Welfare
Lavoro: firmato Patto per l’Italia, contenuti e reazioni
Più lavoro e meno tasse è lo slogan del Patto. La Cgil "Faremo referendum"
Tutte le associazioni sindacali e imprenditoriali, tranne la Cgil, hanno siglato a Palazzo Chigi con il governo il “Patto per l’Italia”, su lavoro, fisco e Mezzogiorno. Cisl e Uil siglano l’accordo con il governo per un nuovo Patto per l’Italia. La Cgil invece pur avendo presenziato alla trattativa non ha siglato il documento predisposto dal governo. ”Non firmo”, ha annunciato il segeretario generale aggiunto Guglielmo Epifani. Cisl e Uil intanto si apprestano a consultare i propri organismi sull’accordo. Gia’ oggi la Uil dovrebbe riunire il proprio Comitato Centrale mentre la Uil ha convocato l’esecutivo per lunedi’ prossimo.
I Contenuti del patto
Nel Patto per l’Italia siglato da Governo e parti sociali ci sono importanti novita’ anche per l’agricoltura. In primo luogo nel documento, secondo quanto afferma un portavoce della Coldiretti, si legge che ”il tavolo agroalimentare, istituito dal Governo, e’ la sede istituzionale per la definizione delle politiche di settore”. ”Invarianza del carico fiscale, con riferimento ad Iva ed Irap per l’agricoltura, e credito d’imposta per l’incentivazione degli investimenti per il 2002” sono le altre novita’ del Patto. La Coldiretti, afferma ancora il portavoce, si dichiara soddisfatta dell’accordo, che il presidente dell’associazione Paolo Bedoni, ha firmato.
La sospensione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori per tre anni riguardera’ le imprese che facendo nuove assunzioni supereranno il limite dei 15 dipendenti. E’ quanto si legge nel Patto per l’Italia appena siglato a palazzo Chigi. ”Ai fini dell’individuazione del campo di applicazione dell’articolo 18 – si legge nell’allegato 2 – non computo nel numero dei dipendenti occupati delle nuove assunzioni mediante rapporti di lavoro a tempo indeterminato anche part time o con contratto di formazione lavoro instaurati nell’arco di tre anni dalla data di entrata in vigore dei decreti legislativi”. La norma non potra’ essere applicata ai datori di lavoro che gia’ rientravano nello Statuto dei lavoratori perche’ con piu’ di 15 dipendenti nei 12 mesi precedenti all’entrata in vigore dei decreti.
La prossima legge Finanziaria non dovra’ prevedere riduzione della spesa sociale rispetto allo scorso anno. E’ quanto prevede – secondo quanto si apprende – il patto per l’Italia firmato oggi a Palazzo Chigi. L’accordo prevede anche che ”il Governo si impegna a promuovere entro il mese di luglio una apposita sede di confronto con le parti sociali dedicata ai temi delle politiche sociali”. Piu’ in generale – recita l’accordo – la spesa sociale costituisce materia di necessario confronto tra le parti sociali in relazione a tutte le misure che la riguardano.
L’indennita’ di disoccupazione sara’ aumentata nell’importo e potra’ essere erogata fino a 12 mesi consecutivi. Lo prevede il Patto per l’Italia appena siglato a palazzo Chigi secondo il quale il sussidio per chi perde il lavoro sara’ pari al 60% dell’ultima retribuzione per i primi sei mesi di disoccupazione per poi scalare al 40% per i tre mesi successivi e al 30% per gli ultimi tre mesi. A questo fine il Governo si impegna a stanziare 700 milioni di euro l’anno. La durata massima del trattamento di disoccupazione comunque non potra’ essere superiore ai 24 mesi (30 nel Mezzogiorno) nell’arco del quinquennio. E’ previsto un ”controllo periodico sullo stato di disoccupazione dei soggetti che percepiscono l’indennita’. Si perde il diritto al sussidio ”nel caso di rifiuto della formazione, di altra misura o occasione di lavoro, secondo modalita’ definite, o di prestazione di lavoro irregolare”.
