Volontariato

L’assemblea generale AVIS diventa laboratorio per l’innovazione

Si aprono domani gli Stati Generali dell’associazione volontari italiani sangue che proseguiranno sino a domenica. I 1000 delegati rappresentativi delle 3.415 sedi saranno coinvolti in AVISLab: percorsi di qualità e innovazione”.

di Redazione

Per la prima volta l’assemblea generale prende le forme di un vero e proprio laboratorio. Saranno avanzate proposte, dibattute alcune questioni aperte e saranno illustrati gli ultimi dati relativi a donatori e donazioni. Il presidente Vincenzo Saturni, a Vita rilascia alcune anticipazioni.

Che cos’è AVISLab?
Pensiamo all’assemblea come un momento di dibattito costruttivo. AVIS non è un’associazione statica, ma una realtà che intercetta le tematiche e cerca di dare le soluzioni più efficaci. In questa tre giorni saremo guidati da tre parole chiave: percorsi, qualità, innovazione. AVISLab è sicuramente un percorso con cui affrontare le problematiche che interessano il mondo della donazione del sangue.

Qual è la questione aperta più urgente?
Entro il 31 dicembre tutto il sistema trasfusionale deve accreditarsi, inteso come strutture trasfusionali degli ospedali e unità di raccolta gestite dalle associazioni. È un processo iniziato alla fine del 2010 e che ora si deve concludere. Per essere inseriti in contesto europeo, c’è necessita di avere accreditamento istituzionale. E su questo stiamo già lavorando sia direttamente dove ci sono le sedi di raccolta sia indirettamente quando i donatori vengono inviati agli ospedali di riferimento. Si tratta di un processo di qualificazione.

Qualità è l’altra parola chiave…
Perché per arrivare a questo tipo di accreditamento e per la programmazione concordata fra regioni, associazione e asl è indispensabile operare con la massima qualità  sotto diversi punti di vista. A partire dalla promozione dove puntiamo a rendere il donatore consapevole del suo gesto, che capisce che lo stile di vita è importante, che risponde a esigenze del sistema garantendo la donazione quando il paziente ha bisogno. Qualità sta anche nella ricaduta sociale. Un donatore consapevole, infatti, crea nel tessuto sociale, un valore aggiunto, apportando i valori dell’equità sociale, della cittadinanza partecipata.

Cosa significa fare innovazione per un’associazione come Avis?
Cercare risposte innovative in tema di cultura di donazione. Avis è nata nel 1927 dall’intuizione di un medico italiano, Vittorio Formentano che voleva dare una risposta nuova al dramma delle morti per carenze trasfusionali. Lo schema italiano con donatori volontari, periodici, non remunerati è un punto di riferimento a cui molti Paesi stranieri guardano come modello a cui ispirarsi per innovare il loro sistema trasfusionale. L’innovazione passa anche dalla nuove campagne,  come ad esempio quella realizzata in collaborazione con Yalla Italia che si rivolge agli stranieri. È nostro intenzione avviare anche un Centro studi con la capacità di monitorare l’esistente e prefigurare scenari.

Fra le proposte quella della prima donazione differita. Di cosa si tratta?
Al candidato donatore viene fatta una valutazione dello stato di salute generale e rimane in stand by pe un certo periodo, cioè non effettua subito la donazione di sangue. In questo breve periodo l’associazione  informa e forma il cittadino per farlo diventare un donatore consapevole e quindi serio, costante nel suo impegno. È una procedura seguita già da alcune sedi AVIS, e visto il successo in termini di fidelizzazione, proponiamo l’adozione a tutte le altre.

Di queste ore la proposta del Governo Renzi sul Terzo settore. Qual è l’intervento di AVIS?
L’assemblea non riuscirà a dare una sua posizione puntuale. Lo faremo in altro momento. AVIS, con i suoi 1.250.000 donatori di sangue e oltre 2.100.000 donazioni all’anno, darà il suo contributo.


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