Non profit
L’associazionismo all’Ulivo: così non va
I principali rappresentanti della società civile organizzata a Fiesole hanno discusso della Lista che verrà. "Non ci interessano le liste, ma i programmi" hanno ribadito
I principali rappresentanti della società civile organizzata (quella della ?proposta?, come li valorizza nella sua relazione introduttiva il filosofo Massimo Cacciari, non quelli della sola e pura ?protesta?) sono andati fino a Fiesole, in Toscana per discutere con la Margherita la ?Lista che verrà?, ma non hanno affatto mandato giù il metodo con il quale i leader dell?Ulivo, da Fassino a Rutelli e Boselli, hanno gestito la loro convocazione nell?incontro organizzato la settimana prima a Roma dai partiti della costituenda ?lista unitaria?. I leaders del triciclo, infatti, dopo aver incontrato i girotondi e i movimenti hanno voluto vedere anche loro, rappresentanti del Terzo settore e dell?associazionismo. Ma ?telefonandoci all?ultimo minuto e costringendoci a cambiare l?agenda dalla sera alla mattina?, protestano Acli, ong e Legambiente. ?Non ci stiamo ? dicono a Fiesole e ribadiscono ai giornalisti – ad essere usati solo per ?uscire? sulla stampa e far vedere a tutti quanto è aperto il ?nuovo Ulivo???.
E se Edoardo Patriarca, portavoce del Forum del Terzo settore, critica ?un governo che all?interno della società civile vede e convoca solo ?gli amici? mentre il punto è sostenerla nel suo complesso?, chiede anche alla società civile faccia fronte e sappia parlare ?la vera buona politica?. Ma ? racconta – i congressi di partito che ho visto e frequentato, compresi quelli della Margherita, c?entrano ben poco con un?idea alta di politica e con le ?buone pratiche? tipiche della società civile?.
Sergio Marelli, direttore di Focsiv, che raggruppa le ong cattoliche e presidente delle ong italiane, ci va giù ancora più duro: ?Se il metodo dell?Ulivo è quello del governo, cioè l?idea di interloquire solo con ?gli amici?, non ci siamo proprio. O meglio, si può anche fare, ma che senso ha? Noi qui rappresentiamo associazioni grandi e complesse che dialogano con tutti, governo e opposizione, per scelta di fondo e sulle questioni concrete. Ci piace, ad esempio, Alemanno sugli Ogm. E allora? E poi ? continua Marelli ? Rutelli, Fassino e Boselli ci hanno convocato dalla sera alla mattina. Non può davvero essere questo il metodo vincente per ?interloquire? con la società civile organizzata?.
Luigi Bobba, presidente nazionale delle Acli fa sapere che non intende nemmeno metterci piede, al prossimo incontro tra Ulivo e movimenti: ?La convocazione a mezzo stampa e all?ultima ora non funziona ma il problema è di fondo: associazioni come le nostre non sono interessate a entrare nella costruzione della lista, come fanno legittimamente altre associazioni che operano in campo politico. A noi interessa il confronto programmatico tra il nostro mondo, una lista come quella di Prodi che sta per nascere e tutto l?Ulivo per mettere a fuoco temi e questioni cruciali per il futuro del Paese, ma non entreremo mai nella costruzione della nuova lista e tantomeno delle sue future candidature?.
Conclude la rassegna dei malumori presenti in sala a Fiesole, Maurizio Gubbiotti di Legambiente: ?Purtroppo questi incidenti sono l?esemplificazione dell?idea che i partiti hanno del rapporto con le associazioni e i cittadini, anche all?interno del centrosinistra. Si ritengono portatori di realtà forti, maggiori o comunque prevalenti su quelle della società civile, ma sbagliano: dovrebbero invece finalmente mettersi in discussione e dotarsi di luoghi adatti non con convocazioni estemporanee e intempestive. Altrimenti, il sospetto di essere usati solo per fare da ?foglia di fico? è reale?.
Dal palco, sarà proprio Ermete Realacci ? e, nelle conclusioni finali, in parte, lo stesso Rutelli ? a fare ammenda: ?Mai più avnati con questi metodi?, dice. ?Il nostro fine non deve essere candidare i rappresentanti di questi mondi alle elezioni, pensando a questa come a una panacea per la scarsa rappresentatività della società politica, ma dialogare con loro e convincerli dei nostri programmi come banco di prova di un rapporto dove alla società serve la politica, altrimenti si rattrappisce, ma alla politica serve la società e in particolare quella organizzata a non cadere nelll?autoreferenzialità. Anche lo statuto della Margherita ? conclude ? va cambiato: non ha senso dire che al partito possono aderire le associazioni in quanto tali. Esse sono e devono restare indipendenti. Dobbiamo invece invogliare all?adesione e alla partecipazione i loro singoli rappresentanti ed esponenti. Altrimenti non si fa vera innovazione politica, come ci proponiamo di fare, ma solo collateralismo?.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.