Riduzione dell’Irpef per 5,5 mld di euro, riduzione dell’aliquota Irpeg di 2 punti e avvio della riforma dell’Irap per 500 milioni di euro. Sono queste le disponibilita’ per ridurre la pressione fiscale che il governo si e’ impegnato a garantire per il 2003 nel patto per l’Italia sottoscritto con le parti sociali ad eccezione della Cgil. Le somme saranno indicate gia’ nella delega fiscale all’esame del Parlamento con un apposito emendamento che il governo presentera’ nei prossimi giorni. Nel dettaglio lo sconto Irpef sara’ destinato ad un primo importante avvio della riforma concentrato sui redditi compresi tra 0 e 25 mila euro, mentre l’intervento sull’Irap sara’ destinato ad avviare la riduzione della base imponibile escludendo dal computo le retribuzioni. Sono proprie queste maggiori disponibilita’ rispetto all’ipotesi iniziale del governo che hanno di fatto permesso di sbloccare la trattativa sul Patto per l’Italia che viveva momenti difficili dopo la riunione di questa notte conclusasi con un nulla di fatto. L’emendamento che il governo presentera’ alla delega fiscale inoltre garantira’ anche ”che in sede di attuazione la riforma tenga in debita considerazione la condizione familiare del contribuente attraverso un accrescimento delle relative deduzioni nonche’ la loro modulazione in base alla numerosita’ dei carichi di famiglia e alla condizione reddituale personale”. Il governo inoltre si impegna a riconoscere una specifica deduzione per i lavoratori dipendenti e per i pensionati che ”forfettizzi i costi per spese di produzione del reddito anch’essa modulata in base al reddito complessivo del lavoratore”. A questo si aggiunge ”la garanzia di un livello di esenzione per i soli percettori di redditi da pensione non inferiore all’attuale livello minimo stabilito dal governo (516 euro al mese). Il governo inoltre si impegna ad ”aplicare le norme sulla ‘capitalizzazione sottile’ in termini compatibili con le caratteristiche del sistema produttivo italiano, tendendo conto dei livelli di coinvolgimento del patrimonio individuale dei soci; a definire modi e livelli di tassazione delle operazioni straordinarie piu’ favorevoli rispetto a quelli inerenti il regime di tassazione ordinaria; ad introdurre una contabilita’ semplificata per le piccole e medie imprese con riferimento alla normativa Iva nonche’ il concordato triennale preventivo per l’imposizione sul reddito di impresa e di lavoro autonomo”. Sempre nel testo dell’accordo siglato oggi il governo si e’ impegnato anche a ”garantire l’invarianza dell’attuale carico fiscale per il settore agricolo in materia di Iva e di Irap in attesa della piu’ completa riforma del regime impositivo ferma restando l’esecuzione del credito di imposta per il 2002”. L’attuazione della riforma comunque sara’ accompagnata da una tavolo di confronto tra governo e parti sociali. Niente Irpef per i pensionati al minimo. E’ questo l’ effetto della riforma fiscale calcolato in uno degli allegati al Patto per l’ Italia. Secondo le ”ipotesi di lavoro” riportate un pensionato con un reddito di 7.500 euro avra’ uno sconto d’ imposta del 50%, di circa 250 euro, mentre un pensionato con 516 euro al mese vedra’ ridurre a zero l’ attuale prelievo annuo Irpef di 287,67 euro.
Le Reazioni delle parti sociali
“Abbiamo fatto un buon accordo”. Cosi’ il leader della Cisl, Savino Pezzotta, ha commentato la firma del Patto per l’Italia. “Credo sia importante che un sindacato riformista sia riuscito a modificare le posizioni in campo. Otto mesi fa – ha detto Pezzotta – siamo partiti da una situazione che voleva destrutturare i diritti e il governo diceva che era finita la concertazione. Ora invece la concertazione riparte”. “La Cgil ha rotto con noi, non noi con la Cgil”. Lo ha dichiarato il leader della Cisl, Savino Pezzotta, intervistato al termine dell’incontro a Palazzo Chigi, dove e’ stato firmato il Patto per l’Italia. Pezzotta ha anche riferito che la Cisl ha chiesto al governo di togliere dal Patto i riferimenti che avrebbero escluso la Cgil dai tavoli, ma inutilmente. Con questo patto la Cisl ha raggiunto ”l’89% degli obiettivi che si era posta”. Lo ha detto il segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta, per il quale ”il restante 11% sono le cosine che in tute le trattative non si raggiungono. Qualcuno sogna di raggiungere il 100%, ma e’ solo un sogno. A qualcosina bisogna sempre rinunciare”.
