Politica

L’assegno unico sarà anche universale?

Il Governo continua a definirla una svolta epocale ma l'assegno unico per i figli, che dovrebbe entrare a regime il 1° gennaio, sembra sparito dal radar. Mancano tre mesi e ancora non si sa chi ne avrà diritto e a quanto, sulla base di quali criteri di progressività. È su questi criteri che si gioca il grado di effettiva universalità dell'assegno: caratteristica che l'assegno ponte in essere di certo non ha

di Redazione

Politiche di conciliazione, lavoro agile, congedi, sviluppo dei servizi educativi, tempo pieno, assegno unico universale e tutti gli interventi previsti dal Family Act evocato anche nel PNRR sembrano aver subito un stop. La sensazione – denuncia l’Alleanza per l’Infanzia – «è che le singole misure non solo procedano in ordine sparso, senza che ancora sia formalizzato il disegno di legge delega, ma anche con difficoltà e ritardi. Si avverte il rischio di una nuova frammentazione delle misure a sostegno della genitorialità e della crescita di bambini e bambine».

A preoccupare, in particolare, è il ritardo sui decreti attuativi dell“Assegno unico universale”, misura importante e attesa che va a riordinare, semplificare, rafforzare ed estendere le precedenti frammentate misure a sostegno dei figli a carico. L’assegno si è dato esplicitamente gli obiettivi di sostegno alla genitorialità e di promozione della natalità e dell’occupazione, soprattutto femminile. Il Governo ha ricevuto la delega a istituire l’assegno unico e universale il 1° aprile e in teoria l’assegno doveva partire già dal 1° luglio. In quella dara, alla fine, è partito solo un assegno ponte con la promessa di introdurre a regime l’AUU dal 1° gennaio 2022: per rispettare tale data però i Ministeri della famiglia, del lavoro e politiche sociali, dell’economia e finanze dovrebbero aver già predisposto i decreti attuativi. «Siamo invece a tre mesi dalla fine dell’anno e nulla ancora si sa su come concretamente funzionerà l’assegno, se vi avranno accesso tutti, quale sarà l’importo minimo, quanto inciderà la parte variabile sulle diverse famiglie».

L’assegno temporaneo introdotto per il secondo semestre 2021 è il solo indizio degli orientamenti prevalenti a livello governativo: c’è è così, «da essere fortemente preoccupati», dice l’Alleanza. «L’assegno temporaneo ha sì allargato la platea dei beneficiari a categorie prima escluse (autonomi e incapienti senza assegno al nucleo familiare), ma ha molto ridotto il carattere universale. L’assegno ponte infatti ha una forte progressività, che è andata a scapito della significatività dell’assegno per un’ampia parte del ceto medio, indebolendone il ruolo di sostegno alla genitorialità e alle scelte positive di fecondità».

«Pur condividendo l’esigenza di sostenere di più le famiglie e i minorenni in condizione di difficoltà economica, l’Alleanza per l’Infanzia ritiene che, per non stravolgere gli obiettivi originari dell’istituto, occorra, da un lato, accompagnare la progressività con un rafforzamento della parte fissa (l’importo minimo che rende l’assegno effettivamente universale, come ad esempio nella proposta fatta da Alleanza assieme ad Arel e a Fondazione Gorrieri), dall’altro prevedere e finanziare eventualmente una norma di salvaguardia che protegga da perdite nel processo di transizione le famiglie di lavoratori dipendenti a basso reddito. Ritiene, inoltre, di fondamentale importanza che le norme che verranno siano coerenti con la normativa comunitaria in ordine alla non discriminazione di cittadini stranieri».

Foto Unsplash

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