Formazione

“Laureati” i primi Disability manager

Concluso a Milano il primo corso di perfezionamento per chi si occupa di accessibilità urbana, tutela dei diritti e problemi bioetici

di Redazione

Si chiama “Disability manager” ed è la nuova figura prevista nel campo delle pari opportunità di cui presto si doteranno i Comuni italiani per rendere accessibile la città alle persone disabili, per rendere fruibili i trasporti, gli edifici, le iniziative culturali. L’idea di creare questa nuova figura professionale è nata nel Centro di Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, diretto da Adriano Pessina. Il primo corso di perfezionamento dell’ateneo milanese rivolto alla creazione di questa figura professionale si è concluso da poco e ha “laureato” i primi 30 Disability manager.

I contenuti del corso sono stati definiti in colaborazione con la Fondazione Irccs Istituto Neurologico “Carlo Besta” di Milano e con il tavolo tecnico istituito tra Comune di Parma e ministero del Welfare sul tema della disabilità; particolare attenzione è stata dedicata alla programmazione e all’organizzazione del sistema integrato di interventi e servizi socio-sanitari (istituzioni e Terzo settore), individuando nella classificazione Icf (International Classification of Functioning, Disability and Health) dell’Oms e nel modello biopsicosociale centrato sulla persona, la base teorica e concettuale del lavoro disability manager. 

Il disability manager, previsto già nel Libro bianco delle politiche di Welfare, è una figura professionale complessa: deve conoscere le dinamiche culturali in atto e le problematiche bioetiche, può intervenire, sulla base di una chiara concezione della persona e dei suoi diritti inalienabili, assicurando un servizio multidisciplinare centrato sulla persona e sulle sue esigenze piuttosto che soltanto sull’organizzazione e i bisogni del sistema stesso. La figura del disability manager va di pari passo alla creazione dell’Osservatorio nazionale sulla disabilità e gli sviluppi successivi sono ancora tutti da prevedere. Per ora infatti, la decisione di assumere un disability manager è esclusivamente discrezionale, ma c’è già chi sostiene che sia in atto una revisione del testo unico con l’obbligatorietà della figura professionale per i Comuni che superano i 50mila abitanti. Partendo dalle offerte disponibili sul territorio, la nuova figura professionale si propone di superare i confini tra i servizi, di valorizzare le singole realtà già operanti nelle realtà comunali, per favorire l’accessibilità (urbanistica e non solo), il coordinamento socio-sanitario, l’assistenza alla famiglia, l’integrazione scolastica, l’inclusione lavorativa o il turismo.

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