Parità di genere
Lavoro ed equità, ecco le priorità per garantire alle donne l’inclusione economica e sociale
Un rapporto del Fondo di beneficenza di Intesa Sanpaolo mostra le emergenze e le migliori pratiche di intervento. Il nostro Paese registra il 54% di occupazione femminile contro il 70% della media Ue. Quasi il 70% delle donne vede rallentata la propria carriera a causa della maternità
di Redazione

Il Fondo di beneficenza di Intesa Sanpaolo ha pubblicato il rapporto “Lavoro, sicurezza, e integrazione. Le priorità per raggiungere l’equità di genere” e lo ha presentato in occasione della Giornata internazionale della donna, che si celebra oggi. Il Fondo, in capo alla presidenza della Banca, ribadisce così il suo impegno per l’inclusione sociale ed economica delle donne, il contrasto alla violenza di genere e il sostegno alle donne in condizioni di fragilità. Il documento riporta i risultati di un convegno organizzato da Intesa Sanpaolo nell’autunno del 2024, in cui sei enti hanno riportato le migliori pratiche di intervento in questi tre ambiti, per condividere progetti, metodologie e riflessioni, con l’obiettivo di ispirare nuovi interventi e favorire un confronto costruttivo.
Inserimento lavorativo. L’Italia continua a registrare uno dei tassi di occupazione femminile più bassi d’Europa (54% a settembre 2024, contro il 70% della media Ue). Inoltre, il 55% delle donne afferma di aver subito discriminazioni o molestie sul posto di lavoro e quasi il 70% vede rallentata la propria carriera a causa della maternità. Il gender gap è ancora fortemente influenzato da stereotipi culturali e dalla mancanza di politiche efficaci per la conciliazione tra vita lavorativa e familiare.
Violenza di genere. L’80% delle violenze avviene in ambito familiare (partner o ex-partner); le violenze più frequenti sono fisiche (65,2%) e psicologiche (quasi il 90%). I figli risultano spesso coinvolti: il 77,6% delle vittime con figli riporta che i minori hanno assistito alla violenza e nel 23% dei casi sono vittime dirette. Il 40% delle vittime non è economicamente autonoma, aumentandone la vulnerabilità. Nel 2023 circa il 44,1% delle donne abusate ha dichiarato di non essere economicamente indipendente, percentuale che sale a più del 90% per quelle in cerca di prima occupazione, al 89,3% per le studentesse e al 83,3% per le casalinghe.
Inserimento lavorativo per donne migranti. Le condizioni di lavoro non sono ottimali: le donne straniere percepiscono una retribuzione media mensile di appena 897 euro al mese (-29% rispetto alle donne italiane e -27% rispetto agli uomini stranieri) e la metà di loro rientra nel 20% più povero della popolazione. Inoltre, hanno molte meno possibilità di trovare un lavoro coerente coi propri titoli di studio: è infatti sovra istruito ben il 42,5% delle occupate straniere. L’eventuale condizione di madre amplifica l’esclusione dal lavoro, non solo rispetto alle donne senza figli, ma anche rispetto ai padri, a dimostrazione dello stretto legame tra mercato del lavoro e organizzazione della vita familiare.
Per ognuno di questi filoni, il Fondo di beneficenza sostiene regolarmente progetti di enti del Terzo settore. Obiettivo della sua attività è generare un cambiamento duraturo, favorendo un’occupazione stabile e dignitosa per le donne, combattendo la violenza di genere e promuovendo modelli di inclusione innovativi. Con oltre 130 milioni di euro erogati dal 2016 per finanziare più di 7.700 progetti sociali, il Fondo conferma il suo ruolo chiave nella costruzione di una società più equa e inclusiva in linea con gli obiettivi e i valori di Intesa Sanpaolo.
Numerosi gli spunti di riflessione emersi da questo rapporto. Alcune fasce di persone fragili non vengono prese in considerazione (per esempio, i migranti irregolari) e le attività di prevenzione e sensibilizzazione non sono sufficientemente sostenute. I criteri di finanziamento e svolgimento dei progetti sono restrittivi (cofinanziamento elevato, pagamenti differiti, tempi brevi). La burocrazia della giustizia ha tempi esageratamente lunghi. I percorsi di apprendimento dell’italiano e di formazione lavorativa risultano solitamente troppo brevi e non remunerati: in questo modo, i beneficiari tornano nel circuito dei servizi sociali.
La scarsità di risorse economiche rischia di escludere alcune fasce di beneficiari (come le donne anziane); mancano educatori, operatori, mediatori culturali specializzati (per citare un esempio, le mutilazioni genitali). Resistono gli stereotipi sulla violenza di genere, con scarsità di conoscenza delle dinamiche patriarcali (discriminazione delle vittime) e sui migranti (discriminazione abitativa). Si registrano frammentazione e difficoltà di raccolta dati ed esperienze sia delle beneficiarie, sia di aziende e comunità. Si avverte la necessità da parte del Terzo settore di adottare un approccio collaborativo e di lavorare in rete anche in fase di progettazione, applicando creatività e rapporti con aziende e istituzioni, tra cui le università.
Occorrono soluzioni innovative di capacity building: i nuovi modelli di finanziamento richiedono competenze e strumenti di comunicazione specifici per coinvolgere i potenziali finanziatori e far conoscere le proprie attività. Allo stesso tempo, è indispensabile la formazione di dipendenti e volontari per aumentare la qualità dei servizi offerti e accrescere conseguentemente la fiducia degli stakeholder. Per quanto riguarda le comunità digitali, i social media sono molto usati nelle comunità della diaspora per diffondere notizie di ogni genere: questi canali possono essere usati per trasmettere informazioni utili.
Ragionando sulla capacità di autodeterminazione delle donne nella fuoriuscita dalla violenza attraverso il recupero della persona, si avverte la necessità di creare uno spazio piacevole dove organizzare eventi, ascoltare e capire le donne e i loro progetti di vita. Coltivare l’intreccio di esperienze diverse migliora la predisposizione delle donne a farsi aiutare. Allo stesso tempo è importante la formazione degli operatori e la creazione di un contesto positivo tra connazionali.
Nel corso degli anni, il Fondo di beneficenza di Intesa Sanpaolo ha sostenuto numerosi progetti per l’inserimento lavorativo di donne, migranti e vittime di violenza, supportando percorsi di formazione, orientamento professionale e avvio di imprese individuali. Sono stati inoltre sostenuti centri antiviolenza, case rifugio e sportelli di ascolto, con l’obiettivo di fornire assistenza psicologica, supporto legale e strumenti per l’autonomia personale. Particolare attenzione è stata riservata alle donne migranti, spesso vittime di discriminazione e violenza, attraverso iniziative di integrazione, formazione e inclusione nel mondo del lavoro.
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