Welfare

Lavoro, il tavolo che scotta

Riparte la trattativa, "riforma Fornero" a caccia di fondi

di Franco Bomprezzi

Lavoro, si riparte. Settimana importante per la trattativa tra governo e parti sociali. E i giornali tornano a parlarne. Non c’è solo l’articolo 18, ma la tensione rimane alta e il rischio che il tavolo salti è molto alto.

Il CORRIERE DELLA SERA apre pagina 2: “Lavoro, «modello tedesco» per la riforma dell’articolo 18”. Spiega Antonella Baccaro: “«Modello tedesco» per i licenziamenti e un percorso negoziale che consenta alla Cgil di stare al tavolo fino all’ultimo momento. L’esecutivo Monti procede per tappe nella trattativa sulla riforma del mercato del lavoro che dovrà concludersi entro una decina di giorni. Il round di oggi pomeriggio, il sesto presso il ministero del Lavoro, tra governo e parti sociali, non sarà quello decisivo ma servirà a mettere alcuni punti fermi sui contratti e gli ammortizzatori sociali, la parte dell’accordo che divide di meno. Articolo 18. Il punto di caduta finale non c’è ancora ma va profilandosi. «Ci sarebbero le condizioni per firmare l’accordo» ha detto ieri il leader Uil, Luigi Angeletti. Si sta trattando, e il premier Mario Monti è intervenuto per trovare quelle risorse, un paio di miliardi, che la Ragioneria lesina”. E più avanti: “Ma cosa chiede il sindacato di Camusso al governo per non strappare? Nel pacchetto la Cgil vorrebbe ritrovare una norma sulla rappresentanza sindacale che tiri la Fiom fuori dalle secche, dove è finita con la Fiat, uno stop alle dimissioni in bianco per le donne, misure di conciliazione lavoro-famiglia, un contrasto efficace all’abuso del lavoro precario e garanzie per i lavoratori «esodati», penalizzati dalla riforma delle pensioni”.

“Lavoro, arrivano due miliardi per i disoccupati”, richiama in prima pagina LA REPUBBLICA l’approfondimento delle pp. 2-3 sulle misure che il governo porterà oggi al tavolo per discutere con le parti sociali l’ipotesi di riforma del mercato del lavoro (“Monti ha confermato l’intenzione di chiudere la partita entro il 25 marzo”, ricorda il quotidiano). La proposta? “Per garantire il nuovo meccanismo di ammortizzatori sociali che entrerà in vigore dal 2017 servono coperture. Il governo le avrebbe trovate (due miliardi circa) attingendo ai risparmi che si otterranno dalla riforma delle pensioni. Il Tesoro, che voleva destinarli solo al risanamento, si sarebbe ora convinto a metterli sul tavolo: “Me li hanno promessi”, ha detto il ministro del Lavoro Elsa Fornero. Il piano dunque si delinea: oltre alla cassa integrazione ordinaria (prevista per difficoltà temporanee) resterà in vigore anche quella straordinaria, ma sarà concessa solo in caso di ristrutturazioni, non più in caso di cessazione aziendale come finora previsto. Dal 2017 scomparirà la mobilità, ma continuerà ad essere versato l’assegno di disoccupazione. Ma se sul piano degli ammortizzatori la trattativa procede e su quella dei contratti e dell’apprendistato sembra arrivata a buon punto (il governo sarebbe intenzionato a “stringere” oggi stesso), resta da risolvere il nodo dell’articolo 18 e della flessibilità in uscita. Il tema non sarà affrontato nel vertice di questo pomeriggio, ma nei prossimi giorni il ministro Fornero dovrebbe procedere con incontri bilaterali. L’idea sulla quale il governo sta lavorando è quella di estendere l’indennizzo (senza l’obbligo di reintegro sul posto di lavoro) anche ai casi di licenziamento economico (legato a crisi in atto). Una versione più rigida potrebbe prevedere il solo indennizzo, e non la riassunzione, anche in caso di licenziamento per motivi disciplinari (per esempio assentesimo)”. Ecco i temi approfonditi nel dossier interno, con quelle che dovrebbero essere le intenzioni del governo.. Apprendistato. “Via alla certificazione per evitare gli abusi”. Di fatto l’azienda che assume un apprendista ottiene benefici contributivi e ha la possibilità di inquadrare il dipendente due livelli sotto il grado effettivamente spettante. Se poi l’impresa, alla fine del periodo di apprendistato, assumerà definitivamente il lavoratore potrà godere di ulteriori “sconti”. Secondo i dati di Confartigianato oggi gli apprendisti sono oltre 530 mila, nel lavoro dipendente il 19,5 per cento dei giovani già entra in azienda grazie a questo contratto. Ammortizzatori. “Sì alla Cig straordinaria per le ristrutturazioni”. Oltre alla cassa integrazione ordinaria (utilizzata in caso di difficoltà temporanea) resterà in vigore anche quella straordinaria. Sarà però limitata rispetto al modello attuale: le aziende potranno accedervi solo in caso di ristrutturazione, non più in caso di cessazione. Dal 2017 scomparirà la mobilità e resterà l’assegno di disoccupazione. Contratti. “Scoraggiati quelli precari, stop alle finte partite Iva”. Nel mirino ci sono soprattutto le false collaborazioni (che spesso nascondono rapporti esclusivi) e le partite Iva fittizie (quando il dipendente, per svolgere l’incarico continuativo, è praticamente costretto ad aprirne una). Si tratta di formule utilizzate soprattutto nel campo dei servizi e sono definite, in questi casi, d’entrata “cattiva”, perché non assicura tutele e prospettive occupazionali ai lavoratori che invece ne avrebbero maturato il diritto. Per evitare il ricorso a queste formule “mascherate” si parla di intensificare i controlli nelle aziende e di eliminare la monocommittenza. Articolo 18. “Obbligo della riassunzione solo nelle discriminazioni”. Resta il punto più difficile della trattativa, tanto che il vertice di oggi non lo affronterà. Sull’articolo 18 la spaccatura resta, anche se il governo sta lavorando ad un compromesso. Nei prossimi giorni il ministro Fornero approfondirà il tema in confronti bilaterali, ma la soluzione che sta prendendo piede è quella di mantenere la norma dello Statuto dei lavoratori, cambiandola.

