Economia

Lavoro: le 5 cose da non chiedere mai a un collega dislessico

I dislessici in azienda - come Steve Jobs - sono un problema o una risorsa? E quali cose è giusto chiedere loro, e quali invece evitare, per non metterli in difficoltà e quindi mettere a rischio produzione e risultati? Ecco un elenco utile a capi e colleghi

di Gabriella Meroni

In Gran Bretagna c’è stata perfino un’agenzia di comunicazione, The Garage, che ha pubblicato sul Guardian un’inserzione di ricerca del personale (nella foto) ristretta esclusivamente a loro, i dislessici. Perchè «pensano in modo diverso», si è giustificato il fondatore dell’agenzia Chris Arnold, ovviamente dislessico anche lui. E a parte il fatto che la ricerca di personale è stata sanzionata da un giudice per contenuto discriminatorio (per una volta al contrario), l’iniziativa ha avuto il merito di sollevare una volta di più la questione: i dislessici in azienda sono un problema o una risorsa? E quali cose è giusto chiedere loro, e quali invece evitare, per non metterli in difficoltà e quindi mettere a rischio produzione e risultati? Per rispondere ci siamo fatti aiutare dal professor Giacomo Stella, ordinario di Psicologia Clinica all’Università di Modena e Reggio Emilia, con cui abbiamo chiesto un elenco delle 5 cose da non chiedere mai a un dislessico sul posto di lavoro.

1. Memorizzare sequenze e procedure standardizzate
Molti dislessici faticano a ricordare azioni o compiti da svolgere in una sequenza predeterminata e fissa. Magari in un primo momento le apprendono con facilità, e sembrano averle introiettate, riuscendo a svolgerle in modo corretto. Poco dopo però non sono più in grado di ripeterle, perché le hanno dimenticate, a causa della loro scarsa memoria di lavoro.

2. Dare risposte veloci e pronte
Un dislessico generalmente ragiona per passaggi e ha bisogno di tempo per sviscerare un problema o prendere una decisione. La fretta non aiuta queste persone, che spesso si sentono in difficoltà ancora prima di affrontare compiti anche semplici. Sapere di poter contare su un tempo adeguato, e non avere l’ansia di compiere una performance adeguata a tutti i costi, aiutano i dislessici a dare il meglio di sé.

3. Fare calcoli
Eh sì, calcolare a mente non è il loro forte. Se devono farlo per lavoro, è necessario che abbiano a disposizione calcolatrici o computer che svolgano le operazioni al posto loro. Da evitare anche le professioni che richiedono una grande capacità di orientamento nello spazio.

4. Svolgere mansioni di precisione
Come nel caso delle procedure, anche i dettagli e le minuzie possono facilmente sfuggire a un dislessico, che trova maggiore facilità nel cogliere una visione d’insieme che nel focalizzarsi sui particolari. Il classico lavoro impiegatizio da contabile o quello che richiede un’assoluta cura di date, numeri, protocolli, misure non si addice a chi presenta questo disturbo.

5. Leggere documenti ad alta voce
Poche cose mettono più a disagio un dislessico che essere costretti a leggere ad alta voce un testo mai visto prima. Anche qui, l’ansia da prestazione e il timore di essere giudicati possono accrescere le difficoltà di partenza, aggravando la situazione.

«Ovviamente ai dislessici si possono chiedere molte altre cose, perché sono pieni di talento, e danno il meglio di sé nel lavoro di gruppo», conclude il professor Stella. «Gli elementi chiave da mettere in campo da parte di capi e colleghi sono flessibilità e stima: se un dislessico si sente stimato e non troppo ingabbiato, darà molte soddisfazioni in azienda, grazie a doti quali creatività, capacità di cooperazione, attaccamento al lavoro e spirito costruttivo».

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