Volontariato
Lavoro/2. La flessibilità non è più la porta verso il nulla
Qualche sorpresa tra i numeri del Rapporto Isfol 2005
Sulle tracce dell?Europa. La fotografia scattata dal Rapporto Isfol 2005 consegna l?immagine di un paese, il nostro, che muove i primi lenti passi nel tentativo di recuperare i ritardi accumulati negli anni passati nel mondo del lavoro e dell?istruzione rispetto ai paesi più dinamici del vecchio continente. Le iniezioni di flessibilità cominciano a sortire i primi effetti, anche se si procede ancora singhiozzo.
Contratti a termine. Nel 2004 in Italia il numero degli occupati è cresciuto più della media europea, +0,8% contro +0,5%, nonostante l?economia abbia viaggiato a un ritmo più lento di quello degli altri paesi Ue. Il 12% degli occupati nel 2004 è stato assunto con un contratto a termine, nel 2003 erano l?11,5%. La fascia di età più interessata da questo tipo di rapporto di lavoro è quella che va dai 15 ai 24 anni, dove sono a tempo oltre un terzo dei contratti. I lavori temporanei si confermano come modalità di accesso sempre più frequente a un rapporto di lavoro stabile. In dieci anni il numero di coloro che alla fine di un contratto di lavoro a termine rimangono inoccupati si è dimezzato, passando dal 26% al 13.
Nello stesso periodo è invece raddoppiato il numero dei lavoratori part time, saliti a oltre 2milioni e 800mila, pari al 13% degli occupati.
Occupazione femminile. Dei 2,6 milioni di posti di lavoro creati negli ultimi dieci anni nel nostro paese, il 70% è andato a una donna, eppure, con l?eccezione di Malta, l?Italia è il paese europeo con il più basso tasso di partecipazione femminile. Il tasso di occupazione femminile nelle regioni del Nord è superiore di 24 punti a quello delle regioni meridionali. Una donna su otto lascia il lavoro dopo la nascita del primo figlio, nell?85% dei casi si tratta di una scelta volontaria. La metà delle donne che hanno mantenuto, o trovato, un impiego dopo la maternità ricorrono regolarmente all?aiuto dei genitori o dei parenti per l?accudimento dei figli.
I trentenni. Il Rapporto quest?anno ha focalizzato l?attenzione sui trentenni. Tre su quattro sono occupati, e di questi la metà ha un contratto a tempo indeterminato, anche se il reddito supera i mille euro mensili solo per la metà del campione. Con stipendi così, prima di abbandonare il tetto famigliare e metter su famiglia ci pensano due volte. Il 40% vive ancora con mamma e papà; il 26% delle donne ha un figlio, tra gli uomini solo il 16%.
Formazione. In crescita il livello di istruzione. Tra i giovani pressoché tutti conseguono la licenza media e proseguono gli studi. Il tasso di dispersione scolastica nel 2003-2004 è sceso al 4,5%. Tra i lavoratori nel 2004 il 56% aveva un diploma di scuola superiore a fronte del 35% del 1991, e nello stesso periodo è raddoppiata la quota di laureati salita dal 7 al 14%.
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