IL GIORNALE non si occupa direttamente della “Riforma Fornero”. Adrea Cuomo però firma “Più imprenditori e meno travet: è la metamorfosi del lavoratore” in cui cerca di inquadrare il mondo del lavoro in Italia.  « È un’Italia meno operaia e meno travet quella del Duemila. Un’Italia che vede accrescere le opportunità di lavoro per le professioni imprenditoriali e ad alto livello di qualifica e diminuire i lavori mediamente o poco qualificati. Lo racconta uno studio di Bankitalia curato da Elisabetta Olivieri, che analizza il cambiamento del mercato del lavoro in Italia dal 1993 al 2009. Sedici anni che hanno profondamente trasformato la struttura occupazionale nel nostro Paese». I numeri sono chiari «tra il 1993 e il 2009 registrano la diminuzione della quota delle professioni qualificate nelle attività commerciali (-6,2 per cento), degli artigiani e degli operai (-5,9), degli impiegati d’ufficio (-2,0), degli insegnanti (-1,5) e l’aumento di imprenditori (+7,4 per cento), in particolare quelli di imprese medie e piccole (+6,2) e di professionisti ad alto tasso di formazione: scienziati (+3,9), professioni tecniche (+6,3)». In  taglio basso Vincenzo Pricolo intervista Stefano Colli-Lanzi nel suo “Ma posto fisso non significa inamovibile» in cui «l’esperto di occupazione» analizza il mercato del lavoro e giudica le possibile novità. 

LA STAMPA apre col titolo “Lavoro, il governo trova i fondi”. L’editoriale “Tre strade per creare occupazione” è di Daniele Marini. «Le risposte alla crisi del lavoro sembrano ripercorrere le strade tradizionali. O incagliarsi, come nel caso della discussione sull’articolo 18, in contrapposizioni spesso ideologiche e di bandiera, disancorate dalla realtà. Tornare a creare le condizioni affinché aumenti l’occupazione, affinché il lavoro riassuma una veste di continuità e stabilità per le persone, significa rigenerare e ridistribuire ricchezza. E offrire prospettive di futuro, soprattutto per le giovani generazioni». All’interno Alessandro Barbera intervista Bonanni nel suo “La soluzione è vicina. Dalla Cgil troppi no”. Una pagina intera radiografa la manovra e titola “La riforma in sei mosse decisive”. Spazio poi ad un’inchiesta di due pagine sul mondo del lavoro. Il titolo recita “Innovazione + export = lavoro”.  

