Volontariato

L’autoironia è il capolavoro di Ezio Bosso

di Giulio Sensi

La satira, si sa, è una delle meraviglie del mondo.

Serve, fra le tante cose, a mettere a nudo la miseria di certi poteri, a svelare le ingiustize nella loro miserabilità.

Anche la satira può avere delle regole, dei limiti. Che non sono limiti di soggezione o timore reverenziale, ma di buon gusto e rispetto della dignità.

Però anche la satira di cattivo gusto, che personalmente mi fa schifo perché in genere attacca i deboli e non i forti ed è volgare, può essere utile alla satira sana e svelarsi ridicola, proprio come i poteri che di solito combatte.

Così ieri sera la lezione più bella Ezio Bosso non l’ha data dal palco di Sanremo. Perché che persone con disabilità possano essere abilissimi in molte cose non è una novità né dovrebbe suscitare così scalpore. E’ una delle cose che mi ha insegnato il maestro Franco Bomprezzi nel poco tempo che ho avuto il privilegio di frequentarlo.

La lezione più bella Ezio Bosso l’ha data su twitter quando ha risposto ad un tweet di Spinoza LIVE (quelli che spesso ci fanno sorridere di gusto o amaramente e ieri sera ci hanno fatto solo nauseare) con una meravigliosa autoironia che ha vinto.

“È davvero commovente vedere come anche una persona con una grave disabilità possa avere una pettinatura da coglione” hanno scritto.

“Quellor perché mi cerco di pettinarmi da solo” ha risposto Bosso, trasformando anche la foga della scrittura di un tweet con i suoi errori in un capolavoro di letteratura.

Giù il cappello davanti a questa meravigliosa autoironia che mette a nudo la satira volgare, dimostrando che solo la leggerezza può cambiare il mondo e renderlo un posto migliore e più luminoso in cui vivere.

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