Cultura

Lavoro: i disoccupati sognano ancora il posto fisso

Lo rivela un'indagine Iref Acli

di Gabriella Meroni

Il posto fisso, malgrado i ripetuti necrologi che gli sono stati dedicati, e’ sempre in cima ai pensieri dei disoccupati, almeno di quelli adulti. E’ quanto risulta dalla lettura di una ricerca Iref Acli svolta sui disoccupati di lungo corso: il 77%, in pratica piu’ di 3 su 4, ”continua a sognare il posto fisso”. In mancanza di questo, 3 su 10 sarebbero favorevoli ad un lavoro parasubordinato, ma “in presenza di garanzie sociosanitarie, professionali ed economiche” adeguate. Il lavoro ideale del disoccupato adulto e’ comunque composto dalle seguenti qualita’: luogo di lavoro definito (83,6%), retribuzione fissa in base al tempo lavorativo (73,4%), rapporto di lavoro dipendente (76,8%), tempi di lavoro determinati (65,6%), organizzazione interna di tipo gerarchico (52,9%). Una precendente indagine delle Acli, si ricorda, aveva invece evidenziato maggior voglia di autonomia lavorativa nei disoccupati giovani. L’indagine e’ stata svolta interrogando un campione di circa 500 persone tra i 36 e i 55 anni, disoccupati da almeno due anni e residenti in 25 aree urbane e metropolitane di tutta Italia. Di questi, quasi la meta’ (43,6%) vivono in famiglie di quattro o piu’ componenti, e oltre l’80% del campione dichiara che solo uno, o nessun componente della famiglia, percepisce un reddito; si tratta prevalentemente di persone con basso livello di istruzione (i due terzi arrivano alla scuola dell’obbligo). Per il 60% sono disoccupati da meno di 5 anni, e del restante 40% di ultraquinquennali oltre la meta’ (il 23% del campione) e’ senza lavoro da oltre 10 anni. Per questo le Acli, scrive il presidente, Luigi Bobba, intende presentare ”una proposta di legge di iniziativa popolare per far diventare la formazione permanente un nuovo diritto civico”. Le Acli propongono, oltre alla stesura di una sorta di Manifesto contro la flessibilita’ illimitata, detrazioni fiscali per quanti decidono di investire in formazione e riqualificazione professionale; proposti anche, nella proposta di legge in corso di formazione, ”vaucher formativi” e detassazione di parte del Tfr, e anche ”l’istituzione di un sistema di credenziali portatili -si legge infine-, da far valere per l’inquadramento contrattuale negli incarichi successivi, nelle quali sia contenuta la storia delle esperienze significative di ciascun lavoratore”.


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