Welfare

Laura: così sono diventata un numero

Dentro/Fuori:una delle esperienze più brutte che può capitare ad una persona è la galera, con la perdità di umanità e dignità

di Ornella Favero

Una delle esperienze più dure che possa capitare a una persona è l?impatto con la galera, con la perdita di umanità e di dignità. Ce la racconta Laura, sulle pagine del giornale del carcere di Vigevano, Il Sestante: «Due agenti donne mi hanno prelevata e portata in uno stanzino, cominciando a controllare le poche cose contenute nel borsone che avevo con me. Mi hanno preso le impronte digitali e mi hanno chiesto di togliermi la fede e l?orologio, poi di spogliarmi completamente. Sbigottita, rispondo ?no?, ma sono costretta a ubbidire. Dopo aver fatto delle flessioni, perché venga accertato che non nascondo nulla all?interno del mio corpo, posso rivestirmi: questa è stata un?esperienza psicologicamente invalidante e in quel momento ho incominciato a perdere la mia identità. Giunta a Vigevano, si è ripetuta la stessa trafila della volta precedente e, dopo alcuni giorni, mi è stato assegnato un numero di matricola da imparare a memoria: ora non sono più io, ma un numero». QUI PADOVA È interessante per una volta leggere la testimonianza di un magistrato di sorveglianza, che si occupa di esecuzione delle pene e incontra centinaia di persone in carcere. Giovanni Maria Pavarin, magistrato a Padova, ha provato a raccontare il suo rapporto coi detenuti: «Poche volte ho avuto l?impressione di trovarmi di fronte a un detenuto che mi imbroglia. Quando si parla in due e si sta lì del tempo, perché devo partire dal presupposto che l?altro voglia imbrogliarmi? Entrare in carcere è la più grande sberla che un uomo può ricevere, il giorno in cui ti prendono ed entri in carcere è il giorno che ti cambia la vita, così molti di voi mi raccontano. Perché devo credere che un uomo che è stato chiuso a chiave, portato via dalla sua famiglia, dalla sua città, la prima cosa che fa è quella di prendermi in giro? Ma non ci penso nemmeno, sono istintivamente portato a credergli».


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