Welfare

Lavoro e Neet, va superato il mismatch tra domande e offerta

A Nichelino, centro di 50mila abitanti alle porte di Torino, confronto sulla situazione giovanile a partire dai risultati del progetto RiconNEETtersi, realizzato dall’associazione Increase con il sostegno della Compagnia di San Paolo. Tra le azioni anche la formazione di persone che «siano in grado di avere competente educative, psicologiche, ma anche afferrate sul mercato del lavoro che stiano a fianco (ne davanti ne dietro)» come spiega Emilia Caizzo referente del progetto

di Fabrizio Floris

Nichelino è un Comune di 50mila abitanti alle porte di Torino qui, come nel resto d’Italia, c’è un mismatch (disequilibrio) tra domanda e offerta di lavoro. La città è stata segnata a livello lavorativo, come ha evidenziato una recente ricerca del Dipartimento di Culture Politiche Società dell’Università di Torino, «caratterizzato dalla crisi del settore manifatturiero dell’area torinese che con il superamento del modello industriale e la transizione verso un’economia dei servizi si è accompagnata a due fenomeni: la diminuzione complessiva dell’occupazione e l’aumento dei lavori a basso livello di competenza. La forza lavoro locale si contraddistingue per bassi livelli di qualificazione complessiva».

A partire dallo scenario più complessivo si è svolto un importante momento di confronto sulla situazione dei giovani a partire dai risultati del progetto RiconNEETtersi realizzato dall’associazione Increase con il sostegno della Compagnia di San Paolo. L’obiettivo è rimotivare i giovani perché possano riprendere la strada della formazione o del lavoro, ma come ha spiegato l’assessore all’istruzione Alessandro Azzolina «il contesto è difficile per tutti, è importante agire precocemente: la crisi generazionale si sovrappone alla crisi di sistema, bisogna agire presto per rimotivare i giovani prima di tutto alla vita. La dispersione è spesso figlia di un ritiro dalla società». «Fare rete è modalità del nostro agire» ha sottolineato il sindaco Giampiero Tolardo (nella foto), «vediamo persone che da neet diventano disoccupati e dopo qualche tentativo lasciano e non ci provano più».


Da sx: Luigi Bollani professore di Statistica Università di Torino e vicepresidente di Increase, Dario Casalino amministratore delegato di Oscalito, Emilia Caizzo Increase, in basso Laura Rizzo Centro per l’impiego

«Noi» ha spiegato Emilia Caizzo, referente del progetto RiconNEETtersi, «cerchiamo di partire con i giovani da contatti informali, li invitiamo a prendere un caffè al bar oppure un aperitivo, poi passiamo ad un incontro individuale, poi se interessato in piccolo gruppo con cadenza periodica, cerchiamo di tenerli agganciati e nello stesso tempo contattiamo le aziende e favoriamo gli inserimenti lavorativi, ma poi anche quando lavorano non li lasciamo continuiamo a seguirli. Ed è molto bello ed importante vedere come chi già lavora inizia ad essere di esempio per i nuovi arrivati […]. nel contempo cerchiamo di formare adulti, figure trasversali, che siano in grado di accompagnare i ragazzi, persone che siano in grado di avere competente educative, psicologiche, ma anche afferrate sul mercato del lavoro che stiano a fianco (ne davanti ne dietro)».

Il punto di vista delle aziende è stato portato da Dario Casalini Amministratore delegato di Maglificio Po proprietario del marchio Oscalito «la crisi è ormai continua e permanente, noi cerchiamo in primis le persone non le competenze in senso stretto, quelle si possono imparare, ma è necessario che vi siano la motivazione, l’autonomia e il senso di responsabilità, eppure non riusciamo a trovarle le persone».
Non si capisce sia la sfiducia in se stessi o la sfiducia verso le istituzioni o un problema di comunicazione fatto sta, spiega Laura Rizzo responsabile del Centro per l’Impiego, «non riusciamo a muoverli. Abbiamo mandato mail, sms, senza avere nessun riscontro. Ad esempio per il progetto Eures della Comunità Europea su 1.600 persone contattate si sono presentate in 4 lo 0,2%. Il fatto è che forse non si è capito che non siamo più l’ufficio di collocamento. Il mercato del lavoro è cambiato, ma le persone sono ancora convinte che noi distribuiamo lavoro come il collocamento, ma adesso noi forniamo un servizio, siamo un luogo di intermediazione e chiediamo l’attivazione della persona. Non possiamo mandare alle aziende persone “intercambiabili”, serve professionalità, uno non vale l’altro, quindi serve la selezione e se manca serve la formazione. In base ai dati a nostra disposizione rispetto agli altri Comune dell’area a Nichelino abbiamo un -5% di persone immediatamente occupabili».
Con la disoccupazione giovanile al 36,6% e con «un’ampia fascia di giovani “disancorati”, privi di luoghi e figure di riferimento e completamente estranei alla vita sociale ed istituzionale della città» come segnalato dalla ricerca dell’Università. C’è da fare e c’è da esserci.

In apertura photo by Paul Kapischka on Unsplash

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