Decreto flussi 2025

Lavoro e migranti, il no ai patronati scoraggia legalità e integrazione

L'esecutivo conferma la preclusione agli operatori dei patronati dell’accesso al portale Ali per inoltrare le domande di nulla osta al lavoro per i cittadini stranieri nell’ambito del Decreto flussi 2025. Ricotti, presidente nazionale del patronato Acli: il Governo sceglie di diminuire il livello di tutela, impedendo di fatto l’assistenza in favore dei cittadini stranieri

di Alessio Nisi

patronati

«È sconcertante constatare come, nonostante il Governo sostenga di favorire la legalità, di fatto operi per scoraggiare la regolarizzazione degli immigrati nel nostro paese, lasciando il processo di emersione nelle mani di interlocutori non vocati alla tutela», così Paolo Ricotti, presidente nazionale del patronato Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani – Acli, dopo aver verificato che è precluso agli operatori dei patronati l’accesso al portale Ali per inoltrare le domande di nulla osta al lavoro per i cittadini stranieri nell’ambito del Decreto flussi 2025.

Patronati, soggetti non autorizzati

A seguito di un incontro con i ministeri dell’Interno e del Lavoro, denunciano Acli e patronato Acli, è stata ribadita l’esclusione degli istituti di patronato dal novero dei soggetti autorizzati, disattendendo quanto è esplicitamente previsto dal protocollo firmato nel 2007 tra il Ministero dell’Interno e della Solidarietà sociale, e dai precedenti decreti flussi.

La scelta unilaterale di escludere i patronati, non suffragata da nessun rilievo di illegittimo comportamento, abbandona le migliaia di persone (famiglie, piccole imprese, lavoratori) che da sempre si affidano a noi proprio per la competenza e la trasparenza dimostrata negli anni.

Scelta unilaterale

Nel condividere con i ministeri le preoccupanti distorsioni e le gravi irregolarità che hanno caratterizzato i decreti flussi degli anni precedenti, non possiamo non rimanere esterrefatti dal rilevare che i soli soggetti ad essere esclusi dalla possibilità di assistere i datori di lavori nel corretto espletamento delle procedure sono proprio gli enti di patronato, da sempre deputati al rispetto delle normative e sottoposti a legittimi controlli annuali del proprio operato.

Si impedisce l’assistenza ai cittadini stranieri

A ciò si aggiunge che, per escludere i patronati dall’operare nell’ambito del Decreto flussi, profilando i nuovi intermediari sulla piattaforma ministeriale il ministero dell’Interno al momento ne ha sospeso l’utilizzo da parte degli operatori di patronato riguardo a tutte le altre tipologie di domanda come il ricongiungimento familiare, impedendo, di fatto, l’assistenza in favore dei cittadini stranieri.

Il Governo sceglie di diminuire il livello di tutela

«Mentre il fabbisogno di manodopera straniera da parte delle imprese si fa incessante», evidenzia Ricotti, «il Governo sceglie di diminuire il livello di tutela escludendo da questa attività i patronati, che in tutti questi anni sono sempre stati con competenza a fianco della Pubblica amministrazione per favorire i flussi migratori regolari nel rispetto delle disposizioni di legge nazionali», continua.

«Così facendo, non solo non aiuta le imprese, ma aumenta i costi per i datori di lavoro, in molti casi famiglie: ancora una volta sono gli ultimi, le persone più fragili ad essere colpite. Un Governo che dice di combattere la clandestinità agendo così, di fatto la incoraggia e chiude la strada ad un rapporto con realtà in grado di supportare gli immigrati nel loro processo di reale integrazione».

Nel continuare a garantire la corretta informazione all’utenza, Acli e patronato Acli auspicano che a breve possa essere ripristinata l’operatività ordinaria sulla piattaforma e rivisto il ruolo dei patronati in sede di conversione del Decreto.

In apertura foto di Hoang Kim Hung per Unsplash

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