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L’attentato del Bulldozer in presa diretta

Gerusalemme: il bilancio è di un morto, l'attentatore ucciso dalla polizia, e 16 feriti, uno grave. Il racconto di un volontario in servizio civile che si trovava a poche centinaia di metri dall'accaduto

di Redazione

 

di Cosimo Caridi, Casco bianco a Gerusalemme

Gerusalemme, ore 15 del 22 luglio 2008. Le sirene riempiono le strade del centro, tra i lussuosi alberghi dove è atteso tra poche ore il candidato democratico alla Casa Bianca Barak Obama. Come il 2 luglio scorso, la causa dell’attentato è un bulldozer. Alla guida un ventiduenne di Gerusalemme Est, Ghassan Abu Teir. Il mezzo uscito da una strada laterale ha appena tamponato, cercando di rovesciare, un bus sulla centralissima King David Street. Il primo a sparare è stato un civile, che dopo aver visto il tentato ribaltamento del bus ha aperto il fuoco contro il bulldozer. A quel punto, l’attentatore ha continuato la sua corsa, interrotta solo con l’intervento della polizia, la quale ha sparato nuovamente uccidendolo.

Questa la dinamica del nuovo attentato che ha scosso Gerusalemme. Sulla sua strada, Ghassan Abu Teir ha lasciato quattro macchine semidistrutte e 16 feriti, uno dei quali, stando al rapporto della croce rossa israeliana, in gravi condizioni. Tutti i feriti, tra i quali un bambino di nove mesi con la madre, sono stati trasportati all’ospedale Shaare Zedek Hospital.

Il corpo dell’arabo-israeliano era ancora al posto di guida quando la stampa è arrivata sul luogo. Si potevano contare almeno una decina di fori di proiettili sulla porta sinistra del caterpillar. Nel vicino giardino diversi testimoni vengono subito ascoltati dalla polizia. Sembra che il bulldozer abbia cercato di investire anche dei pedoni, per poi dirigersi verso due macchine, riuscendo a rovesciarne una.
Per tutti la sensazione è stata quella di rivivere l’esperienza di inizio mese, quando un’altra macchina per il movimento di terra, guidata sempre da un residente di Gerusalemme Est, ha ucciso tre persone, nei pressi della stazione centrale degli autobus.

Tra i molti curiosi e un paio di turisti, si sono radunati sul posto una quarantina di manifestanti di estrema destra, che hanno lanciato slogan indicando Bush, Olmert e Peres come complici del terrorismo. La polizia ha cercato in un primo momento di contenere i manifestanti, per poi lasciarli liberi di rilasciare dichiarazioni alla stampa.

L’Alternative information center, uno dei primi media ad arrivare sul luogo dell’attentato, ha riportato la notizia che nei momenti appena successivi all’identificazione dell’attentatore, l’esercito israeliano ha occupato la casa di famiglia di Abu Teri, in Umm Tuba, villaggio nei sobborghi di Gerusalemme Est. Queste nuove misure di sicurezza erano state in qualche modo preannunciate dal ministro Ehmud Barak, dopo l’attentato del 2 luglio.

Non sono mancate le condanne da parte delle istituzioni palestinesi, tra cui quella di Abu Mazen, presidente dell’Autorità Palestinese.

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