E inoltre sui giornali di oggi:

PAGINA NON PROFIT
IL SOLE 24 ORE – In apertura della “rinata” pagina non profit del SOLE 24 ORE del lunedì “Decollano i contratti di rete”, focus sui processi di aggregazione dell’impresa sociale: «Più la crisi economica morde, più l’impresa sociale accelera sul fronte delle aggregazioni: la formula consortile, la partnership con altre organizzazioni o la costituzione di associazioni temporanee di scopo sono da qualche tempo all’ordine del giorno. Ora, però, le punte più avanzate dell’economia non profit iniziano a sperimentare anche il contratto di rete, strumento giuridico previsto dalla legge n. 33/09 e successivamente disciplinato dalla legge n. 122/10, che consente alle piccole e medie imprese di perseguire obiettivi comuni di sviluppo e competitività, mantenendo però la propria autonomia. A portare in luce la tendenza all’aggregazione tra le imprese sociali è una ricerca curata da Isnet, associazione che da cinque anni, attraverso un Osservatorio ad hoc, mantiene un monitoraggio costante sulle organizzazioni non profit. Secondo l’indagine, che sarà resa pubblica nei prossimi giorni, il 48,9% delle realtà censite ha in atto forme di aggregazione formalizzate e un ulteriore 37,8% si pone a metà strada, con modalità sia formali che informali. I percorsi attraverso i quali le imprese scelgono di fare rete sono diversi: si passa dai consorzi alle associazioni temporanee di scopo (Ats), dai raggruppamenti temporanei di  impresa (Rti) fino alla formula delle new companies. (…)  I vantaggi specifici del contratto di rete, tuttavia, sono rilevanti e a sottolinearli, tra gli altri, è anche Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà – Confcooperative: “È un’innovazione importante, soprattutto per la cooperazione sociale impegnata nelle azioni di welfare. Il maggiore potenziale di utilizzo risiede nella capacità di funzionare come momento di valutazione del grado di relazionalità e di passaggio verso un’ulteriore codifica dei rapporti”. In altre parole, spiega Guerini, “le relazioni imprenditoriali della cooperazione sociale avevano fin qui trovato sbocco solo nella costituzione di strutture consortili, che hanno svolto e svolgono un ruolo fondamentale ma, per l’assenza di strumenti più leggeri, rischiano talvolta di ingessare i rapporti. Il contratto di rete, invece, consente di testare, senza dar vita a strutturazioni complesse, risposte low cost e leggere di tipo sociosanitario, educativo, assistenziale, o relative all’inserimento di lavoratori svantaggiati”». Di spalla un approfondimento sul Labirinto di Pesaro “Housing sociale nel segno della domotica”: «Un contratto di rete che permette di dare vita a un fondo immobiliare chiuso, partecipato da cooperative sociali, di abitazione, di progettazione  e da operatori immobiliari privati. Con un duplice obiettivo: interventi di housing sociale e costruzione di residenze assistenziali protette per anziani, il tutto collegato grazie alle più avanzate esperienze di domotica. È una sfida da far tremare le vene dei polsi quella ingaggiata lo scorso anno da tre protagonisti storici della cooperazione romagnola  e marchigiana: smentendo  il luogo comune di una persistente rivalità territoriale tra vicini, la “Labirinto” di Pesaro, la “Coos Marche”  e la “Cad” di Forlì hanno messo nero su bianco un progetto che prevede un fondo di dotazione di circa 80 milioni, per rafforzare l’offerta sia nell’housing sociale,  sia nei servizi assistenziali e di welfare». Sotto focus sul rapporto della Fondazione per la Sussidiarietà “Grandi città, più domanda di servizi dal Terzo settore”: «Edilizia sociale, car-pooling scolastico, famiglie che gestiscono giardini pubblici: nelle grandi città italiane – sotto pressione per i tagli ai bilanci municipali – cittadini con redditi pure in calo cominciano a guardare con occhi davvero diversi alla sussidiarietà. Cresce l’attenzione per il rapporto qualità-costo di servizi non più offerti direttamente dai Comuni e interessano ovviamente, più al l’orizzonte, le prospettive della sussidiarietà attiva: nuovi spazi per imprese e lavoro del Terzo settore o, perché no, una fiscalità locale più flessibile per cittadini impegnati in servizi “sussidiari”. È una tendenza ben delineata quella che emerge da «Sussidiarietà a città abitabile», sesto rapporto annuale della Fondazione per la sussidiarietà, presieduta da Giorgio Vittadini (il volume sarà presentato giovedì 15 a Roma in Senato, presenti il presidente, Renato Schifani e il ministro per l’Ambiente, Corrado Clini)».

TERZO SETTORE
ITALIA OGGI – Il quotidiano dei professionisti dedica due pagine al non profit. Il primo pezzo a pag 12 “Terzo settore ai posti di blocco per ripristinare il modello Eas” fa il punto sulle istruzioni e le novità per gli enti non commerciali per comunicare eventuali modiche relative all’invio del modello Eas in scadenza il due aprile.  Il pezzo “La nuova stagione delle onlus” a pag 13, fotografa la crescita del rapporto  tra il mondo imprenditoriale e quello senza scopo di lucro. Una partnership in espansione che risulta ancora frenata da alcuni fattori. Un esempio? «Le aziende profit si dimostrano più concentrate sugli obiettivi di risultato, il non profit tende a sfruttare il rapporto di partnership con le imprese per raccogliere fondi».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA