Welfare

Lavoro, le Acli lanciano la lotta alla precariet

E' in corso a Roma Forum internazionale delle organizzazioni cristiane dei lavoratori in occasione del 60esimo compleanno dell'associazione

di Redazione

Lotta alle precarieta’ nei paesi occidentali; sviluppo di solide organizzazioni sindacali nei paesi neo-fordisti, come quelli dell’est-Europa; promozione di processi di sviluppo nei paesi del sud del mondo. Sono le tre sfide avanzate dalle Acli, dirette all”’umanizzazione del lavoro a livello planetario”, al Forum internazionale delle organizzazioni cristiane dei lavoratori che si e’ aperto oggi a Roma (si concludera’ domani) ed organizzato dalle stesse Acli per celebrare il suo 60/o anniversario. Al Forum, che vuole delineare un programma operativo futuro, partecipano 150 fra organizzazioni ed associazioni del settore provenienti da 38 paesi del mondo. Le sfide per l’umanesimo del lavoro a livello mondiale, richiamate anche da Papa Giovanni Paolo II, sono state enunciate dal presidente delle Acli, Luigi Bobba, e partono da un principio: ”La persona e’ al centro del lavoro. La persona viene prima del capitale ed e’ soggetto di diritti”. Per Bobba si rende, in modo urgente, avere ”un movimento cosciente, a livello mondiale, per creare una rinnovata civilta’ del lavoro affinche’ si ponga un argine all’attuale processo di mercificazione totale, e prima che tante popolazioni vengano schiacciate da quelle forme di mercato che finiscono per invadere e travolgere senza che nessuno sia in grado di governare tale processo e tanti diritti vangano offesi. Come mostrano i fenomeni di sfruttamento del lavoro minorile, le sperequazioni del lavoro delle donne, l’infortunistica sui luoghi di lavoro, il lavoro nero e sommerso”. Bobba ha quindi richiamato la solidarieta’ che parte dal lavoro: ”E’ il lavoro che storicamente e’ stato il motore vero dei diritti sociali e della loro estensione ad ogni cittadino. Sono stati per primi i lavoratori a riconoscere i vincoli di solidarieta’ che li legava gli uni agli altri al di la’ degli stessi confini nazionali, etnici e religiosi. E’ per questa ragione – ha aggiunto – per cui riteniamo importante rilanciare e promuovere anche in futuro i valori della mutualita’, della cooperazione e della solidarieta’ che da sempre si collegano alla cultura dei lavoratori mentre diventa impegnativo contrastare quelle concezione del lavoro monto diffuse nell’odierna societa’ individualistica in cui prevale la spinta alla competitivita’ piu’ sfrenata”. Il presidente delle Acli ha, quindi, spiegato le tre sfide che permettano di arrivare in prospettiva al ”lavoro decente” sia per il nord sia per il sud del mondo. Prima di tutto, nei paesi piu’ sviluppati dell’Ocse: condizioni di lavoro decente vuol dire ”combattere le situazioni di precarieta’ e insicurezza in cui versano soprattutto donne e giovani; significa anche garantire a tutti l’accesso alla conoscenza, ossia la possibilita’ di acquisire nell’arco della propria esperienza lavorativa le conoscenze e le competenze necessarie per migliorare la propria professionalita’ e sviluppare le proprie capacita”’. Per i paesi cosiddetti neo-fordisti (oltre all’est anche la Cina, l’India, il Brasile), ”dove prevale lavoro di tipo esecutivo con manodopera a basso costo e una quasi totale assenza di forme di tutela dei lavoratori, il primo passo per promuovere un lavoro decente e’ quello di sviluppare solide organizzazioni sindacali che facciano da argine allo sfruttamento del lavoro”. La terza sfida riguarda i paesi del sud del mondo, ”vittime – ha detto Bobba – di una globalizzazione selvaggia. In questo caso garantire lavoro decente significa prima di tutto promuovere processi di sviluppo che siano in grado di collegare il locale con il globale, per essere inclusi nel sistema di competizione globale”. ”Il lavoro dignitoso – ha proseguito – non deve servire solo a creare piu’ lavoro per tutto, che pure e’ giusto e necessario. Ma deve anche servire a controbilanciare lo strapotere del mercato, a umanizzare l’economia e a globalizzare la solidarieta’. Infatti nell’attuale contesto di economia globale e competitiva, il rischio rischia di diventare nient’altro che pure merce che serve a produrre un mondo di merci. Questo svuotamento di umanita’ – ha concluso Bobba – e’ spesso presente, in forme e gradi diversi, tanto nelle aree depresse del sud del mondo e dell’oriente, quanto nelle aree piu’ industrializzate dell’occidente”.


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