Ministero della Giustizia: su un totale di 48.209 detenuti ( dati al dicembre ?97), solo 10.033 persone lavorano all?interno delle mura carcerarie. La relazione annuale del ministero guidato da Giovanni Maria Flick.
Pochi soldi e scarsi incentivi fiscali. Nell?ultimo anno, il ricorso al lavoro penitenziario come forma di recupero e di rieducazione dei detenuti ha continuato a essere condizionato dai soliti problemi: l?inadeguatezza dei fondi che vengono stanziati per questo settore dalla legge finanziaria e la difficoltà ad accedere agli sgravi fiscali da parte delle imprese. Una realtà che si riflette nei dati della relazione annuale del ministero della Giustizia sul lavoro dei detenuti che sottolineano un calo degli occupati in carcere, rispetto al ?96, di quasi un punto percentuale. Nel ?97, solo il 20, 81 per cento dei detenuti ha lavorato, contro il 21,57 per cento dell?anno precedente. Ancora: su un totale di 48.209 persone soggette al regime carcerario, solo 10.033 sono addette al lavoro alle dipendenze dell?amministrazione penitenziaria. I laboratori funzionanti sono 86, rispetto agli 89 del ?96 e i detenuti che si occupano di attività di tipo industriale o agricolo sono 909, mentre 729 sono addetti alla manutenzione dei fabbricati dove sono rinchiusi. Tutti gli altri sono addetti a lavori domestici o non qualificati, che non consentono l?acquisizione di professionalità utilizzabili nel mondo del lavoro. E l?attuale normativa in materia di lavoro penitenziario non stimola l?interesse degli imprenditori. Le retribuzioni dei carcerati sono equiparate in tutto e per tutto a quelle dei lavoratori liberi, rendendo quindi meno appetibile la manodopera penitenziaria, spesso meno qualificata di quella reperibile sul mercato. Solo le cooperative sociali assumono con facilità persone condannate, anche se con una restrizione: la legge 381 del ?91 prevede sgravi contributivi per le associazioni di lavoratori che assumono almeno il 30 per cento degli inoccupati appartenenti alle categorie svantaggiate, tra cui rientra chi è soggetto al regime carcerario, ma solo se ammesso alle misure alternative alla prigione. Sarebbe dunque necessario estendere il concetto di persona svantaggiata ai detenuti in carcere e, in secondo luogo, prevedere sgravi in favore delle imprese che fanno ricorso al lavoro penitenziario. Un incentivo previsto anche da un disegno di legge (n. 3157) all?esame della commissione Lavoro del Senato, d?iniziativa di Carlo Smuraglia dell?Ulivo. Il provvedimento intende modificare la disciplina delle cooperative sociali (n. 381 del ?91) per favorire il lavoro carcerario.
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