Welfare

Lavoratori e consumatori, l’alleanza che manca

Nella società delle piattaforme gli interessi del consumo hanno il sopravvento su quelli del lavoro. Nei pochi casi di conflitto dei lavoratori nei confronti delle piattaforme la richiesta di solidarietà rivolta ai consumatori ha ricevuto scarsa attenzione

di Ivana Pais

La piattaforma è il modello organizzativo che caratterizza i primi decenni del XXI secolo. Questo non significa che le piattaforme siano la forma organizzativa più diffusa né che tutte le aziende debbano “piattaformizzarsi”. Le piattaforme sono sicuramente un modello di successo: tra le società quotate di maggiore valore al mondo, le prime sette sono piattaforme (Apple, Microsoft, Amazon, Alphabet, Alibaba Group, Facebook e Tencent); solo dieci anni fa nelle prime posizioni si trovavano compagnie petrolifere (Exxon Mobil e PetroChina). Più che il successo di alcune aziende, quello che ci porta a parlare di società ed economia delle piattaforme è il fatto che gran parte dei nostri comportamenti quotidiani dipendano da infrastrutture organizzate in piattaforma. Nella piattaforma si muovono almeno tre attori: il proprietario della piattaforma (sostenuto da investitori), l’operatore (venditore, musicista, fattorino ecc.) e l’utente consumatore. A questi si aggiungono altri attori, che variano in funzione della piattaforma: per esempio, chi fa pubblicità.

Questa geometria almeno triangolare determina asimmetrie di potere che non solo condizionano le relazioni nella piattaforma ma hanno un impatto sulla struttura e la composizione delle classi sociali e sulle conseguenti alleanze e coalizioni sociali e politiche. La configurazione prevalente delle piattaforme tende a determinare una alleanza tra proprietari delle piattaforme — con gli investitori che li sostengono — e consumatori, spesso a scapito degli operatori. Questo è particolarmente evidente nei casi di piattaforme che, una volta conquistata una importante fetta di mercato, offrono servizi in altri ambiti ai clienti fidelizzati; si pensi ad Amazon, che ha esordito con la vendita di libri e ora opera in un’ampia varietà di settori. Le piattaforme offrono un servizio di alta qualità ad un prezzo accessibile e le classi sociali meno abbienti hanno accesso a servizi finora riservati alle classi superiori: Uber offre un servizio taxi a tariffe popolari, le piattaforme di lavoro mettono a disposizione servizi di ogni tipo a domicilio, quelle di logistica assicurano la consegna al piano delle merci desiderate in poche ore ecc. Spesso, coloro che usufruiscono di questi servizi appartengono alla stessa classe sociale di chi opera attraverso la piattaforma, il più delle volte senza tutele e garanzie. Inoltre, i consumatori svolgono attività di valutazione e controllo qualità, riducendo il ruolo dei middle manager. Mentre il management scientifico del taylor-fordismo offriva un principio di legittimazione alla nascita di una nuova classe manageriale, il management algoritmico del capitalismo di piattaforma riduce la rilevanza del management intermedio, in particolare per le funzioni di linea. In una logica di classe, l’alleanza tra consumatori e lavoratori dovrebbe essere data, perché si tratta di ruoli diversi svolti dalle stesse persone: le piattaforme hanno fatto definitivamente emergere una classe aspirazionale che fa cadere i confini tra una classe agiata che consuma e una classe popolare che lavora.

Nella società delle piattaforme — invece — gli interessi del consumo sembrano avere il sopravvento su quelli del lavoro. Nei pochi casi di conflitto dei lavoratori nei confronti delle piattaforme — che riguardano quasi esclusivamente lavoratori che hanno occasione di incontrarsi e organizzarsi in presenza, come i rider o i lavoratori di Amazon — la richiesta di solidarietà rivolta ai consumatori ha ricevuto scarsa attenzione.

Come superare questa frattura? Una prima risposta passa dalla sensibilizzazione al consumo critico. È una strada già percorsa in reazione alla globalizzazione, con la promozione di consumo equo e solidale, con comportamenti ormai consolidati — seppure sempre di nicchia — soprattutto nel consumo di cibo e abbigliamento. Con i dovuti aggiustamenti, logiche analoghe stanno emergendo anche nelle piattaforme cooperative per la consegna di cibo a domicilio. Un altro percorso riguarda invece un tratto peculiare dell’economia di piattaforma e potrebbe dare origine a esperienze inedite: la gestione e valorizzazione dei dati prodotti (anche inconsapevolmente) dagli utenti delle piattaforme. Building the New Economy, il nuovo libro di Alex Pentland, data scientist all’Mit di Boston, verrà pubblicato a ottobre ma le bozze disponibili online stanno già facendo discutere…


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Photo by Robert Anasch on Unsplash

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