Sostenibilità

L’atto di accusa dei testimoni del clima

Come i cambiamenti influiscono sulle vite. La neve che scompare in Scozia, siccità distruttiva in Spagna, api che "perdono il ritmo" in Italia...

di Redazione

I cambiamenti climatici non sono una realtà esterna e lontana da noi: sono fenomeni in atto che hanno già dato segnali preoccupanti in molte parti del pianeta. L?allarme di numerosi scienziati ha sino ad oggi riguardato la scomparsa degli habitat di alcune specie, i pericoli per gli abitanti di isole e atolli, l?aumento di fenomeni estremi (per es. le alluvioni), la scomparsa o il ritiro dei ghiacciai. Ma a parlare sono stati appunto scienziati, ricercatori o enti che, con autorevolezza, hanno messo in evidenza questi mutamenti.

Ma quanto sono vicini a noi questi fenomeni e in che modo li sperimentiamo quotidianamente sulla nostra pelle? Cinque testimoni del clima per il WWF, provenienti da Gran Bretagna, Germania, Italia e Spagna sono andati a Bruxelles, il 22 novembre scorso, per raccontare come i cambiamenti climatici hanno modificato le loro vite e le loro attività produttive. La neve che sta scomparendo dalla Scozia, api impazzite e parassiti più infestanti in Italia, siccità e perdita dei raccolti in Spagna, il declino delle foreste in Germania, l?innalzamento del livello del mare al largo delle coste dell?Inghilterra: ecco come cambia il mondo.

1. Alan Steward, scozzese, 49 anni, proprietario del Cairngorm Sleddog Centre, il primo centro di cani da slitta del Regno Unito.

«Ho portato in giro turisti da tutto il Regno Unito quest?anno per un totale di 40 corse. Ma tre o quattro volte ho dovuto fermare la corsa perché le temperature cambiavano così rapidamente in un?ora che la neve svaniva letteralmente di fronte a noi. Ho incominciato a far correre cani da slitta circa 15 anni fa per hobby. Mi ricordo che a volte le temperature scendevano a -18 °C dalle mie parti, e duravano una settimana. Adesso, invece, non accade più nulla di tutto ciò, la temperatura più fredda che abbiamo avuto quest?inverno è -1° C».

2. José Luis Oliveros Zafra, spagnolo, 46 anni, agricoltore.

«Lavoro la terra da quando avevo 18 anni, ma la siccità di quest?anno è la peggiore che abbia mai visto. Non ha piovuto per tutta la primavera e per tutta l?estate e, a causa della mancanza di acqua, abbiamo perso il 100% del raccolto dei legumi e dei cereali. Tutti gli agricoltori del paese hanno subìto danni. In questi ultimi anni il ciclo delle stagioni è cambiato: si passa dall?estate all?inverno e dall?inverno all?estate. La primavera e l?autunno sembrano essere scomparse completamente e la velocità di questi cambiamenti ha seriamente danneggiato il nostro ciclo di coltivazione. Non possiamo far fronte alle gelate improvvise che si verificano nei momenti più inaspettati così come è difficile affrontare le ondate di calore che giungono con cospicuo anticipo rispetto al loro periodo abituale».

3. Giuseppe Miranti, italiano, 26 anni, proprietario di un?azienda agricola biologica e apicoltore.
«I cambiamenti climatici hanno influito soprattutto sulla mia attività apistica. Le fioriture si accavallano l?una con l?altra e quindi è sempre più difficile ottenere dei mieli monoflora. Allo stesso tempo, tecnicamente, è difficile intervenire per la salvaguardia di malattie parassitarie dell?ape proprio perché, a causa dell?aumento delle temperature, è cambiato il ciclo di sviluppo dei parassiti. Per millenni l?ape e l?apicoltura sono state l?esempio massimo di adattamento ai fattori climatici, al mondo che cambia, dai paesaggi agrari alle coltivazioni. Dalle api spero di trovare un suggerimento per adeguare la mia azienda al cambiamento delle stagioni e del clima».

4. Cassian Garbett, scozzese, 45 anni, ultimo dei residenti di uno dei cinque cottage della guardia costiera vicino a Seaford (costa meridionale della Scozia).

«Le nostre abitazioni sono appollaiate sul crinale delle scogliere calcaree, in un?area protetta. Questi cottage, costruiti nel 1818, hanno un grande valore storico e compaiono negli opuscoli turistici di tutto il mondo. Qui l?esercito costruì importanti frangiflutti quando occupò queste abitazioni durante la guerra. Dovremmo riuscire a preservarle per i prossimi venti anni, ma ovviamente la sfida è sempre più ardua in quanto, a causa dei cambiamenti climatici, il livello del mare continua a crescere e le tempeste sono sempre più frequenti. Il mare sembra essere diventato più grande, è una ?belva? diversa. I frangiflutti sono stati completamente distrutti nel 1999. In quell?anno ci fu una burrasca forza 11, fu un vero e proprio uragano. Nessuno qui ricorda una potenza distruttiva di questo tipo. L?Agenzia per l?ambiente del Regno Unito ha ripristinato la sponda di ghiaia ma durante l?inverno seguente è stata di nuovo danneggiata e distrutta. Questo stesso problema si è ripresentato per ben quattro volte nei sei anni successivi, mentre non era mai accaduto niente del genere nei 50 anni precedenti».

5. Georg Sperber, tedesco, 72 anni, guardia forestale.

«Gli anni 90 sono stati i più caldi della storia e questo è un fatto ovvio per chi lavora a contatto con la natura. Nella mia foresta le conseguenze per gli abeti rossi sono state drammatiche. Questa specie costituisce il pilastro dell?industria forestale tedesca e copre il 28% delle foreste della Germania. Le temperature sempre più alte e le siccità sempre più frequenti, dovute ai cambiamenti climatici, hanno indebolito gli abeti rossi. Gli alberi sono attaccati dagli scarabei la cui popolazione è aumentata proprio a causa dell?aumento delle temperature. E negli ultimi anni uragani come Vivian, Wiebke e Lothar – la cui intensità è aumentata sempre a causa del clima impazzito – hanno distrutto progressivamente le foreste di abeti».

di Carlotta Gatti, Campagne internazionali WWF Italia

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