali per individuare soluzioni abitative agevolate per gli stranieri. Vedendo tutto questo non più come un onere, ma come un insieme di risorse in grado di creare valore. Vita: Quale può essere il ruolo dello Stato per accelerare l?innovazione? Sacconi: La politica oggi dev?essere più un ?fornitore? di regole facilitanti che un erogatore di incentivi monetari. Tuttavia stiamo pensando a incentivi per premiare le aziende più dinamiche nei processi innovativi. Vita: La formazione come strumento inclusivo. Che cosa manca alla scuola di oggi? Sacconi: Il tasso di abbandono è troppo alto, anche all?università. L?abbandono si può contrastare con modelli formativi, ancora una volta, flessibili, con momenti di studio e di lavoro integrati.


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