La Uil considera apprezzabile l’intesa raggiunta oggi tra governo e parti sociali, a cominciare dalla questione fiscale. ”C’era una proposta di modifica che avrebbe posto problemi circa un’equa distribuzione del carico. Il nostro obiettivo e’ stato quello di garantire i lavoratori dipendenti, specie coloro con redditi medio-bassi. Il risultato che abbiamo ottenuto mi sembra apprezzabile”, ha detto il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti commentando l’intesa in conferenza stampa. A suo giudizio, ”si puo’ dire gia’ oggi che le tasse verranno ridotte gia’ nel prossimo anno da 400 fino a 1.100 euro per le fascie piu’ deboli. Era esattamente questo lo scopo che ci eravamo posti. Gli unici favoriti saranno i redditi medio-bassi”. Per Angeletti questa intesa ”ha bloccato una politica che tendeva a ridurre diritti e tutele dei lavoratori dipendenti. All’inizio avevamo indicato quali dovevano essere gli obiettivi del confronto, ovvero salvaguardare le tutele dell’art.18 e questo accordo lo fa”. Secondo il segretario della Uil non e’ stato infatti modificato il suo campo di applicazione. Per di piu’, secondo Angeletti, vengono allargate le tutele a lavoratori che in precedenza ne erano privi: ”una serie di strumenti sono stati individuati per raggiungere questo obiettivo, dalla riforma del mercato del lavoro e del collocamento all’indennita’ di disoccupazione, passando per l’estensione di tutele in favore di coloro che si trovano nelle condizioni di perdere il lavoro”. Oltre a questo risultato non secondario, il governo ”si impegna a non ridurre la spesa sociale nella prossima legge finanziaria”.
“La Cgil intende promuovere una raccolta di firme, puntiamo a 5 milioni, da raccogliere prima del secondo sciopero generale”. Al termine della manifestazione di Foggia il segretario della Cgil, Sergio Cofferati, ha ribadito la volonta’ della Cgil di promuovere un referendum abrogativo contro le modifiche all’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e due proposte di legge di iniziativa popolare. “Una – ha spiegato Cofferati – per l’estensione dei diritti verso i lavoratori che oggi non ne hanno e l’altra per la riforma degli ammortizzatori sociali e il suo collegamento con la formazione”.”Sono due dei temi che il Governo non vuole discutere – ha sottolineato Cofferati – e dopo tante promesse si vedra’ che quanto stanno realizzando non definisce nulla in questa materia”. ”Uno strappo rilevante”. Cosi’ il segretario della Camera del Lavoro di Milano, Antonio Panzeri, ha definito la firma del patto per l’Italia. ”La situazione e’ grave, -ha detto- con tutti i rischi che possono determinarsi, sia sul sistema negoziale sia per lo stravolgimento delle relazioni sindacali”. Panzeri non si e’ sbilanciato sulla possibilita’ di ricucire lo strappo, che ha definito ”non so quanto lungo e non so se sanabile”. Il segretario ha poi ricordato il dissenso della Cgil al tempo del ‘patto sul lavoro’ di Milano. ”Questa situazione e’ piu’ grave e piu’ grande -ha detto- ma bisogna comunque stare in campo”. Sulla frase di Giovanni Berlinguer, che ha sottolineato come ”non e’ mai successo che non ci fosse da parte della sinistra una posizione combattiva a fianco della Cgil”, Panzeri non ha voluto rispondere direttamente. ”Una dialettica interna al partito -si e’ limitato a dire- tocchera’ al partito stesso risolverla”. ”Poi -ha aggiunto- e’ necessario che ci sia rispetto ed autonomia reciproca tra sindacato e partito, pur con momenti di convergenza”.
“La gravita’ della situazione ha fatto si’ che per spirito di servizio si sia firmato questo accordo”. E’ il commento del presidente della Confcommercio, Sergio Bille’, al termine dell’incontro a palazzo Chigi dove e’ stato siglato il Patto per l’Italia. Bille’ ha precisato che l'”incontro e’ andato bene” ma che 500 milioni per la riduzione dell’Irap non sono sufficienti. “Adesso – ha aggiunto- non ci sono piu’ alibi per il governo: e’ il momento di produrre risultati e di verificare con le parti sociali responsabili che la produzione di questi risultati faccia crescere la ricchezza del paese”.
Confcooperative ha firmato il Patto per l’Italia condividendone e apprezzandone l’impianto generale. Confcooperative apprezza l’esplicito riferimento del documento alla cooperazione “quale strumento idoneo ad avviare processi imprenditoriali diffusi e al contempo elemento di forte coesione sociale”, come scritto nel Patto. Giudichiamo positivamente anche l’affermazione secondo cui “il Governo ritiene che la crescita del sistema della cooperazione sia una opportunita’ da valorizzare”.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.