Morti bianche
Lavoro, la strage di Firenze e la commozione del vescovo
Mentre si cerca sotto le macerie un operaio disperso e si piangono i quattro morti del crollo nel cantiere Esselunga, il vescovo di San Miniato (Pisa), Giovanni Paccosi, originario proprio di quella zona del capoluogo toscano, interviene su Facebook con un pensiero di pietà per le vittime e i loro familiari
«La tragedia nel quartiere dove sono nato. Son passate 24 ore e si sa il nome, Luigi Coclite, di una delle quattro persone decedute (con un’altra dispersa) nel crollo del cantiere».
Sono le parole con cui Giovanni Paccosi, vescovo di San Miniato (Pisa), commenta sul suo profilo Facebook, la tragedia del cantiere Esselunga a Firenze, teatro dell’ennesima strage di lavoratori ieri: quattro morti sotto il crollo di una trave e un quinto disperso che si cerca ancora sotto le macerie.
«Oltre allo sgomento per l’accaduto», scrive, «oltre allo sdegno perché evidentemente la sicurezza del lavoro non è stata rispettata, mi sconvolge che non si sappia ancora come si chiamino gli altri morti, “stranieri”. Vorrei pregare per loro con davanti a me il loro nome, il loro volto, ma sembra che per ora siano come ombre, come i tanti “stranieri” che incrociamo ogni giorno e di cui non conosciamo nulla, se non vaghe catalogazioni generiche».
«Che rispetto, che commozione.», conclude monsignor Paccosi, «Per ogni persona, con affetti, mogli, figli, madri e padri, sofferenze, sogni, speranze. Signore prenditi cura di loro e facci amare il bene di ogni fratello e sorella della nostra grande e sofferente famiglia umana».
Classe 1960, fiorentino, Paccosi è stato nominato vescovo della cittadina del Pisano un anno fa, dopo un’esperienza pastorale che l’aveva condotto anche in Perù.
La foto in apertura, di Marco Bucco/LaPresse, mostra il cantiere nel punto del crollo.
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